27 aprile 2012

Disabile dalla nascita: le tolgono l’indennità e chiedono arretrati

PAVULLO (MO) – Prima la visita di controllo nel settembre 2010, poi l’attesa quotidiana per conoscerne l’esito e infine la doccia fredda, inattesa, il 21 dicembre scorso tramite lettera raccomandata: Monica Martinelli, 44 anni, disabile afflitta dalla nascita da una malattia equiparabile alla paraplegia che non le consente di camminare, ha perso il diritto, dopo 38 anni, a ricevere l’assegno di accompagnamento.
A comunicarglielo, con lettera raccomandata arrivata 15 mesi dopo gli accertamenti, è stata l’Inps. Nel frattempo, ovvero dal 28 settembre 2010, giorno della visita da parte della commissione medica dell’ Istituto di previdenza di Modena, Monica ha continuato, fino al febbraio scorso, a ricevere l’assegno di accompagnamento.
E ora l’Inps, a dimostrazione che la burocrazia italiana tanto bene non funziona, richiede indietro le somme percepite dalla propria assistita per il periodo dal 1 ottobre 2010 al 29 febbraio 2012, per un totale di 8224,86 euro.
Monica, che lavora da anni come centralinista presso la Comunità montana del Frignano, riesce a muoversi solo grazie all’utilizzo di stampelle a tre piedi. Ma solo per brevi spostamenti, perché per tutto il resto- recarsi e tornare dal lavoro, andare in piscina o palestra per le terapie o in centri specializzati per la fisioterapia- ha bisogno dell’ aiuto della mamma. Maria Rosa Bosi, 74 anni, si occupa da sempre della figlia e non ha proprio voglia di arrendersi alla decisione dell’Inps. Anche perché nessuno le ha spiegato le ragioni per cui la figlia, dopo 38 anni, non riceverà più l’assegno di accompagnamento.
«La malattia, col tempo, è destinata a peggiorare- spiega- e quindi avrà sempre maggior bisogno del mio sostegno: sia in casa per le faccende domestiche, sia per gli spostamenti di lavoro e di cura. Non capisco perché proprio adesso viene meno un aiuto del genere, considerato che la malattia di mia figlia non è in remissione e tutto ciò è certificato dalla stessa Inps. Forse è cambiato qualcosa a livello normativo».
Pochi mesi fa, dopo gli accertamenti della commissione, Monica è stata visitata da uno specialista presso un poliambulatorio privato di Maranello. Il medico, nel referto, scrive: “In carrozzina riesce a rimanere in piedi solo se appoggiata e per poco tempo. Si certifica che sussiste un importante deficit di forza grave equivalente a paraplegia”. Per quanto riguarda il denaro che l’ente previdenziale le chiede indietro, Maria Rosa Bosi si sta tutelando: «Mi sono rivolta a un medico legale presso un patronato – precisa – al quale ho fatto avere tutta la documentazione per presentare ricorso contro una decisione che non tiene conto della realtà».

Fonte: la Gazzetta di Modena – 25 aprile 2012

Visto su www.disablog.it

Quel che è successo a Monica dimostra ancora una volta che vivere in questo paese per chi è disabile è diventato davvero impossibile. Spero sempre che qualcuno che conta (io non sono nessuno) faccia qualcosa e denunci l'Italia all'ONU per le chiare violazioni dei diritti umani. Questo Blog da quattro anni ha segnalato in quantità industriale casi inacettabili per un paese civile. Mi vergogno del mio paese.
Raimondo

1 commento:

blog ha detto...

Quindi avrebbe migliorato le sue condizioni.Non conosco la malattia ma se simile alla paraplegia credo proprio non sia possibile. Non rimane che fare ricorso immediato con una perizia medico legale e in caso di ragione denunciare civilmente ogni mewmbro di quella commissione per danni psicologici e biologici con annessi e connessi. Per quanto riguarda la richiesta dell'Inps immediato ricorso al Tar tribunali amministrativi regionali (TAR) organi di giurisdizione amministrativa, competenti a giudicare sui ricorsi proposti contro atti amministrativi da privati che si ritengono lesi (in maniera non conforme all'ordinamento giuridico) in un proprio interesse legittimo. Al quale la disabile in questione potrà ricorrere anche nel caso venga rigettato il ricorso.
http://andreanotari.blogspot.com