25 settembre 2012

LAVORARE PER LA PACE - Perché fai la guerra papà

di Davide Ragozzini - Il primo passo per cambiare qualcosa che non ci sta bene è creare con la mente un’alternativa, immaginare concretamente l’oggetto desiderato. La pace, un mondo nuovo e più giusto, costruito sulla condivisione e sulla cooperazione, forse sta iniziando a delinearsi perché, sempre più persone, stanno cominciando a desiderarlo quindi a immaginarlo ma più di tutto, credo, stiamo cominciando a credere che sia possibile. La vera rivoluzione inizia quando la moltitudine comincia a credere che un’utopia sia possibile. Nel mio articolo precedente “Smettere di lavorare”, affronto la realtà del lavoro in un’ottica, a mio avviso, molto futurista o forse ancora di più… post-dimensionale; il lavoro, così come viene inteso oggi nelle culture dominanti sul nostro pianeta, nelle mie righe viene seriamente messo sotto accusa. In questo articolo tento di scendere un po’ più nello specifico mettendo nel microscopio realtà lavorative come i militari e più sotto coloro impiegati nell’industria bellica sia di armi che di mezzi come navi, aerei, carri armati ecc.
Ovviamente conosco la differenza che esiste tra militari e civili impiegati nell’industria bellica. Nella mia città, La Spezia, sono presenti entrambe le realtà: vi è l’arsenale militare e vi sono industrie belliche come l’ O.T.O. Melara (cannoni, carri armati, missili) e Fincantieri Muggiano specializzata nella costruzione di navi militari; in più c’è tutta una rete di piccole aziende che lavorano per questi colossi. Queste tre realtà unite a tutte le piccole aziende, offrono un’altissima percentuale di occupazione nella mia città. Quindi si può affermare che a La Spezia un grandissimo numero di persone lavora, percepisce uno stipendio, e mette le sue energie per contribuire a costruire armi e/o mezzi militari. Tra le persone che conosco, che lavorano in questo settore, spesso tento di introdurre l’argomento in questione cominciando da una domanda: “Ma lo sai che tu contribuisci a mantenere la presenza della guerra nel mondo?” La risposta è pressoché la stessa: “Io non so cosa farci, questo è solo il mio lavoro, del resto come farei a vivere e a mantenere i miei figli, questa realtà mi dà uno stipendio.” Bene, certo, io stesso non ho molti argomenti, però concludo dicendo: “Sappi però che per poter vivere tu e la tua famiglia contribuisci alla morte di altre persone da qualche parte nel mondo, perché se nessuno in tutto il pianeta accettasse di costruire armi o peggio ancora di schiacciare il pulsante per far partire un missile, e solo per uno stipendio, la guerra non ci sarebbe più.”

Perché coloro che muovono guerra contro qualcuno, se non ci fossero degli stipendiati ad aiutarli come farebbero? Insegnerebbero alle banconote a sparare o a guidare gli aerei? Certo non è facile e non mi aspetto davvero che tutti si licenzino (anche se io l’ho fatto); il mio vero grande obbiettivo è sensibilizzare queste persone, quanto meno perché ci riflettano sopra. Perché purtroppo è rara una risposta, tra quelle che mi danno, che possa essere più o meno così: “Lo so, hai ragione. Sai? A volte ci penso anch’io a queste cose e ti assicuro che ne soffro, ma io non so proprio come rimediare. Tu hai qualche idea?” Che bella risposta sarebbe. “No, risponderei, nemmeno io conosco un modo per cambiare le cose, però mi fa piacere che sei sensibile a una realtà che ti vede coinvolto così da vicino. Credo che l’unica cosa che si possa fare, io e te insieme, sia di continuare a pensarci e provare ad inserire nella nostra vita concetti e teorie che introducono nuovi modelli sociali e trasmetterli a più persone possibili e piano piano vedere cosa succede.” Se avessi la fortuna di fare un dialogo simile, quel giorno mi sembrerebbe un buon giorno, un inizio di qualcosa di nuovo, migliore. Sicuramente persone pronte a pensare in questo modo ce ne sono, infatti non ho davvero intervistato tutti quelli, nella mia città, che lavorano in questo settore, ma credo e spero che ragionare in questi termini faccia bene a tutti e anche se con queste ultime righe specifico che non sto facendo di tutta un erba un fascio, lo ritengo un argomento importante capace di elevare le coscienze di tutti.

Ad ogni modo sono costretto ad introdurre un altro argomento che emerge dalla prima risposta dove viene messo in relazione lo stipendio con la famiglia. La guerra, lo sappiamo benissimo tutti ormai, parte da un piccolo numero uomini oscenamente ricchi che vogliono arricchirsi ancora di più. Sotto di loro ci sono i rappresentanti delle nazioni che volenti o nolenti fanno il loro gioco. Sotto ancora ci sono, in ordine gerarchico, tutti i militari e sotto ancora ci sono i lavoratori dell’industria bellica compresi scienziati e ingegneri. Tolti i miliardari, i presidenti e i generali (perché anche loro guadagnano molto dalla guerra), tutti gli altri “fanno” la guerra solo per uno stipendio anche se ovviamente di valori diversi. La maggior parte di queste persone (dai miliardari all’ultimo manovale)a casa hanno una famiglia e dei figli che dicono di amare. Ora io mi chiedo: ma come fanno, se è vero che amano, soprattutto i loro figli, a fare la guerra? Chi ama davvero non pensa minimamente di muovere guerra contro nessuno. Chi ama davvero non ha bisogno di impossessarsi di tutti i beni materiali che può arraffare anche a discapito della vita degli altri. Chi ama davvero ha già tutto quello che gli serve, anche la saggezza di USARE tutti i beni materiali che gli servono e che desidera DAVVERO, nell’assoluto rispetto di questi oggetti, di sé e degli altri.

Chi ama davvero, credo con tutto me stesso, che si ponga il problema se il suo lavoro e le sue energie sono ben spese, ben impiegate e soprattutto ben investite nel futuro di chi dicono di amare. Se ancora c’è la guerra, sul nostro pianeta, è perché non c’è ancora amore e se c’è, un padre mi deve far vedere dov’è. E se credete che a fare la guerra siano gli “altri” allora dovete sapere che chi ci governa è la proiezione del pensiero o dell’incapacità di amare di tutti i popoli, quanto meno perché li lasciamo fare. Sul pianeta siamo quasi 7 miliardi di persone; una decina delle quali ci governano, una decina di milioni formano i loro eserciti e sei miliardi novecentoottantanove milioni novecentonovantanovemila novecentonovanta persone, siamo tutti gli altri. Secondo voi chi ha più potere? Come dice Vasco Rossi: “se si girano gli eserciti, gli spari sopra sono per voi”. A formare gli eserciti ci sono persone come noi. Senza queste persone chi ci governa non PUO’ assolutamente fare nulla. A pigiare i bottoni per far partire i missili sono le dita di un essere umano che non può, NON PUO’ amare la sua compagna e i suoi figli, NON PUO’!! se amasse, ma DAVVERO, piuttosto quel dito se lo taglierebbe. E se la scusa potesse essere quella che il suo lavoro procura da mangiare proprio alle persone che dice di amare, mi chiedo come può, quell’uomo non capire che prima o poi le sue azioni, messe insieme a tutte quelle di uomini come lui, porteranno alla distruzione di tutto quanto.

E se mai dovesse arrivare quel giorno, cosa direbbe ai suoi figli? E ancora, se i suoi figli dovessero chiedergli il motivo che lo spinge a fare quel lavoro, perché hanno appena visto in TV che le bombe che vengono lanciate o costruite da uomini come il proprio padre, uccidono persone e bimbi come loro, che cosa risponderebbe?

“Perché fai la guerra papà?”


Credo che sia difficile che i bimbi leggano questo articolo, allora qualche domanda la faccio io:

Se il tuo lavoro fosse quello di pigiare un bottone per far partire un missile, riusciresti a smettere di farlo se te lo chiedesse tuo figlio?

Se il tuo lavoro fosse quello di caricare quel cannone, riusciresti a smettere di farlo se te lo chiedesse tuo figlio?

Se il tuo lavoro fosse quello di costruire quel cannone, riusciresti a smettere di farlo se a chiedertelo fosse tuo figlio?

Se il tuo lavoro fosse quello di costruire navi, aerei da guerra, riusciresti a smettere di farlo anche se poi il giorno dopo ti devi inventare un modo per continuare a dare da mangiare a tuo figlio?

La guerra esiste anche “grazie” a te, che non riesci a smettere di farla o di aiutare coloro che la vogliono fare e spesso solo per uno STIPENDIO. Uno stipendio inadeguato, tra l’atro, al tempo che impieghi per lavorare e che peraltro togli a tuo figlio. Ripeto: so benissimo che non è facile affrontare questi argomenti soprattutto se davvero il vostro sostentamento arriva “dalla guerra” ma almeno, vi prego, rifletteteci sopra. Se molti di voi stanno già mutando le proprie idee e innalzano la coscienza abbandonando le paure, e le alternative si stanno già formando sotto forma di teorie, dovrete presto avere il coraggio di metterle in pratica. Molti sostengono che le utopie non cambieranno il mondo, io sostengo invece che se cominciamo a mettere in pratica le teorie lo cambieremo davvero il nostro mondo e delle utopie, dopo, penseremo che sono state solo delle sfide capaci di metterci alla prova e ci hanno dato la possibilità di dimostrare a noi stessi quanto siamo capaci di brillare.

fonte altrogiornale.org

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