13 giugno 2013

Debora, l'assistente sessuale dei disabili: «CI METTO LA FACCIA»


"Io ci metto la faccia". A dirlo e' Debora De Angelis, una ragazza romana di 31 anni che, per la prima volta nel nostro Paese, ha rotto il tabu' sul ruolo dell'assistente sessuale.
Mossa dalla voglia di affermare i diritti di tutti gli esseri umani, anche quelli sessuali, ha deciso di metterci la faccia e raccontare all'Adnkronos Salute la sua storia. Debora come 'terapista del sesso' si e' presa cura in passato di tre ragazzi disabili. Un'esperienza toccante, ma al momento 'congelata' per motivi personali. D'altronde, quello della sesso-terapia e' un tema estremamente delicato che comincia pero' a 'scaldare il cuore' degli italiani. A confermarlo e' il successo della petizione online per l'istituzione dell'assistente sessuale, lanciata da Max Ulivieiri, web designer con una grave disabilita', che ha raggiunto in pochi mesi ben 5 mila adesioni.

In questo tipo di terapia il rischio di un coinvolgimento emotivo da parte del disabile è però alto.
«Il mio percorso da autodidatta - spiega Debora - mi ha portato a definire delle 'regole' da rispettare: il disabile dev'essere preparato a livello psicologico, fisico, emotivo e sentimentale su cosa si potrà aspettare e cosa non deve aspettarsi dal terapista. Una persona che non si è mai espressa a livello emotivo può infatti sviluppare un interesse morboso verso chi gli dà attenzione. È necessario quindi conoscere prima la persona, capire se è emotivamente stabile e valutare caso per caso se può sostenere la terapia».

Oggi Debora ha deciso di interrompere la sua esperienza da 'love giver'. «Ho deciso di fermarmi per motivi personali», ci spiega. Ma la sua attenzione verso i bisogni e i diritti dei disabili non si è abbassata. «Tramite il web - racconta - ho incontrato Max Ulivieri che mi ha illustrato il suo progetto per istituire la figura dell'assistente sessuale anche in Italia. Ho aderito all'iniziativa con entusiasmo».
Per Debora l'istituzione della figura dell'assistente sessuale è una sfida da vincere.
«Oggi i disabili - spiega - sono assistiti solo da prostitute che però fanno sesso per lavoro». Senza avere una formazione adeguata a relazionarsi con il disabile.
«La prostituta - sottolinea Debora - agisce solo a livello sessuale, la terapista invece offre gli strumenti giusti per garantire al ragazzo una vita sessuale autonoma. La prostituta inoltre - conclude Debora - gestisce il suo corpo a seconda delle richieste del cliente, la terapista invece non può fare tutto, dalla terapia è infatti esclusa la penetrazione o il sesso orale».


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