06 agosto 2011

Fanno schifo e non si vergognano


PER DUE ANNI IN SENATO DUEMILA (2.000) EURO DI PENSIONE AL MESE.
Indennità, vitalizi e spiccioli i professionisti pigliatutto.
RINUNCIARE? VIETATO!

Diritti, o forse meglio, privilegi, per molti. Sono ben 2308 gli ex deputati ed ex senatori che prendono il vitalizio, e ogni mese incassano una cifra variabile tra i 1.700 e i 7.000 euro netti, a seconda del tempo trascorso in Parlamento (e del regolamento, che negli anni è cambiato più volte). L’Espresso, in uscita oggi, pubblica la lunghissima lista di tutti coloro che prendono il vitalizio. Un elenco che comprende ex leader precocemente bruciati e industriali, mostri sacri della politica e professionisti prestati al Parlamento. E così c’è Alfonso Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi che con 5 legislature prende 5.802 euro netti al mese da quando aveva 49 anni o Oliviero Diliberto, segretario Pdci che con 4 legislature a 55 anni si porta a casa 5.303 euro netti. Per soli 2 anni passati in Senato un capitano d’industria come Luciano Benetton prende 2.199 euro netti. Idem per un noto principe del foro come Carlo Taormina. Cinque anni e 2.238 euro per Alberto Asor Rosa e Alberto Arbasino e pure Gino Paoli, 2.384 per Eugenio Scalfari. Vittorio Sgarbi invece di euro ne prende 5.305.

Con il nuovo regolamento varato durante il governo Prodi oggi per arrivare al vitalizio ci vogliono 5 anni in Parlamento e 65 anni di età, limite che diminuisce fino ai 60, a seconda degli anni di mandato svolti. E a loro volta i vitalizi aumentano a seconda degli anni passati in Parlamento: da un minimo di 2.340 euro lordi per i deputati (2.401 per i senatori) a un massimo di 7.022 euro dai 15 anni in su (7.203 per i senatori). I regolamenti precedenti erano addirittura più larghi di maniche. Tanto da dar vita a dei casi che hanno dell’incredibile: per alcuni un giorno in Parlamento può valere 1.733 euro di pensione. Così è per l’avvocato radicale Luca Boneschi, che arrivò in Parlamento il 12 maggio 1982, solo per dimettersi il 13 maggio. Lo stesso vale per Angelo Pezzana (attivista omosessuale), a Montecitorio dal 6 al 14 febbraio del ‘79 e per lo storico Pietro Craveri, sul suo scranno dal 2 al 9 luglio del 1987. Davanti a situazioni come queste fa ancora più effetto sapere che la macchina dei vitalizi costa all’anno 138 milioni e 200 mila euro alla Camera e 81 milioni 250 mila al Senato. E se ogni tanto qualcuno prova ad abolirli per legge, è destinato alla sconfitta. È successo così anche quest’anno dopo mirabolanti dichiarazioni d’intenti. L’odg dell’Idv in tal senso è stato dichiarato inammissibile sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. E allora, la rinuncia alla pensione? Gli uffici della Camera dichiarano che è vietato per legge. Perché il vitalizio è tecnicamente un diritto: si può dare casomai in beneficenza. In realtà però non è chiaro quanti ci abbiano provato davvero. Passati alla storia un paio di casi. Nel 2007 Walter Veltroni, da sindaco di Roma era pure un deputato pensionato (ora non è possibile): all’epoca disse di aver provato a rinunciare e di non esser riuscito a devolvere i suoi 9.014 euro mensili alle popolazioni africane. Stessa impotenza ha confessato Scalfari all’inizio di luglio in un pezzo su Repubblica: “Cinque anni fa inviai una lettera ai questori della Camera chiedendo che mi fosse annullato il vitalizio. La risposta fu che ci voleva una legge, in mancanza della quale l’assegno mi sarebbe stato comunque accreditato”.

A proposito di sprechi, Panorama la scorsa settimana ha fatto un giochino, simulando quanto si risparmierebbe parametrando gli stipendi dei parlamentari alle loro presenze in aula. Ognuno di loro tra quota fissa e diaria si porta a casa circa 12 mila euro. “Non siamo lavoratori a cottimo”, ha tuonato Fini davanti all’ipotesi di Calderoli (ma non solo) di far variare le indennità dei parlamentari con le loro effettive presenze in aula. Secondo Panorama dall’inizio della legislatura, l’indennità per singolo deputato è di 444.638 euro corrispondenti a 8677 votazioni. Ciò vuol dire, per esempio, che Antonio Gaglione, il deputato pidino assente al 93%, avrebbe dovuto ricevere 31.124, 66 euro, o Niccolo Ghedini con il 76% delle assenze 106.713, 12 euro, Mirko Tremaglia con il 75%, 111.159, 60. Così come Antonio Angelucci. E via di questo passo. Con un risparmio complessivo di 12,5 milioni di euro.

Wanda Marra. Fonte: Il Fatto Quotidiano
da Informare ControInformando News 
Noto e con dispiacere che a troppe persone, anche in Internet, è sfuggito il nuovo attacco dell'On. Reguzzoni (LegaNord) ai disabili (nb. è un amico di Niente Barriere) l'altro ieri in Parlamento. Al sottoscritto no, e qui sotto pubblichiamo la parte incriminata del suo discorso, pronunciato durante il dibattito alla Camera del 3 Agosto scorso (in diretta televisiva naturalmente).
Basta spendere per le pensioni di invalidità 7 volte la media Ocse perché in intere Province o Regioni la falsa pensione di invalidità è uno strumento di assistenzialismo… Su 200mila controlli per la prima volta effettuati da questo governo ne abbiamo revocate circa 30mila false, risparmiando quasi un miliardo di euro.
Bisogna proseguire su questa direzione effettuando controlli sui 3 milioni di pensioni di invalidità elargite: colpendo i furbi, avremmo enormi risparmi.
Il discorso integrale lo si può leggere qui

Ancora una volta l'Onorevole omette la parte che dice almeno il 90% di queste pensioni revocate saranno restituite, con tanto d'interessi per lo Stato (lo dicono da tanto tempo le maggiori associazioni di categoria), dunque un aggravio maggiore per i cittadini. E poi l'Onorevole ancora una volta strumentalizza i dati Ocse, dimenticandosi che la maggior parte delle pensioni in Italia sono di ... vecchiaia e che la maggior parte non arrivano neanche a 500 euro. Come abbiamo più volte sottolineato è giusto colpire i furbacchioni, ma criminalizzare i disabili e le loro famiglie (con tutti gli annessi e connessi che più volte segnaliamo in questo blog) è si questo da criminale.

All'Onorevole Reguzzoni consigliamo di intraprendere e al più presto un'altra battaglia (ma se si impegna ne può fare tante altre di utili): falciare le migliaia di pensioni d'oro degli ex parlamentari che prendono diverse migliaia di euro al mese per aver presenziato, magari per un solo giorno, al Parlamento.

Ecco la lista di chi sono e di quanto prendono (al lordo delle tasse) ogni mese. Dopo il nome e il cognome, sono riportati il numero di anni di contributi versati (reali o figurativi). Poi l’importo dell’assegno mensile tuttora percepito e la Camera di provenienza. I dati sono aggiornati al 2007. (Fonte e tutti i diritti riservati a Oggi.it)

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