11 aprile 2013

Si suicida dopo il taglio della pensione

MILANO - Poco più di un anno fa le era morto il marito, ora l'Inps le ha ulteriormente ridotto la pensione di 200 euro (da 800 a 600) e lei, Nunzia C., 78 anni, afflitta dall'incubo di non potercela fare a vivere con quei pochi soldi, ha deciso di morire, gettandosi dal terrazzo, al quarto piano. Viveva con i figli a Gela.
ANGOSCIATA - La donna si è lanciata dal terrazzo martedì mattina, poco dopo le 10, in via Amilcare, nel quartiere del cimitero monumentale. Eludendo la sorveglianza dei figli (tre femmine e un maschio) che la controllavano da quando aveva cominciato a dare segni di depressione, è andata nel terrazzo e si è buttata giù. Il tonfo ha richiamato l'attenzione dei vicini e degli stessi familiari, che hanno tentato di soccorrerla. Ma non c'era più nulla da fare. La polizia ha avviato gli accertamenti di rito. «Mia madre ha saputo ieri, da noi figli, che la sua pensione non era più di 800 euro ma di 600. E questa notizia l'ha letteralmente sconvolta. Non sapeva darsi pace perchè la riteneva un'ingiustizia» ha raccontato il più piccolo dei quattro figli della donna, Bruno, 43 anni, proprietario di una pizzeria in paese. «Già dopo la morte di mio padre, invalido al 100% - aggiunge - con diritto all'accompagnamento, l'Inps aveva sospeso la pensione per 6 mesi. Fu azzerata ogni indennità extra. Poi, effettuati i conteggi, venne assegnata a mia madre la pensione di reversibilità. Al minimo da lei riscosso, cioè ai suoi 350 euro di pensione sociale, si aggiungevano i 450 euro di quel che restava della pensione di papà. Ma tutto sommato le andava ancora bene. Il taglio improvviso e immotivato di 200 euro ha fatto scattare qualcosa di sconvolgente nella sua mente. Temeva di morire in povertà, specie ora che mio padre non c'era più. Si sentiva sola pur abitando con due mie sorelle nella stessa palazzina». E conclude: «Sapevamo tutti che le sue erano preoccupazioni infondate, ma non c'era modo di farla ragionare»
(Ansa/Lannino)
TRAGEDIE DELLA DISPERAZIONE - Quella di Gela è solo l'ultima di una lunga serie di tragedie della disperazione che hanno segnato i primi tre mesi del 2012. Almeno sedici persone si sono tolte la vita o hanno tentato di farlo dopo avere perso il lavoro o per problemi economici. Gli ultimi in ordine di tempo il 29 marzo a Verona: un operaio edile di 27 anni, di origini marocchine, si dà fuoco alle gambe e alla testa dopo essersi cosparso di benzina nei pressi del municipio di Verona. L'uomo non riceveva da quattro mesi lo stipendio dal consorzio cooperativo di servizi d'impresa in cui lavora. Il giorno prima a Bologna un artigiano di 58 anni di Ozzano Emilia, G.C., si dà fuoco nel parcheggio dell'Agenzia delle entrate. Aveva una pendenza con il fisco di 104mila euro e un processo, chiuso proprio quel giorno con una condanna, per false fatturazioni. Il 27 marzo a Trani un uomo di 49 anni si suicida lanciandosi dal balcone di casa. Di professione imbianchino, da tempo non riusciva a trovare lavoro e il 22 marzo a Genova un disoccupato di 45 anni sale su un traliccio alla periferia della città e minaccia di uccidersi. Chiede aiuto per comperare scarpette ortopediche alla figlia malata.

Fonte Corriere

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