30 aprile 2012

Bagnasco: “La malattia non si risolve eliminando il malato”

«La malattia non si risolve eliminando il malato, ma curandolo e accompagnandolo. La malattia più temuta e il dolore più grande sono la solitudine e l’abbandono», scandisce all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. Inaugurando lafondazione «Flyings Angels», Bagnasco lancia un pubblico appello contro l’eutanasia.
In privato, a colloquio in una saletta dell’ambasciata con i ministri del Welfare Elsa Fornero e della Salute, Renato Balduzzi, mette in guardia da tagli eccessivamente drastici alla spesa sociale e alla sanità, ribadendo la centralità della persona. A fornire l’occasione per l’incontro «fuori programma» con i due esponenti dell’esecutivo è stata la nascita della fondazione «Flyings Angels», istituita con lo scopo di trasferire rapidamente i bambini malati nei vari ospedali pediatrici, tra i quali l’Istituto «Gaslini» di Genova.
Nel presentare la conferenza, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco ricorda che la precedente visita del presidente della Cei coincideva con le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità nazionale. «Da allora la crisi economica ha reso ancora più urgente un’etica condivisa», evidenzia Greco. In sala, tra gli altri, ilcardinale Giovanni Battista Re, il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, il direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio e i testimonial dell’iniziativa: il presidente dell’associazione italiana calciatori e il campione argentinoHernan Crespo, appena passato dal Parma ad una squadra indiana. «Perché la sofferenza umana, ma soprattuttoperché la sofferenza dei bambini?- si chiede il cardinale Bagnasco-. Entrare con la propria sofferenza nella sofferenza di Cristo, significa dunque partecipare in modo unico alla redenzione dell'universo. Dio è amore, e l'amore genera e chiede libertà, proprio per questa ragione Gesù non ha tolto il dolore e la morte dal mondo, ma l’ha redenta abbracciandola Lui stesso, facendone luogo privilegiato del suo essere sulla terra, del suo incontro con gli uomini, perché il dolore non sia una strada senza uscita, di disperazione, ma diventi spazio di speranza».
E qui entra in campo il ruolo della società che «deve partecipare alla vita dei cittadini con rispetto e responsabilità, sia nelle gioie (ad esempio il matrimonio che fonda una nuova famiglia) come nelle difficoltà e nei dolori (ad esempio il lavoro, la casa, la malattia, la morte). Il rapporto però deve essere reciproco, nel senso che il soggetto ha verso lasocietà dei diritti e dei doveri e così lo Stato. «Non è né coerente né corrispondente alla costituzione dell'uomo avere delle pretese nei confronti della società, e nello stesso tempo tenerla fuori totalmente invocando la privatezza assoluta- ammonisce il porporato-. Una società di individui-monadi è solo un agglomerato, un coacervo di interessi, di sensibilità, di scopi individuali, dove la legge avrà il compito di tenere a bada i privati appetiti, anziché promuovere il bene comune. Questo richiede sempre leggi giuste ed eque, ma esige anche un'anima che non dipende dalla norma, ma dal cuore: l'amore».
Per questa ragione,«nessuna buona legislazione potrà fare a meno della "caritas", di quella legge non scritta che nella storia ha generato forme di dedizione, volontariato, eroismo». La vita di ogni persona è «un bene per il soggetto, ma anche per la società intera, è un tesoro per tutti». La persona non appartiene alla società come la parte al tutto,poiché ognuno, per principio, ha «un valore per se stesso e non può essere strumentalizzato da nessuno», ma nello stesso tempo, di fatto, «ognuno si realizza con e grazie agli altri». Dunque, «la sofferenza di uno tocca tutti, non solo l'interessato e i suoi cari, tocca la società intera nella sua legislazione e nei suoi apparati».
Come a dire, in sintesi, che bisogna portarlo insieme. Si apre l'orizzonte della solidarietà tra uomini, famiglie, società e Stato. Infatti, «il malato, colui che ha bisogno degli altri per uscire dalla difficoltà o semplicemente per portarla, di per sé è una provocazione, è una chiamata affinché la società stessa assuma lui così com'è». Se la società è fatta di persone, e senza di loro non sarebbe nulla, essa «ha il dovere di accogliere se stessa nelle singole persone che la compongono e che la fanno essere, così come le persone sono, senza selezioni di intelligenza, di censo, di salute: in una parola di efficienza». Altrimenti non sarebbe una società umana, ma una struttura che discrimina in base alla legge dei più forti. Questa accoglienza operosa che cura e si prende cura «non è frutto solo della giustizia, ma è animata dall'amore», mette in guardia Bagnasco. La presenza dell'altro che, con la sua indigenza si presenta a noi, è un richiamo, una richiesta di amore: stimola e rende possibile lo sprigionarsi di quella riserva di dedizione e sacrificio, di fedeltà e dono, che (se non ci fosse la sollecitazione concreta e urgente) resterebbe «rinchiusa e forse addirittura sconosciuta a noi stessi». Di fronte alla sofferenza altrui «non dobbiamo avere paura di non essere capaci di risposte»: in ciascuno esistono, a volte latenti, potenzialità inesplorate e sorprendenti di bene.

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http://vaticaninsider.lastampa.it/

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29 aprile 2012

Laterza, Vito Cristella. Dopo la sclerosi anche il Retinoblastoma del figlio

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(immagine facebook)

dall'articolo del Quotidiano di Puglia del 26 Aprile 2012

di Nicola NATALE - 
Avevamo lasciato Vito Cristella di Laterza a combattere con la sua sclerosi multipla.
Con un video che martellava nella testa “Continuo a lottare” che in pochi mesi aveva scalato le classifiche dei gradimenti su youtube.
Lui è un ragazzo di 24 anni che non avrebbe mai pensato di trovarsi a combattere con un male impietoso e con un sistema che non gli riconosce nemmeno la miseria dell’assegno mensile per andare avanti. In più nella sua particolarissima situazione ha avuto un figlio dalla sua giovanissima ragazza, il piccolo ha ora 8 mesi. Ma, colmo delle sfortune, è malato anche lui.
Diagnosi impietosa dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma: retino-blastoma monolaterale.
Vito l’abbiamo incontrato di recente, arrabbiato per il conto salatissimo che la vita gli ha presentato, ma più che determinato a lottare per ottenere un aiuto di cui non può più fare a meno.
Ci mostrò un bastone e una rabbia senza pari per l’aiuto mai sufficiente. Il suo precedente lavoro l’ha perso, le procedure dell’assistenza sociale, sempre complicate per i numerosi abusi di questi anni, non sono sufficienti a colmare un’emergenza duplice, sanitaria ed economica.
Vito non può lavorare che poche ore al giorno e comunque solo lavori leggeri. Una missione impossibile nel deserto occupazionale che anni di buon governo hanno lasciato in Italia e più in particolare al sud.
Sclerosi multipla significa stanchezza e debolezza continue, tre punture di interferone a settimana, quattro giorni a letto e due di relativa normalità. Inoltre per la minore età della mamma Vito deve recarsi personalmente a Roma per almeno due volte a settimana e questo implica costi non indifferenti che non possono essere più sopportati dalle famiglie coinvolte.
Attualmente il bambino segue un ciclo particolarmente avanzato di cure anche per evitare che il tumore si estenda all’altro occhio.
A Bari purtroppo non è possibile ottenere quel tipo di trattamenti che implicano strumentazioni particolari e professionalità dedicate.
Insomma un caso veramente particolare che ancora una volta è costretto a rivolgersi all’aiuto privato anziché a quello pubblico.
In breve chi vuole può aiutare Vito ricaricando la sua carta Postepay n°40236006257741360, sarà un contributo anche per quel video che narra di ragazzi travolti dalle difficoltà della vita ma che rifiutano di farsi abbattere.
Anche quando alla grande partita della vita si scopre di avere avuto pessime carte.

La versione integrale di questo articolo è presente sul sito

Guarda il video dell'appello di un giovane papà, Vito Cristella, affetto da sclerosi multipla; “Aiutate mio figlio di 8 mesi, ha un retinoblastoma” (Clicca) - Fonte NET Uno TV

Per approfondire clicca anche il seguente link

GUARDA IL VIDEO!
Trauma MC Feat. SB Mary - Continuo A Lottare (Official Music Video)
Basato su una storia di un ragazzo affetto da 
SCLEROSI MULTIPLA. MULTIPLE SCLEROSIS 
By Vito Cristella.


Possiamo aiutiare Vito e il suo bambino offrendo una ricarica Postepay a:
Vito Cristella n° 40236006257741360 Codice Fiscale CRSVTI87L21C136Z

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Parigi, bambini all'asilo con microchip, benvenuti nel NWO!

PARIGI – Dopo cani e gatti, cassonetti della spazzatura, libri, bestiame, vestiti e passaporti, i chip Rfid (identificazione a radio frequenza) equipaggeranno i bambini di un asilo parigino. «La sperimentazione punta a incrementare la sicurezza dei piccoli – dice Patrick Givanovitch, a capo dell’azienda Lyberta -; installeremo in tutti i locali dei rilevatori e, grazie al chip inserito in una maglia, gli uomini del controllo video sapranno in ogni istante dove si trova un bambino, e soprattutto se è entrato o uscito dall’asilo. In caso di uscita imprevista, un sms partirà automaticamente per avvisare i genitori e la direzione dell’istituto».
PRO E CONTRO - L’idea di dotare di chip elettronici dei bambini di tre anni sembra rispondere alle esigenze del momento: ridurre i costi del personale di sorveglianza, placare la fame di sicurezza di genitori e cittadini in generale, in Francia già cavalcata con alterne fortune dal presidente Sarkozy. Ma è una buona idea? «Chiudere i bambini in una gabbia virtuale alimenterà le paura e il senso di essere perennemente in pericolo, rischio peraltro inesistente», ha detto al Parisien Dominique Ratia-Armengol, presidente dell’associazione francese degli psicologi infantili -. L’uso dei chip punta a ridurre la presenza degli educatori, che invece sono fondamentali per la crescita dei bambini». Se, nonostante le polemiche, il progetto parigino sarà confermato, sarà la prima volta che questa tecnologia viene utilizzata in Europa. 
DEBUTTO NEGLI STATI UNITI - Negli Stati Uniti il sistema ha fatto il suo debutto qualche settimana fa in una scuola materna di Richmond, California: il chip è inserito in una casacca da allenamento di basket portata da ogni bambino, il costo annuale è di 50 mila dollari ma si stima un risparmio di 3000 ore di lavoro dei dipendenti della scuola, che per adesso sono soddisfatti: «Non devo più passare il mio tempo a riempire il registro con gli orari di ingresso e di uscita di ogni bambino – ha commentato a fine agosto l’insegnante Simone Beauford -. Io sono favorevole, meno burocrazia e più insegnamento». I militanti che si battono per la tutela delle libertà civili sono invece molto preoccupati. «Non ci sono garanzie sulla reale sicurezza di questa tecnologia, i dati sui movimenti dei bambini possono essere letti dagli insegnanti ma anche da chiunque altro a distanza di centinaia di metri – ha dichiarato Nicole Ozer, docente alla Aclu della Northern California -. L’ossessione di risparmiare sui costi e di aumentare la sicurezza potrebbe invece ridurla».

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http://www.corriere.it/
visto su http://terrarealtime.blogspot.it/

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Il Microchip (Controllo Globale)

27 aprile 2012

Disabile dalla nascita: le tolgono l’indennità e chiedono arretrati

PAVULLO (MO) – Prima la visita di controllo nel settembre 2010, poi l’attesa quotidiana per conoscerne l’esito e infine la doccia fredda, inattesa, il 21 dicembre scorso tramite lettera raccomandata: Monica Martinelli, 44 anni, disabile afflitta dalla nascita da una malattia equiparabile alla paraplegia che non le consente di camminare, ha perso il diritto, dopo 38 anni, a ricevere l’assegno di accompagnamento.
A comunicarglielo, con lettera raccomandata arrivata 15 mesi dopo gli accertamenti, è stata l’Inps. Nel frattempo, ovvero dal 28 settembre 2010, giorno della visita da parte della commissione medica dell’ Istituto di previdenza di Modena, Monica ha continuato, fino al febbraio scorso, a ricevere l’assegno di accompagnamento.
E ora l’Inps, a dimostrazione che la burocrazia italiana tanto bene non funziona, richiede indietro le somme percepite dalla propria assistita per il periodo dal 1 ottobre 2010 al 29 febbraio 2012, per un totale di 8224,86 euro.
Monica, che lavora da anni come centralinista presso la Comunità montana del Frignano, riesce a muoversi solo grazie all’utilizzo di stampelle a tre piedi. Ma solo per brevi spostamenti, perché per tutto il resto- recarsi e tornare dal lavoro, andare in piscina o palestra per le terapie o in centri specializzati per la fisioterapia- ha bisogno dell’ aiuto della mamma. Maria Rosa Bosi, 74 anni, si occupa da sempre della figlia e non ha proprio voglia di arrendersi alla decisione dell’Inps. Anche perché nessuno le ha spiegato le ragioni per cui la figlia, dopo 38 anni, non riceverà più l’assegno di accompagnamento.
«La malattia, col tempo, è destinata a peggiorare- spiega- e quindi avrà sempre maggior bisogno del mio sostegno: sia in casa per le faccende domestiche, sia per gli spostamenti di lavoro e di cura. Non capisco perché proprio adesso viene meno un aiuto del genere, considerato che la malattia di mia figlia non è in remissione e tutto ciò è certificato dalla stessa Inps. Forse è cambiato qualcosa a livello normativo».
Pochi mesi fa, dopo gli accertamenti della commissione, Monica è stata visitata da uno specialista presso un poliambulatorio privato di Maranello. Il medico, nel referto, scrive: “In carrozzina riesce a rimanere in piedi solo se appoggiata e per poco tempo. Si certifica che sussiste un importante deficit di forza grave equivalente a paraplegia”. Per quanto riguarda il denaro che l’ente previdenziale le chiede indietro, Maria Rosa Bosi si sta tutelando: «Mi sono rivolta a un medico legale presso un patronato – precisa – al quale ho fatto avere tutta la documentazione per presentare ricorso contro una decisione che non tiene conto della realtà».

Fonte: la Gazzetta di Modena – 25 aprile 2012

Visto su www.disablog.it

Quel che è successo a Monica dimostra ancora una volta che vivere in questo paese per chi è disabile è diventato davvero impossibile. Spero sempre che qualcuno che conta (io non sono nessuno) faccia qualcosa e denunci l'Italia all'ONU per le chiare violazioni dei diritti umani. Questo Blog da quattro anni ha segnalato in quantità industriale casi inacettabili per un paese civile. Mi vergogno del mio paese.
Raimondo

In 40.000 a Oslo cantano la canzone odiata dal killer (VIDEO)

Sono stati almeno 40.000 i norvegesi che sono scesi in piazza ieri a Oslo per cantare "Children of the rainbow" (''Bambini dell'arcobaleno''), la canzone popolare (inno dell'uguaglianza) odiata da Anders Behring Breivik, il serial killer che nel luglio del 2011 uccise ben 77 persone.(fonte Ansa)



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da corriere.it

L’Imu così è da vigliacchi

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AGGIORNAMENTO: Imu: cornuti e mazziati - Ferruccio Sansa - Una tassa che colpisce i più deboli, mentre i grandi costruttori restano fuori. Per chi ha comprato casa, dopo 30 anni di risparmi, sarà come pagare il fitto per vivere a casa sua. (Fonte: Cado in Piedi)

GUARDA IL VIDEO!

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E’ proprio vero che il diavolo si nasconde nei particolari. Come in quell’articolo 13 della Salva Italia che vorrebbe far pagare agli anziani ricoverati a tempo indeterminato in case di riposo un’Imu pazzesca sulla propria eventuale abitazione in proprietà. L’Imu che si richiede a chi ha una seconda casa: il doppio di quella che si paga per la prima casa.
Una vera e propria patrimoniale occulta. Sono state modificate quelle norme che, fino allo scorso anno, permettevano agli anziani ricoverati a tempo indeterminato ma proprietari di una abitazione, di essere completamente esentati dal pagamento di ogni tributo sulla prima casa. C’è di più. E’ sufficiente ora chiedere la residenza nella casa di cura, passo necessario se il ricovero è a tempo indeterminato, per far scattare la supertassa.
Diciamo solo una cosa: se è difficile ma non impossibile difendersi dal nuovo articolo 18 per chi è ancora in attività, pensate quanto sarebbe vigliacco accanirsi con chi non può scioperare e magari non riesce più neanche ad andare a votare. Ci vorrebbe un pensiero meno tecnico e più solidale.

di Carlo Chianura
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26 aprile 2012

Il governo boccia il fondo per i disabili. L’assistenza a carico delle famiglie.

Che fine farà mio figlio quando io non ci sarò più? Chi lo assisterà? E’ questa una delle domande angoscianti che si pongono tutti i genitori che hanno un figlio disabile, in particolare con disabilità psichiche. La risposta, per ora, non verrà senz’altro dal Governo, che ha bocciato l’istituzione di un fondo ad hoc, da 150 milioni di euro, per i disabili gravi nel momento in cui restano senza familiari che li possano accudire, anche ribattezzato fondo per il ‘dopo di noi’. Nell’ultima audizione della commissione Affari sociali infatti, Cecilia Guerra, sottosegretario alle Politiche sociali, ha dato parere negativo al provvedimento che è all’esame dei deputati dal 2010.
Una decisione che, oltre a suscitare le critiche bipartisan dei membri della commissione, ha lasciato di stucco tutti quei genitori che attendevano una risposta. E non sono pochi. In Italia, secondo i dati del Censis, ci sono 4,1 milioni di persone disabili, pari al 6,7% della popolazione, e 2,6 milioni sono in condizioni particolarmente gravi, di cui oltre 200mila residenti in presidi socio-sanitari. “Le famiglie di questi ragazzi – spiega Pietro Barbieri, presidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap – vorrebbero che i figli, una volta che loro non ci sono più, fossero seguiti in strutture di tipo familiare, con 6-8 posti letto, e non in residenze socio assistenziali (rsa) per anziani, dove ci sono molte più persone”. Finora in Italia sono sorte alcune case per il ‘dopo di noi’, ma in numero insufficiente al fabbisogno. I finanziamenti nazionali hanno dato il via “a start up – continua Barbieri – ma se ne sono sviluppate poche, perchè gli enti locali non hanno contribuito. Di fatto, mentre da Roma in su esistono delle reti, dalla capitale in giù c’è praticamente il deserto, o molto poco”. Il problema del dopo di noi riguarderebbe, secondo le stime della Fish, una parte dei 2,6 milioni di disabili gravi, composti per due terzi da anziani e per un terzo da giovani. “La questione coinvolge soprattutto quest’ultimo gruppo – continua Barbieri – pari a circa 860mila persone. Senza contare che, quando i loro genitori invecchiano, spesso diventano disabili anche loro e le difficoltà aumentano”.
Ma il sottosegretario, pur riconoscendo il “grande rilievo” del tema affrontato dal provvedimento, ha dato parere negativo perchè non è “stato seguito il metodo giusto” per risolvere il problema dell’assistenza a queste persone e ha chiesto un ripensamento alla Commissione sull’istituzione del fondo, perché è un tema molto importante “da affrontare però nell’ambito di una politica di programmazione più generale”. Parole ambigue, secondo i deputati, che avrebbero preferito una maggiore chiarezza e che il sottosegretario riconoscesse esplicitamente che non ci sono risorse sufficienti. Da qui l’invito dei democratici all’esecutivo “a ripensare il parere negativo” e a “tornare in commissione con una proposta”.
E mentre Giovanni Pagano, presidente della Fand (Federazione fra le associazioni nazionali dei disabili) si dice “profondamente deluso” e spera ancora che il governo cambi idea, magari grazie all’incontro che hanno chiesto proprio con il sottosegretario Guerra, per Pietro Barbieri ormai “il fondo per il dopo di noi è defunto. Anche perchè dal 2013 non dovrebbero più esserci fondi nazionali per le politiche sociali, in virtù del federalismo fiscale. E quindi o si provvederà con una quota percentuale tramite il federalismo fiscale, o il sostegno alla disabilità potrà contare solo sulla sensibilità dei Comuni”.
Il problema è che servono politiche sociali degne di questo nome, “visto che in questo momento, per via dei tagli decisi dagli ex ministri Tremonti e Sacconi, c’è il 37% delle risorse in meno – aggiunge – Hanno infatti sforbiciato il fondo per le politiche sociali, passato da 929,3 milioni di euro nel 2008 a meno di 220 milioni nel 2011, e non finanziato quello per la non autosufficienza con un taglio netto di 400 milioni. E gli effetti iniziano già a vedersi. Il comune di Torino sta tagliando il 30% dei servizi sociali, così come la Lombardia, mentre in Campania e nelle altre regioni meridionali si rischia di arrivare al 70% di tagli. La sostanza è che dallo Stato non arriva più un euro e la spesa per le politiche sociali che coinvolgono disabili, anziani, minori, rom, ecc ammonta solo allo 0,4% del Pil”.
di Adele Lapertosa
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Per Approfondire leggi
L’assistenza integrale al disabile grave nel “dopo-di-noi” ovvero come realizzare un’assistenza di qualità familiare fuori dalla famiglia (da Associazione ABC)

Disabili, la protesta delle famiglie: «Ignorati dalla politica, aiutateci» (da roma.corriere.it)


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25 aprile 2012

India, il governo “elimina” a tavolino i poveri

Troppi poveri? Aboliamoli. Questa la “brillante” idea del governo indiano per ridare smalto alle statistiche allarmanti che riguardano la situazione economica e sociale del Paese.
Il Presidente della Commissione quinquennale Montek Singh Ahluwalia, ha deciso di abbassare la soglia dell’indigenza a 22 rupie al giorno per le zone rurali e 28 per quelle urbane. L’equivalente di meno di 50 centesimi di euro al giorno.
Solo con questa trovata è riuscito a dimostrare che negli ultimi 5 anni la povertà in India è diminuita del 7,3%.

E non solo. Abbassando la linea di povertà è riuscito anche diminuire le richieste di assistenza statale, che interessano milioni di persone. Un risparmio notevole per le casse indiane.
Alle proteste della popolazione il primo ministro Manmohan Singh ha risposto ridimensionando lo scandalo ed assicurando che la linea di povertà non sarà l’unico parametro per l’accesso agli aiuti statali.
E pensare che Manmohan Singh è stato protagonista della grande rivoluzione degli anni Novanta che ha lanciato l’India verso i primati da potenza economica mondiale attuali.

Ora però non ha saputo trovare di meglio che rifarsi sugli oltre 300 milioni di poveri del suo Paese, il quale invece avrebbe bisogno di concrete misure economiche, assistenziali e progetti di sviluppo.
A Delhi, un’autista di risciò a pedali esprime l’incredulità generale “Prima di parlare di certi numeri”, dice “i ministri dovrebbero provare, almeno per un giorno, se riescono davvero a sopravvivere con 28 rupie. Ma non stando seduti in poltrona, piuttosto pedalando per 12-14 ore sotto il sole, e in mezzo al traffico”.
Un collega aggiunge “28 rupie non sono neanche la metà del “pizzo” che dobbiamo pagare tutti giorni alla polizia, solo per poter lavorare”.

Paola Totaro
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India dei poveri (noshonik)

Intascava contributi per disabili: truffa da 600.000 euro alla Asl

Per 10 anni, indisturbata, ha intascato centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici, truffando l’Asl di Bologna con false richieste di contributi per disabili che poi lei stesse provvedeva a riscuotere. Prima di essere scoperta, all’inizio del 2011, ha messo insieme un ‘tesoretto’ da 619.700 euro: ora però l’aspetta molto probabilmente un processo per truffa aggravata e falso, come ha chiesto il pm Giuseppe Di Giorgio.
L’inchiesta della Procura, affidata a Di Giorgio dopo la presentazione da parte dell’Asl di un esposto nei confronti della propria dipendente infedele, è giunta al termine e nei giorni scorsi il pm ha chiesto il processo per la donna, Patrizia B., 60enne bolognese. Sarà un gip a decidere se mandarla a processo, ma gli inquirenti, già nel corso delle indagini, avevano messo le mani avanti: nel febbraio del 2011 le furono sequestrati beni per 400.000 euro. Si tratta di case, conti correnti e perfino una quota del suo Tfr, tutti sequestrati “per equivalente”, ovvero congelati in modo preventivo per un’eventuale successiva confisca in caso di una condanna.
Le ‘malefatte’ della donna, che era impiegata come assistente amministrativa al Servizio disabili adulti dell’Asl, furono scoperte dall’azienda dopo una serie di verifiche sulle erogazioni di contributi economici a favore di disabili del distretto di Bologna: nel gennaio 2011 fu lo stesso direttore generale, Francesco Ripa di Meana, a portare in Procura un esposto nei confronti della donna, che nel frattempo era stata già sospesa dal servizio. La donna venne interrogata in Procura il 25 gennaio e poi in febbraio scattarono i sigilli per i sui beni.
L’indagine dei Carabinieri del Nas, che è proseguita anche successivamente, ha infine scoperto il totale degli ammanchi: 619.723 euro, sottratti dalla donna tra il 2001 e il 2010. Secondo quanto appurato dalle indagini, la truffa di Patrizia B. si era svolta cosi’: la donna aveva inserito negli elenchi dei beneficiari dei contributi Ausl (assegni di accompagnamento, rimborsi per presidi farmacologici o per l’accesso a strutture riabilititative) una serie di nominativi di bolognesi realmente esistenti ma ignari di tutto, la maggior parte dei quali non avrebbero avuto diritto al tipo di contributo erogato. Per poterli riscuotere, la donna si autonominava delegata alla riscossione, truffando cosi’ l’ufficio bilancio dell’Asl che emetteva i pagamenti (poi da lei riscossi). Su questi nominativi, denuncio’ l’Ausl, non risultava infatti aperta nessuna istruttoria tecnica per la documentazione e valutazione del bisogno degli assistiti.
Il ‘sistema’ truffaldino partì’ nel 2001, quando la donna si intasco’ 25.500 euro, secondo i conti del Nas. Da allora, e’ stato un crescendo: nel 2002 incasso’ 38.290 euro; nel 2003 altri 49.500; nel 2004 si sale a 60.000 euro, per poi scendere a 55.500 euro nel 2005. Nel 2006, poi, ritiro’ 54.250 euro e nel 2007 arrivo’ a 73.000. Nel 2008 gli assegni intascati arrivano a 86.000 euro e nel 2009 addirittura a 100.940. Poi, nel 2010, la cifra intascata dalla dipendente ‘infedele’ riscende a 76.650 euro. Una sequela incredibile di somme sottratte alle casse dell’Asl, che nella vicenda e’ parte offesa. Durante le indagini, la donna (assistita dall’avvocato Alessandro Lerro) si difese spiegando di aver utilizzato una parte di quei soldi “per situazioni di urgenza ed emergenza sempre relative a disabili”. Evidentemente non ha convinto gli inquirenti.

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24 aprile 2012

Il 12 maggio disabili in piazza


Non una protesta, ma un'occasione d'incontro per far sentire la loro voce e sottolineare che i disabili esistono e sono parte integrante dello sviluppo del Paese: e' quella organizzata dal Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi e dalle associazioni dei disabili per il 12 maggio prossimo. "Le famiglie sono il vero Welfare di questo Paese - sostengono i promotori - e fanno risparmiare allo Stato svariati miliardi di euro senza pero' poter contare su sostegni adeguati. (fonte ANSA)

Sul rimpatrio dei clandestini anche i francesi non scherzano (VIDEO)

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Le immagini choc dei clandestini da rimpatriare seduti in fondo ad un aereo, con lo schoc sulla bocca, hanno scatenato un putiferio indignando tanta gente. Ma cosa sarebbe successo se invece delle fotografie, qualcuno avrebbe fatto circolare un video proprio come è successo in Francia? 
Libertè, Egalitè e Fraternitè' dei miei copertoni di carrozzina!!

Redatto da Raimondo per Niente Barriere
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23 aprile 2012

Malata di Alzheimer picchiata da un infermiere (VIDEO)


Le scene agghiaccianti che avete potuto vedere nel video sono state girate in gran segreto (grazie ad una telecamera nascosta in una sveglia) dalla figlia di Maria Worroll, una donna ottantenne malata di Alzheimer. Il video è servito per incastrare e condannare a 18 mesi di carcere Jonathan Aquino per maltrattamenti.

Facebook rende solitarie molte persone

Facebook

Preferite stare a casa o uscire? Dormire o ballare la sera in discoteca? Ma soprattutto, preferite passare la vostra vita su Facebook, oppure condividere con altri esperienze e passioni uscendo insieme magari qualche giorno?
Cari lettori di Fesbook, come avrete ben notato dal titolo e dalle domande che vi ho posto sopra, oggi parliamo di un argomento abbastanza insolito, ovvero l’effetto che il nostro caro Social Network crea sulla popolazione. Proprio per questa ragione, una studentessa laureata presso l’Human-Computer Institute di Carnegie Mellon, di nome Moira Burke, ha già avviato uno studio sul comportamento di 1.200 utenti di Facebook che è ancora in corso.
Dalle prime prove, emerge una situazione alquanto disastrante, poiché le conseguenze degli effetti che vengono generate dal Social Network sembrano rendere l’utente “solitario”. Ovviamente il tutto dipende da come il Social Network di Mark Zuckerberg viene utilizzato: se passate la maggior parte della giornata solamente su Facebook, vi consiglio con tutto il cuore di cercare di prendervi una pausa, poiché questi tipi di effetti, possono causare in noi qualcosa che noi stessi non vogliamo, ovvero l’isolarci da tutto e da tutti. Se invece utilizziamo il nostro caro Social Network , giusto per chiacchierare con gli amici, oppure per passarci un po’ di tempo, non avrete alcun problema mentale/psicologico che vi danneggia. Insomma, ricordatevi che nella vita non esiste solamente internet con Facebook, ma bisogna anche pensare ad altro e non rimanere come un vero e proprio “solitario”.
di Luigi Coppola
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22 aprile 2012

Mons. Echevarria «ll novanta per cento degli handicappati sono figli di genitori che non hanno mantenuto la purezza del proprio corpo prima del matrimonio»

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AGGIORNAMENTO - Grazie ad un nostro lettore (Luca M.) siamo venuti a conoscenza che quanto raccontato in questo post è datato 1997. In un articolo del Corriere della Sera (che linkeremo sotto) il Vescovo smentì quell'affermazione riportata dal "Giornale di Sicilia", e dichiarò che quella sua frase era stata detta per commentare i risultati di un sondaggio. Echevarria sottolineò successivamente che la frase incriminata si riferiva in particolare ai figli delle coppie sieropositive. 


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«ll novanta per cento degli handicappati sono figli di genitori che non hanno mantenuto la purezza del proprio corpo prima del matrimonio» dice Javier Echevarria, il vescovo responsabile dell'Opus Dei, durante un dibattito. E a Catania esplode la protesta delle associazioni dei genitori di bambini disabili: «Non si possono usare gli handicappati per fare terrorismo religioso».

fonte Incazzati contro la Casta
 
NB. Sono a dir poco indignato. Questo tipo ha dimostrato (lui si) di non essere capace d'intendere e di volere: Un disabile grave di fatto. Ci sono tutti i crismi per denunciarlo e spero si becchi una denuncia. Meriterebbe di essere cacciato dalla Chiesa a calci nel culo, lurido nazista!!

Leggi Il Progetto T4: Lo Sterminio dei Disabili

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Ambiente, la FAO aderisce all'Earth Day 2012 a difesa delle foreste

Il 22 aprile di ogni anno si celebra la Giornata della Terra. Circa l'80% delle specie animali del Pianeta vive nelle foreste mentre 1 miliardo e 600milioni di persone vivono grazie alle risorse che le foreste offrono loro: non solo legname, ma anche cibo, grazie alla selvaggina e la frutta mentre spezie ed erbe medicinali sostengono l'economia di molte popolazioni. Senza dimenticare che a dipendere dalle foreste sono 7 miliardi di persone: l'intera popolazione mondiale che deve alle foreste il proprio ossigeno. Consapevole di questo, la Fao partecipa e patrocinia l'Earth Day "con grande entusiasmo, perché gli obiettivi della Festa della Terra sono molto vicini agli obiettivi del dipartimento delle Foreste e della Fao in generale", spiega all'Adnkronos Rosalaura Romeo, del dipartimento Foreste della Fao. Intanto, al concerto del 22 aprile di Napoli parteciperà Anggun, la cantante indonesiana che si è molto impegnata in occasione nella ricostruzione del suo Paese, l'Indonesia, dopo lo tsunami. Una ricorrenza che anche Google ha deciso di omaggiare con la pubblicazione di un nuovo doodle animato.

Fonte Adnkronos; Foto dal web; Visto su http://www.sicurezzapubblica.com/


Giornata della Terra 2012

GUARDA IL VIDEO!

Viviamo un periodo determinante. Gli scienziati ci dicono che abbiamo 10 anni per cambiare i nostri modi di vita, per evitare d'esaurire le nostre risorse naturali ed impedire un'evoluzione catastrofica del clima sul nostro pianeta. Questo e altro su HOME La nostra Terra. Buona Visione!

Per approfondire:

http://www.giornatamondialedellaterra.it/

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21 aprile 2012

Sette anni, cieco e sordomuto: l’Inps nega l’indennità

di Cinzia Brancato - La sua vita non ha né colori né suoni. I suoi compagni di giochi sono il silenzio e la notte. Ciro ha sette anni e da quando è nato è cieco, sordo, muto. E non cammina. La sua vita poteva diventare un’occasione di riscatto per tanti. Come fai a non aiutare il bambino che non parla, non sente, non vede e ha un serio ritardo motorio?
In tanti, invece, si sono messi a schiaffeggiarlo. Come se la vita non l’avesse già abbastanza umiliato. Per la burocrazia Ciro non è un invalido al 100 per cento. Al bambino di Acerra che non conosce suoni né colori e non ha gambe per correre, l’Inps di Nola da quattro anni non riconosce l’assegno di accompagnamento. Quasi cinquecento euro al mese negati.
Al bambino viene riconosciuto soltanto un indennizzo per la cecità. La mamma e il papà hanno fatto richiesta perché gli venga riconosciuta anche la sordità, ma la pratica, da due anni, si è persa tra gli scaffali dell’Inps. Il decreto è stato anche accettato, ma del pezzo di carta non c’è più traccia. Dal 2009, intanto, il riconoscimento dell’indennizzo di accompagnamento è diventato la causa numero 15.706 del Tribunale di Nola. Ma di chiuderla non se ne parla.
La prossima udienza è stata fissata al 19 ottobre 2012. Tanto il tempo per Ciro passa lento.
Non conosce colori né suoni nemmeno la vita della famiglia di Ciro. Il papà, Ferdinando Colombrino, 43 anni, ha dovuto cedere la macelleria, di cui era titolare, prima in mano alla camorra e poi agli usurai a cui si era rivolto per pagare il pizzo. Duemila euro al mese erano troppi perché potesse farcela a lungo. Ha avuto coraggio, Ferdinando, li ha denunciati i suoi strozzini, ma ha dovuto chiudere cassa e rimediare in un supermercato dove ha lavorato fino allo scorso ottobre quando poi è stato colpito da ictus celebrale.
Se l’è cavata, ma da allora non può più muoversi con la stessa agilità di prima. Ha fatto domanda anche lui per un assegno di invalidità, ma all’Inps di Nola gli hanno risposto che ne ha diritto, ma non subito. Non gode ottima salute nemmeno la mamma di Ciro, Luisa, 40 anni, casalinga, è attualmente ricoverata all’ospedale San Gennaro per accertamenti.
Hanno tanta dignità i Colombrino: «Noi non vogliamo pesare su nessuno – dice il papà di Ciro – non chiediamo l’elemosina. Vogliamo soltanto che ci venga riconosciuto quanto per legge dovrebbe esserci dato. Finora abbiamo potuto fidare soltanto sulla chiesa. La diocesi ci ha prestato 1500 euro. Appena sarà possibile cerceremo di restituirli».
In realtà a Ciro un assegno di accompagnamento è stato concesso fino ai tre anni di età poi è accaduto che una commissione dell’Asl di Casalnuovo, dove all’epoca i Colombrino abitavano, ha deciso che il bambino non ne avesse più diritto. «Si è trattato chiaramente di un errore – spiega Lucia Danese, consulente legale dell’avvocato Patrizia Ferro che difende i diritti del piccolo – a cui ci siamo opposti e a cui si sarebbe dovuto subito porre rimedio con il buon senso. L’Inps di Nola, a cui la pratica è finita per competenze territoriali, ha scelto, invece, di affidare la causa Colombrino ai suoi legali e di far decidere al Tribunale di Nola. Con i tempi dei Tribunali».
Della famiglia Colombrino si prende cura l’associazione il e il Centro Buonincontro di Casalnuovo. «La situazione di Ciro e della sua famiglia – dicono la psicologa Daniela Barberio e l’assistente sociale Giovanna Mosca – parla da sé. Qui non si tratta di criminalizzare nessuno. Serve solo giustizia dinanzi a diritti che vengono da anni lesi».

La versione integrale di questo articolo è presente sul sito
http://www.ilmattino.it/

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"Lui e' un topo, noi siamo esseri umani. Due specie diverse". Parte la Controcampagna ai cartelloni dei vivisettori

Vale più un topo o un bambino? La campagna pubblicitaria pro-vivisezione ResearchSaves, lanciata negli Stati Uniti nei giorni scorsi dalla FBR, Foundation for Biomedical Research, e per ora apparsa nella sua versione italiana solo su alcuni giornali italiani  e sul sito mal tradotto e "undreconstruction" ricercasalva.it , si sta già ritorcendo contro i suoi promotori e potrebbe avere un vero e proprio inaspettato effetto boomerang.
Se da un lato la lobby vivisezionista corre ai ripari per difendere il suo diritto ad ammazzare animali per falsi motivi "scientifici", facendo leva su meccanismi emozionali e sfruttando una vecchia e fuorviante argomentazione con la domanda "Chi preferisci vedere vivo, il topo o la bambina?" in inglese, o con il topo che sussurra sempre alla bimba "Un giorno ti potrei salvare la vita" in italiano, gli antivivisezionisti, allora, controbattano con una contro-campagna informativa di risposta, che riprende lo stesso concetto, ma lo ribalta, esprimendo verità anziché mistificazione.
AgireOra  , Network che mette insieme iniziative, campagne, progetti e consulenti per la difesa degli animali, ha così elaborato un manifesto, che sarà disponibile da metà maggio per chi lo richiederà, che recita: "sperimentare su di lui non ci salverà la vita", perché "lui è un topo, noi siamo esseri umani. Due specie diverse". Così, il messaggio ingannevole lanciato dai vivisettori, che non racconta quello che succede nelle mura dei laboratori, impallidisce davanti all'informazione animalista, che, invece, diventa incisiva e smaschera la ricerca bastata sul modello animale.
Ma il fatto che i vivisettori si siano sentiti costretti a fare campagne pro vivisezione, "non è una notizia negativa", spiega una nota di AgireOra. Anzi "è una notizia molto positiva, perché fino ad ora non hanno avuto bisogno di pubblicizzarsi; la maggior parte delle persone sono sempre state dalla loro parte 'automaticamente', senza bisogno di alcuno sforzo da parte dei vivisettori. Siamo sempre stati noi antivivisezionisti ad avere avuto bisogno di fare campagne informative per spiegare come la vivisezione sia inaccettabile eticamente e scientificamente".
Ora, invece, anche loro sono costretti a fare campagne sul tema. Ma che cosa usano come leva per cercare di riportare le persone a sostenere le loro assurde motivazioni? Il solito ritornello "meglio salvare un topo o un bambino", che dimostra come non abbiano "argomentazioni valide, fondate, e tantomeno originali, ma che invece –continua la nota- l'unica cosa che sanno fare è far leva sull'emotività delle persone col solito ricatto morale topo-bambino. Loro accusano noi antivivisezionisti di essere emotivi, mentre sono proprio loro che fanno leva sull'emotività superficiale delle persone, noi invece agiamo sulla base del ragionamento, del senso di giustizia, dell'etica, della fondatezza scientifica delle nostre argomentazioni".
Sarà per l'efficacia delle recenti campagne contro la vivisezione, come quella per salvare i cani di Green Hill o i macachi della Harlan, sarà per la diffusione del dibattito sulla legge Comunitaria in corso di approvazione, il cui art.14 vieta l'allevamento di cani, gatti e scimmie destinati alla vivisezione, fatto sta che i manifesti pubblicitari, nati con l'intento di rafforzare la tesi vivisezionista, hanno avuto il risultato opposto. E devono ritorcersi contro i vivisettori come un boomerang. L'invito, allora, è quello di fare del 2012 davvero un annus horribilis per la ricerca sugli animali: ecco perché è importante inondare di questa locandina il web e qualsiasi posto in cui sia possibile affiggerla. Quando il gioco si fa duro...parte la controffensiva alle lobbies del farmaco!




Per scaricare la locandina clicca qui

Roberta Ragni
Fonte http://www.greenme.it/

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20 aprile 2012

Somalia, Shabab arruolano disabili per il jihad

(Foto Shabab da Il fatto quotidiano)
Mogadiscio - Le milizie dei giovani mujahidin somali (Shabab) che combattono contro il governo transitorio di Mogadiscio hanno iniziato a reclutare anche i disabili per portarli in prima linea a combattere il loro jihad. E' quanto emerge da un reportage condotto nel sud della Somalia dal sito informativo locale 'Somalia Report'. Spiega il sito che "in Somalia i disabili sono spesso considerati come un peso dalle loro famiglie e questo facilita il loro reclutamento da parte degli Shabab che combattono per il controllo del Paese. La poverta' dilagante della Somalia, dove da anni ci sono conflitti e carestie, ha reso difficile per i disabili trovare aiuto e per molti l'unica speranza e' quella di rivolgersi ai militanti islamici". (Adnkronos/Aki)

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La misteriosa malattia in Vietnam

Ha ucciso 19 persone e ne ha contagiate altre 171: le autorità non ne conoscono le cause e hanno chiesto aiuto all'Organizzazione Mondiale della Sanità e agli Stati Uniti

Le autorità sanitarie del Vietnam hanno chiesto aiuto all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e agli Stati Uniti per indagare su una malattia ancora non identificata, che fino a ora ha ucciso 19 persone e ne ha contagiate altre 171. I casi si sono verificati tutti in una provincia centrale del paese, dove il livello medio di povertà è alto e le condizioni di vita sono di conseguenza difficili. La patologia ha colpito principalmente bambini e adolescenti, ma non è chiaro che cosa la causi.
La malattia si manifesta con una iniziale febbre alta, cui seguono perdita di appetito ed eruzioni cutanee che ricoprono mani e piedi. I pazienti che non vengono curati per tempo e con i giusti farmaci possono sviluppare diverse complicazioni, principalmente a carico del fegato e di altri organi vitali, ha spiegato alla Associated Press il responsabile del distretto Ba Tơ nella provincia di Quang Ngai, Le Han Phong. Al momento ci sono ancora circa 100 persone ricoverate in ospedale e 10 di queste sono in condizioni critiche. Gli altri pazienti con minori sintomi e complicazioni sono tenuti sotto osservazione e curati direttamente nelle loro case. Quando la malattia viene identificata in tempi rapidi i farmaci riescono a contrastarla, ma ci sono stati fino a ora quasi 30 casi di recidive tra pazienti che erano apparentemente del tutto guariti.
Il problema va avanti da diversi mesi e a inizio aprile il ministro della Salute del Vietnam aveva inviato nella zone osservatori e tecnici, con l’incarico di studiare la situazione. Gli esperti non sono però riusciti a identificare la causa della malattia, cosa che sta mettendo in allarme le autorità locali. Il governo del Vietnam per ottenere aiuto ha deciso di conseguenza di fare appello all’OMS e ai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’organismo di controllo sulla sanità negli Stati Uniti che si occupa principalmente dei casi di contagio e delle epidemie (nel suo quartier generale furono girate diverse scene del film “Contagion” di Steven Soderbergh).
Il primo caso della malattia era stato identificato nell’aprile del 2011, ma nei mesi successivi il numero di persone contagiate era progressivamente diminuito fino a scomparire quasi del tutto lo scorso ottobre. Una nuova ondata di contagi si è verificata a partire dallo scorso marzo. Le autorità hanno contato 68 casi e otto morti dovute alla patologia nel periodo tra il 27 marzo e il 5 aprile scorsi. Buona parte delle persone contagiate proviene dal villaggio Ba Dien, nel distretto Ba Tơ, una delle aree più povere dell’intera provincia. Nella zona è molto alta la concentrazione di persone appartenenti al gruppo etnico H’re, la cui popolazione supera di poco i 110mila individui.

Fonte http://www.ilpost.it/ foto: AP Photo/Lois Raimondo

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