31 agosto 2011

Lotta al cancro, storia di una cavia umana



Il signor David Cox, malato di tumore, ha deciso di sperimentare su di sé nuovi farmaci.
Né topi, né scimmie, né cani. Sono esseri umani gli ultimi protagonisti della sperimentazione di nuovi farmaci. Alcuni malati di cancro hanno deciso di testare alcuni nuovi prodotti per la lotta al tumore, per provare a salvare la propria vita, per far migliorare la conoscenza della malattia.

EX OPERAIO – Si chiama David Cox una delle prime persone a decidere di provare sulla propria pelle gli effetti di un farmaco fresco di laboratorio. Si tratta di un ex operaio che ha lavorato in un ambiente ricco di amianto. A parlare di lui è il Guardian. Rischia pericolosi ed imprevisti effetti collaterali che potrebbero aggravare le loro condizioni, ma la voglia di guarire lo spinge a provare ad ottenere un disperato miglioramento. A David è stato diagnosticato un mesotelioma, neoplasia che origina dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo: pleura, peritoneo, pericardio, cavità vaginale dei testicoli. Difficile guarirne. Non sempre i test con effetto positivo su altre persone riescono a riproporre gli stessi buoni risultati su altri. E questo aumenta a dismisura l’incertezza e la paura di non farcela.

ESPERTI AL SUO SERVIZIO - “Non aveva nulla da perdere”, ha raccontato il signor Cox al Guardian. Quando è stato messo in guardia sui rischi che correva offrendosi come cavia non ha esistato ad accettare di diventare protagonista deit est. Non cercare un nuovo farmaco avrebbe comunque significato morte. “Non si può avere nulla di peggio di quella”, fa sapere il suo medico. Gli studi del professionista che lo segue sono gestiti dal noto ospedale oncologico Royal Marsden. Nel centro situato a Sutton, a sud di Londra, gli oncologi del Marsden lavorano in stretta collaborazione con scienziati all’avanguardia nella ricerca di nuovi farmaci e nella genomica.

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Alemanno: «Porterò i disabili in piazza ma non taglierò i servizi»

(Gianni Alemanno, il Sindaco di Roma)


Ribelle Alemanno pronto ad «assediare» Palazzo Chigi per protestare contro il taglio dei fondi agli enti locali.

Ve lo immaginate il sindaco di Roma Gianni Alemanno a guidare la rivolta dei disabili davanti a Palazzo Chigi? Eppure lo ha promesso. «Se i tagli agli enti locali non verranno cancellati dalla manovra per il risanamento del bilancio dello Stato dovremo portare davanti a Palazzo Chigi i disabili e le persone che vanno alla mensa della Caritas». Perché saranno loro a rimetterci. «Roma avrà 270 milioni in meno - ha spiegato ieri Alemanno, a Milano nel corteo anti-manovra organizzato dall'Anci, l'associazione dei comuni italiani - L'impatto sarà devastante. I soldi che mancheranno peseranno su sanità, mobilità e servizi sociali». Per controbilanciare i tagli il Campidoglio dovrebbe aumentare a dismisura le imposte comunali, a partire da quella sull'immondizia. Ma non vuole farlo. Per scongiurare la débacle finanziaria, Alemanno è pronto a scendere in piazza. Finché i tagli alla spesa per gli enti locali non verranno depennati. Visto che al momento potrebbero essere soltanto ridotti. Per timore che la protesta dei sindaci monti? Chissà! «I Comuni non hanno paura - ha sottolineato Alemanno - Hanno mille anni di vita e ne hanno altri mille di fronte a loro». La dichiarazione di guerra del sindaco ha però scatenato una ridda di polemiche. Inevitabile. «La presa di posizione del sindaco Alemanno non convince», scrive Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà. «Ricorda la promessa, non mantenuta, di «buttar giù» i caselli se avessero messo il pedaggio sul Raccordo Anulare». «Alemanno con i sondaggi suoi e del Pdl in picchiata, pensa di rifarsi una nuova immagine», dichiara il segretario del Pd a Roma Marco Miccoli. «Non può avere il piede in due staffe, stare al governo e fare il contestatore», rincara la dose il consigliere regionale del Pd Enzo Foschi. «Alemanno chiede di cambiare la manovra? Bene! Allora sostengauna patrimoniale vera e aumenti l'Ici sulle case sfitte», propone Fabio Nobile, segretario romano del PdCi. Intanto Roma resterà in «mobilitazione permanente» con i Comuni ribelli finchè non saranno accolte le richieste dell'Anci, che oggi proprio nella Capitale tornerà a riunirsi per decidere il piano di una lotta che si annuncia dura e senza esclusione di colpi. I Ribelli minacciano l'interruzione del servizio anagrafico delle ordinanze urgenti.

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30 agosto 2011

Ena, un progetto per ambiente e disabili


Nautica e Sostenibilità. Coordinato dalle provincie di Pesaro-Urbino e Ancona, supportato dall'Unione Europea, questa iniziativa si rivolge alle piccole e medie imprese della nautica marchigiana. 

Ancona – Creare eco-imbarcazioni di seconda generazione che rispettino l'ambiente e faciliti l'accesso ai diversamente abili, migliorando nel contempo il rendimento ambientale delle imprese di nautica nelle Marche. Sono questi gli obiettivi fondamentali del progetto europeo Ena-Ecodesign per la nautica, coordinato, tra gli altri, dalle provincie di Pesaro-Urbino e Ancona, e sovvenzionato dall'Unione Europea attraverso Life+, lo strumento finanziario per la tutela dell'ambiente.
Il progetto sta riscuotendo successo e approvazione per la validità dei suoi contenuti. Da un lato, un'azione fortemente improntata alla sostenibilità ambientale, con l'attuazione di ricerche e lo sciluppo di metodologie finalizzate a ridurre gli elementi inquinanti del processo produttivo e conentire l'applicazione delle migliori tecniche e tecnologie disponibili. Dall'altro, la volontà di rendere maggiormente accessibili le imbarcazioni, sviluppando nuove logiche di ergonomia.
Obiettivi del progetto, sono così quelli di sviluppare un protocollo d'intesa con le pmi coinvolte, perchè nei processi aziendali siano affrontate le problematiche ambientali e recepite le innovazioni proposte, nonché rafforzarne il know-how sulle soluzioni e i processi di produzione adeguati per la gestione dei rifiuti, la riduzione delle emissioni inquinanti e il risparmio energetico. Si arriverebbe così alla realizzazione di un prototipo, destinato a sviluppare e sperimentare tecnologie per produrre un'eco-imbarcazione di seconda generazione che non solo rispetti l'ambiente, ma che faciliti l'accesso ai diversamente abili.

Martedì, 30 agosto 2011

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Il Ministro Fazio "Curiamo i malati di Internet" (soprattutto di facebook)




Il ministro Fazio lancia l’allarme sulla dipendenza social network: come la droga o il gioco l’azzardo

Il piano per il nuovo anno sanitario 2011/2013 potrebbe contenere un intervento straordinario per la lotta ad un nuovo tipo di dipendenza, quella da sovraesposizione da internet. Una forma che in casi di abuso porta a ”sentimenti compulsivi, isolamento sociale, dipendenza patologica e perdita di contatti reali”. Con queste parole il Ministro della Salute Ferruccio Fazio ha risposto alla Camera all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Pdl Giorgio Jannone che chiedeva “provvedimenti per aiutare le persone affette da comportamenti compulsivi nei confronti dei social network e le loro famiglie”.

Dito puntato contro i social network quindi ma non solo. La dipendenza da internet o “internet addiction” è in realtà un termine piuttosto generico che copre una vasta gamma di comportamenti patologici – dalla dipendenza sessuale al cosiddetto “sovraccarico cognitivo”, una forma di sovraesposizione alle migliaia di informazioni presenti nella rete – tutti accomunati però dall’incapacità di staccarsi dal computer.

“La dipendenza da internet – ha continuato il Ministro – si esprime con sintomatologie simili a quelle che si osservano in soggetti dipendenti da sostanze psicoattive”. Una droga senza sostanza dunque ma con le stesse complicazioni che possono essere provocate dagli stupefacenti. Come uscire da questa malattia dunque? “La cura è sostanzialmente la stessa che si adotta per altri tipi di dipendenza: si ricorre alle strutture socio-riabilitative che trattano i disturbi mentali”.

La realtà però sembra essere più complessa e contraddittoria: esiste infatti un dibattito scientifico al riguardo e che nel nostro paese ha preso piede a partire dalla fine degli anni novanta ed è tuttora oggetto di discussione. Sul ricorso al “trattamento farmacologico” ad esempio – definito nel testo dell’interrogazione per sottolineare la possibilità di contrarre vere e proprie forme depressive – il parere del mondo scientifico non è unanime. Molti studiosi infatti non ritengono che la dipendenza da internet possa essere considerata uno specifico disturbo psichiatrico ma un sintomo psicologico.

Le dimensioni di questo fenomeno sono state definite “allarmanti” dal titolare della Sanità che ha quindi annunciato “azioni concrete e mirate, per ridurre il rischio di dipendenza da web soprattutto nella popolazione giovanile” che potrebbero essere inserite già nel piano del nuovo anno sanitario in fase di adozione. L’iniziativa in realtà non sarebbe una novità visto che alcune strutture ospedaliere locali si sono già dotate da qualche anno di osservatori specializzati nello studio delle nuove dipendenze. Da novembre 2009 all’Ospedale Policlinico Gemelli di Roma è stato aperto il primo ambulatorio ospedaliero specializzato nella dipendenza da Internet e la regione Lazio ha finanziato con quasi un milione di euro un’apposita campagna di prevenzione inserita nel bando per la lotta alla droga 2010/2012.

E chissà, forse e stato proprio per tutelarne la salute e dare il buon esempio che la stessa regione un anno fa ha vietato di utilizzare di facebook a tutti i tremila dipendenti con precisa circolare della presidentessa Polverini. Lei però sulla sua pagina ha oltre 12mila amici.

di CARLO DI FOGGIA
05 agosto 2011

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29 agosto 2011

Quando la discriminazione è sottile e chirurgica


di Camillo Gelsumini * 


Basta infatti leggere con un minimo di attenzione i contenuti del progetto della Regione Abruzzo, denominato "Voucher Friendly" e consistente nel dare 300 euro al mese per sei mesi a delle donne che si occupino della cura di disabili, anziani e non autosufficienti, per capire le reali caratteristiche di un'iniziativa fatta solo per "alcuni" e che esclude a priori la stragrande maggioranza delle possibili fruitrici. Un'iniziativa che non può fare altro che accrescere la rabbia di chi a fatica arriva a fine mese, tra mille gravi problemi e in perfetta solitudine


Accade in Abruzzo, nel periodo che va dal 27 luglio al 16 agosto, cioè proprio quando, notoriamente, tutti sono attenti e al lavoro... Senza poi nessun preventivo accenno al mondo della disabilità (quando il caro Assessore Regionale sa che ha a disposizione fior di disability manager, consulenti gratis). E quando dal 1° luglio, "grazie" ai tagli ai fondi per i piani sociali, è stata quasi azzerata, nei fatti, l'assistenza. Tutto, insomma, come se si volesse "riparare". Sarà un caso? Un'ingenuità?


In sostanza, la Regione Abruzzo ha  avviato un progetto denominato Voucher Friendly (dubbia anche la correttezza del titolo inglese), consistente nel dare 300 euro al mese per sei mesi a delle donne che si occupino della cura di disabili, anziani e non autosufficienti.
Bellissima idea, è il primo pensiero. In un momento in cui non esistono più gli assegni di cura, sembra che si voglia tentare almeno di rimediare. Quando però si va a vedere nel dettaglio chi può usufruire di questa opportunità, ci si rende subito conto che essa è riservata, "chirurgicamente", solo a donne che lavorano o che, inoccupate, frequentano corsi di formazione o che sono titolari di borse lavoro.
E tutte le altre? In particolare quelle "legate" alla branda dei figli ventiquattr'ore al giorno che non hanno tempo per un lavoro dipendente e lo hanno abbandonato da anni perché senza scelta? O quelle che hanno un figlio minorenne o che da decenni sono al capezzale di figli che hanno avuto la "sfortuna" (?) di diventare maggiorenni? E le mogli o le compagne di disabili i quali oltre ad aver avuto il "cattivo gusto" di diventare maggiorenni hanno "perversamente proseguito", addirittura con l'aberrazione di farsi una famiglia e - ... orrore! - dei figli?


Ma andiamo avanti: quelle donne potranno avere rimborsi su spese documentate per assistenza, riabilitazione, trasporto ecc. ecc., naturalmente anticipando i soldi. Alcune considerazioni: mi si può spiegare quale famiglia che riesce a fatica a pagarsi alcune ore al giorno di assistenza, può pagare i contributi regolarmente? A mia conoscenza solo quelle ricche! E chi si può pagare autonomamente la riabilitazione - che oltretutto dovrebbe essere sanitaria e quindi un problema dell'ASL - se non ha disponibilità finanziarie?


A questo punto abbiamo più di qualche sospetto che, ben lungi dal trattarsi di ingenuità, la definizione "chirurgica" delle persone selezionate e degli oggetti rimborsabili (sarebbe forse meglio chiamarli Enti? Istituti?, Centri?), abbiano nomi e cognomi precisi. Come al solito, quindi, si agisce di nascosto, come al solito si fanno le cose solo per "alcuni", come al solito prendendo in giro tutti gli altri!
Cari Signori, alla luce soprattutto di quello che dovrà ancora accadere a settembre, della vera e propria "carneficina sociale" già in corso e che porterà a un peggioramento della situazione a livelli inaccettabili, volete per favore rendervi conto che non è possibile continuare come bellamente fate? Volete rendervi conto che ogni azione del gener diventa una provocazione?
E tuttavia capiamo anche che per chi non ha problemi di sopravvivenza, di schiene rovinate a furia di sollevare "pesi morti" (i disabili), di arrivare a fine mese trascinandosi tra mille problemi e soprattutto in solitudine, di vomito per i pannoloni da cambiare, di pappagalli o pale da svuotare, di piaghe da decubito da curare, di "matti" da seguire e inseguire tutto il giorno, soprattutto per chi, non avendo questi problemi, manca anche di un minimo di empatia, capiamo che non ci si possa nemmeno rendere conto che la rabbia cresce, monta come la marea, forse come uno tsunami. Ma uno tsunami, in genere, spazza via tutto ciò che incontra.

*Disability manager. Presidente della UILDM di Pescara (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).

La versione integrale di questo articolo è disponibile su http://www.superando.it

28 agosto 2011

La Cgil: 3000 sedi in tutta Italia e neppure un euro di Ici


Altro che Vaticano. I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.
Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?

fonte La pulce di Voltaire

27 agosto 2011

Asinara Revolution, il romanzo


(Copertina Asinara Revolution)

di Michele Azzu e Marco Nurra | Bompiani.
Da oggi in tutte le librerie troverete un volume Bompiani rosso acceso, con un Marx graffittato e imprigionato in copertina, è Asinara Revolution, il nostro romanzo autobiografico. La storia de L’isola dei cassintegrati, ovvero di come una protesta operaia sia potuta diventare un fenomeno mediatico che ha appassionato l’Italia e il mondo.
Il cammino degli operai dall’Asinara ad Annozero passando per la stampa estera. L’Italia che conosce la crisi, due studenti sardi a Londra e Madrid che hanno un’idea per cambiare le cose, per fare una piccola “revolution”. Una revolution genuina, una revolution pacifica, una revolution 2.0, un nuovo modo di fare contestazione in Italia.
E poi il Jazz, la casa del Grande Fratello spagnolo, la lotta operaia tra ieri e oggi, i viaggi, la natura dell’Asinara, le amicizie e i litigi, i dietro le quinte dell’informazione italiana, Le Iene e diversi volti noti, Bologna, Londra, Madrid e la Sardegna… tutto questo è Asinara Revolution.
Questo libro è stato scritto per due ragioni.
Uno, credevamo fosse necessario sapere com’è nata L’isola dei cassintegrati. Non solo perché è giusto – diffondere la conoscenza è lo scopo della Rete – ma perché tante cose ancora non sono state fatte e si possono fare con Internet. Noi ne abbiamo sperimentate alcune e i risultati sono stati incredibili. Se si lavora con passione e creatività si può dar vita a qualcosa di importante.
Il secondo motivo è di natura pratica. Dal febbraio 2010 gestiamo un blog e una pagina Facebook autonomamente e con pochissimi mezzi. Lottiamo in prima persona per trovare un posto nella società della crisi mondiale e non ci sarebbe davvero la possibilità di continuare quello che è ormai diventato un lavoro senza questo libro che, ci auguriamo, servirà a finanziare il nostro progetto. Perchè anche se nelle celle dell’Asinara non c’è più nessuno, sono in tantissimi in questi 18 mesi ad averci chiesto di fare con loro quello che abbiamo fatto con la Vinyls.
Per questo Asinara Revolution non è solo una lettura appassionante, ma anche importante… se pensate, come noi, che qualcosa in questo paese deve cambiare.
Arricchito dall’esclusiva prefazione di Flavio Soriga e dalle bellissime illustrazioni di Manuel de Carli, Asinara Revolution è il primo romanzo a raccontare tutta la storia e i retroscena dell’unico reality reale: L’isola dei cassintegrati.
Se siete interessati, incuriositi, o volete saperne di più, iscrivetevi alla pagina Facebook del romanzo! Se invece volete comprarlo subito on line, lo trovate in vendita su IBS!
da isoladeicassintegrati.com
Per Approfondire
Asinara Revolution (Pagina Facebook)

Disabili già colpiti ma alla Lega non basta

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MANOVRA. Il ministro Calderoli propone di modificare le regole per l’accompagnamento e la reversibilità. Ma i portatori di handicap sono già usciti bastonati dall’ultimo decreto di Ferragosto.
«La Lega se la prende con vedove e disabili», non usa mezzi termini Pietro Barbieri, il presidente della Fish, Federazione italiana superamento dell’handicap. L’ultima uscita del ministro Calderoli mostra un’apertura del suo partito alla modifica delle pensioni, ma solo quelle «di chi non ha mai lavorato». Nel mirino del responsabile per la Semplificazione c’è la reversibilità «eccessivamente alta» e chi prende «“accompagnamenti” che oggi vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al proprio reddito». In entrambi i casi si colpisce i disabili e le loro famiglie. L’accompagnamento, un’indennità di poco meno di 450 euro al mese – che non copre neanche il costo di una badante - viene assicurata nei casi di assoluta incapacità di vivere da soli. Anche la reversibilità viene data al portatore di grave handicap in caso di morte del familiare che lo aveva a carico.
Ma le associazioni di disabili denunciano di essere già state pesantemente toccate da questa manovra. Innanzitutto con i tagli agli enti locali, che incidono sull’assistenza sociale, la sanità e il trasporto pubblico. Poi la manovra-bis (quella di Ferragosto) non fa altro che anticipare le misure punitive già previste nel decreto di luglio. Per recuperare 24 miliardi l’articolo 40 prevede un taglio lineare della quasi totalità delle agevolazioni fiscali per la maggioranza dei contribuenti, che con la nuova manovra viene anticipato di un anno. La diminuzione sarà pari al 5 per cento dal 2012 (prima era 2013) e al 20 per cento dal 2013 (prima era 2014). Ciò significa che le famiglie avranno meno sconti sulle badanti, i veicoli adattati, le spese sanitarie. L’unica “speranza” viene dall’approvazione della riforma del fisco e dell’assistenza entro il 30 settembre 2012.
Il decreto di luglio (rivisto solo per quanto riguarda le date) prevede espressamente che se questa verrà approvata, consentendo così di recuperare quei 24 miliardi, allora sarà possibile annullare le norme sulle detrazioni fiscali. Handilex avvisa che una bozza di legge delega è già pronta e passerà alle Camere in autunno. Sostanzialmente si tratterà di una vera e propria rivoluzione del settore, in cui si modificheranno i parametri per accedere alle prestazioni assistenziali sulla base di “indicatori di bisogno” e della situazione economica del nucleo familiare. Inoltre bisogna considerare che la legge delega contiene solo i principi, su cui poi il governo è libero di legiferare. La Cgil ha inoltre denunciato il rischio di ricreare i vecchi “reparti di confino”, uffici - magari collocati in una sola regione - dove saranno isolate le persone con disabilità. «In questo modo verrà pesantemente colpito il Sud» spiega a Terra Valerio Serino della Cgil «perché con le nuove norme le aziende tenderanno ad assumere persone con handicap solo al Nord, dove hanno un tasso di istruzione più elevato».
Eloisa Covelli
fonte Terra

26 agosto 2011

“Ora date quei soldi a chi sta male davvero”


Che cosa c’entrano i falsi invalidi con i finti poveri? Nulla se non che gli “invalidi” e i “poveri” rappresentano due categorie svantaggiate e bistrattate dal bilancio pubblico. I “falsi” e i “finti” sono invece due categorie molto italiane ascrivibili al popolo dei furbi.
Unire le due categorie come ha fatto la Guardia di Finanza che ne ha scovati – dei primi e dei secondi – alcune migliaia suona un po’ male e diciamo che offende qualche sensibilità per chi invalido e povero lo è per davvero.
Ma quel che conta è il risultato, direte voi. Perché no? Avere scoperto 4.400 approfittatori e avere recuperato un patrimonio da 48 milioni di euro può suggerire qualche idea.
Una sola per tutte. Se è vero che un disabile vero non può campare con 268 euro di pensione e che un povero sociale non può con una cifra simile neanche pagarsi l’affitto, istituiamo un fondo esclusivo in cui vanno a confluire i denari recuperati dalla lotta agli abusi.
Poi distribuiamoli ai veri disabili e ai veri poveri magari attraverso i Comuni che in questi anni si sono visti spesso costretti a ridurre i servizi sociali. Potremo allora dire che si sono verificate le parole del ministro Tremonti quando dice che la lotta agli abusi deve essere finalizzata a una distribuzione equa delle risorse a chi ne ha davvero bisogno.
Carlo Chianura
fonte disablog

25 agosto 2011

Settembre dei Poeti 2011, Seneghe 25/28 Agosto 2011

Home Page del sito www.settembredeipoeti.it


Anche quest'anno Seneghe, piccolo ma affascinante paesino situato ai piedi del Montiferru in Provincia di Oristano, famoso in particolare per il Carnevale e la sua produzione d'olio d'oliva, ospita il festival internazionale di poesia intitolato "Cabudanne de sos Poetas"  (nome in sardo della manifestazione), giunto oramai alla sua settima edizione.

Il Festival, organizzato come sempre dall'Associazione Culturale Perda Sonadora e dal Direttore Artistico lo scrittore Flavio Soriga, inizia oggi e si protrarrà sino alla serata del 28 agosto. Le piazze del paese si animeranno come sempre di balli, canti, reading, laboratori, spettacoli d'arte varia, tutto avente come filo conduttore e tema la poesia nelle sue più disparate forme ed espressioni.

Il Settembre dei poeti anche quest'anno avrà la presenza di numerosi artisti: Michela Murgia, Chinasky, Pino Martini, Michele Pio Ledda,  Ambra Pintore, Anna Cristina Serra, Andrea Appino, Luciano Marroccu, Nicola Crocetti, Tito Patrikios, Veronica Raimo, Christian Raimo, Ricky Gianco, Franco Fresi, Azzurra D'Agostino, Goffredo Fofi,  Franco Loi, Andrea Cortellesa, Mariangela Gualtieri, Giovanni Perria, Franciscu Sedda, Alberto Masala, Milena Agus, Celestina Tabasso, Lella Costa, Antonello Salis.

La grande novità del festival di quest'anno è la diretta streaming, con la quale sarà possibile seguire il festival comodamente sul proprio computer. Per chi non conoscesse "Il Cabudanne de sos Poetas" vi mostriamo un video dove sono rappresentati alcuni momenti dell'edizione 2010 (il video a cura di Luca Manunza).


Per Approfondire vedi:

Maggiori Informazioni sul sito http://www.settembredeipoeti.it/

24 agosto 2011

Sardegna, 2 milioni di euro per disabili e poveri.



Sardegna, soldi per povertà e disabilità. La Giunta stanzia due milioni di euro.
Oltre due milioni di euro a favore delle persone in difficoltà a causa del disagio economico o disabilità sono stati stanziati dalla Giunta regionale con due distinte delibere, approvata oggi dall'esecutivo.

Con il primo provvedimento vengono resi disponibili 1,250 milioni di euro, per finanziare una serie di azioni di contrasto della povertà, con interventi per gestire emergenze umanitarie e servizi di accoglienza e integrazione per le persone senza fissa dimora. Il finanziamento è destinato a progetti di Enti (gestori dei Comuni in ambito Plus) che hanno organizzato servizi di accoglienza (notturna e mensa). Sarà assegnato secondo criteri percentuali che tengono conto della popolazione, della presenza di stranieri e della capacità offerta di servizi rilevati attraverso una scheda di monitoraggio. "Le povertà estreme - osserva l'assessore della Sanità, Simona De Francisci - sono purtroppo in aumento anche in Sardegna e sono sotto gli occhi di tutti nuovi modelli di marginalità sociale ed economica, che coinvolgono gruppi o persone molto fragili,con complesse problematiche come tossicodipendenze, esperienze carcerarie, alcolismo o disoccupazione". La seconda delibera, da un milione di euro, rientra nel programma sperimentale di interventi a favore di persone che si trovano in condizioni di disabilità grave, improvvisa o rapidamente progressiva, a causa di malattie o traumi o si trovano in fase terminale (pazienti in ventilazione assistita, sottoposti a cure palliative per patologie terminali o in stato di improvvisa non autosufficienza).

Giovedì 18 agosto 2011
Fonte Unione Sarda

Setta teneva prigioniera e in schiavitù un'invalida


Brescia, liberata invalida al 100% prigioniera e schiava di una setta. Blitz dei carabinieri nella sede dell'associazione 'Sergio Minelli' che faceva capo alla "santona"' Ersilia Tanghetti. La vittima era costretta a lavorare con turni che si protraevano per oltre 15 ore.

Una decina di carabinieri, con il pm Ambrogio Cassiani, hanno eseguito un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti della cosiddetta 'santona' Ersilia Tanghetti e di altre 11 persone, appartenenti all'associazione 'Sergio Minelli', accusate di associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di bambini, riduzione e mantenimento in  stato di schiavitù e sequestro di persona. Ersilia Tanghetti e altre 13 persone sono già imputate in un altro procedimento a Brescia per la loro attività in una comunità in cui sarebbero accaduti abusi e maltrattamenti da parte di una presunta setta con a capo la stessa donna.

A rendere nota l'operazione, oltre agli avvocati di parte civile, sono gli stessi inquirenti, i quali spiegano che la riduzione o mantenimento in schiavitù è motivata dal fatto che gli indagati avrebbero tenuto un'invalida al 100 per cento, E.S., "in uno stato di soggezione continuativa cagionandole uno stato di totale annichilimento mediante brutali punizioni corporali, fornendole per diversi anni false informazioni sulla vita all'esterno della comunità, facendole pressioni affinché non parlasse delle questioni interne alla comunità e costringendola a prestazioni lavorative non retribuite con orari di lavoro che si protraevano per oltre 15 ore".

I lavori sarebbero stati svolti in varie strutture riconducibili alla Tanghetti in provincia di Brescia (Caino, Manerba del Garda, Muscoline e Prevalle). Gli investigatori sostengono anche che sia stata "commissionata
una consulenza tecnica depositata davanti al giudice tutelare di Salò, in cui falsamente si affermava che la vittima era stata oggetto di abusi sessuali da parte del padre, così determinando il giudice a ritenere l'associazione 'Sergio Minelli' luogo idoneo in cui tenerla". La perquisizione, a cui hanno partecipato anche il consulente psicologo della Procura e la madre della persona offesa, si è conclusa con il trasferimento della donna in una località protetta.

23 agosto 2011

fonte milano repubblica

23 agosto 2011

Per i disabili ancora troppe barriere sul mare



Pescara - In Italia sono circa quattro milioni i potenziali turisti disabili (decine di migliaia nella nostra regione) che però incontrano difficoltà durante le vacanze a causa delle barriere architettoniche presenti in molte delle strutture ricettive. A livello nazionale, l’Abruzzo non risulta tra le regioni più virtuose (in testa troviamo Emilia-Romagna e Veneto) per la facilità di accesso di spiagge, alberghi e ristoranti, ma nemmeno tra le ultime. Infatti, esemplari sono le due spiagge accessibili ai disabili e attrezzate di tutto punto (le prime in Italia) inaugurate, la prima l’anno scorso e la seconda all’inizio di questa stagione estiva a Montesilvano, da qualche anno molto sensibile alle problematiche dei portatori di handicap.

Sono presenti, infatti, nei due tratti di litorale 57 metri di passerelle removibili in cemento, una piazzola di stazionamento con tre palme, i passamano per persone non vedenti e i bagni chimici accessibili. Inoltre, nell’area esterna, cinque parcheggi riservati ai disabili insieme ad altri privi di barriere architettoniche, scivoli colorati con l’eliminazione dei gradini e la sistemazione dei marciapiedi, attraversamenti pedonali a norma.

«Mi auspico», afferma Nicolino Di Domenica, responsabile del Movimento Vita indipendente Abruzzo, «che tutte le città di mare della nostra regione possano prendere esempio dal Comune di Montesilvano, che ha reso possibile l’accesso al mare non solo alle persone con disabilità ma a tutte le mamme con passeggino e alle persone anziane, che sicuramente senza questi accorgimenti civili avrebbero trovato difficoltà a raggiungere i lettini e le sdraio per godersi un po’ di sole e di mare».

Esempio che andrà seguito sicuramente da parte di hotel e pensioni della nostra regione, dato che il nuovo Codice del turismo sancisce il diritto per le persone con disabilità alla fruizione dell’offerta turistica in modo completo e in autonomia, in pari opportunità rispetto a tutti gli altri cittadini e senza aggravio di prezzo. Impedire tutto ciò viene considerato atto discriminatorio. Dunque alberghi, campeggi, bed&breakfast e pensioni abruzzesi non dovranno più avere barriere architettoniche per consentire il soggiorno ai portatori di handicap.

In Abruzzo facilmente accessibili sono i parchi, quello Nazionale d’Abruzzo, del Gran Sasso e dei Monti della Laga, del parco Sirente-Velino e della riserva naturale regionale Sorgenti del Pescara. In un volume di 96 pagine sono raccolti tutti i percorsi fruibili dai disabili. Si tratta di un progetto della Regione risalente al lontano 1998 e definito «Percorsi senza barriere nei parchi naturali» che nel corso di questi anni ha permesso di realizzare numerosi progetti sull’accessibilità.

Fonte: Il Centro – 22 agosto 2011

Il Papa ai disabili: la società minaccia la dignità della vita.



"La nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile della vita di ogni vita, necessita di voi: voi contribuite decisamente a edificare la civiltà dell'amore". E' il messaggio che il Papa vuole lasciare ai disabili, fisici e mentali, incontrati alla Fundation Instituto San Josè di Madrid, dove il Papa ha fatto tappa prima della grande veglia con i giovani nella spianata dell'aeroporto militare Cuatro Vientos, dove sono già oltre un milione i giovani ad attenderlo. Benedetto XVI è giunto all'Istituto attraversando Madrid a bordo della papamobile tra due ali di folla. Per chilometri e chilometri, centinaia di migliaia di pellegrini lo hanno salutato con cori e applausi.

La gioventù è l'età nella quale la vita si rivela alla persona con tutta la ricchezza e pienezza delle sue potenzialità - ha sottolineato il Pontefice - spingendo alla ricerca di mete più alte che diano senso alla vita stessa. Per questo, quando il dolore appare nell'orizzonte di una vita giovane rimaniamo sconcertati e forse ci chiediamo: può continuare ad essere grande la vita quando irrompe in essa la sofferenza?".

Rivolgendosi poi ai familiari e a chi lavora nel mondo dell'assistenza ai disabili, Benedetto XVI ha voluto sottolineare l'importanza del loro servizio. "Questi testimoni ci parlano, prima di tutto, della dignità di ogni vita umana, creata a immagine di Dio. Nessuna afflizione è capace di cancellare questa impronta divina incisa nel più profondo dell'uomo".

Ssa Aqu

Madrid, 20 ago. (TMNews) -

22 agosto 2011

Trimprob: lo scanner anticancro che rischia di sparire

(Il post è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale)


C'è chi ha annunciato che il cancro sarà sconfitto nel 2013: nell'attesa trepidante di quella data, profezie Maya permettendo, un'invenzione che va in questa direzione già c'è. Si chiama Trimprob ed è uno scanner in grado di riconoscere tutti i tipi di tumore ad uno stadio iniziale in 2 minuti e con un esame non invasivo né doloroso.

Una scoperta sensazionale che potrebbe cambiare il corso della storia della medicina (senza esagerazione!). Il suo inventore, il dott. Clarbruno Vedruccio, deve però difendere a suon di dollari il brevetto in tutti i paesi, rischiando costantemente di rimanere sul lastrico. La vicenda del Trimprob è un perfetto esempio di come la ricerca medica sia ormai una branca dell'economia e del marketing farmaceutico.

Se non ne avete mai sentito parlare di questo ricercatore che lavora per Galileo Avionica, controllata da Finmeccanica, non è colpa vostra: se ne sa poco o nulla, ancora meno se guardate solo i telegiornali (specie alcuni!) per informarvi. La notizia, infatti, sarebbe clamorosa: questa apparecchiatura diagnostica in grado di agevolare la lotta contro il cancro non è più finanziata dagli enti statali che tutelano la salute.

Le analogie con il famoso caso Di Bella non sono molte, ma tutte a livello istituzionale e politico: anche in quel caso, il governo non fece nulla per dar vita ad una sperimentazione chiara ed efficace, alimentando solo vaghe speranze e caos negli ospedali (ricordate le file per la somatostatina?). Allora il metodo contro i tumori dell'aziano professore venne osteggiato pure da esimi suoi colleghi, mentre questa volta la comunità scientifica è dalla parte di Vedruccio e del Trimprob (foto).

Tra i sostenitori vi è anche l'oncologo Umberto Veronesi e tante altre personalità della scienza e della medicina mondiale. Tuttavia, se non si troveranno i fondi, presto Vedruccio dovrà abbandonare il suo lavoro rinunciando al brevetto o vendendolo al miglior offerente: una scoperta italiana che andrà ad arricchire stati e case farmeceutiche estere!

C'è chi sostiene che gli industriali del farmaco non siano interessati a tutto ciò che è prevenzione, avendo necessità di vendere medicine e, in un certo senso, guadagnando grazie alle malattie. E' un'opinione diffusa, ma non si hanno prove. Si sa soltanto che, dal punto di vista della diffusione, il Trimprob è presente soltanto in 50 strutture ospedaliere in Italia, molte meno che negli ospedali esteri che lo hanno adottato.

Quanti soldi servono per comprare questo bodyscanner anticancro? Quasi 50.000 €. Così sembrano tanti, ma per comprare una TAC ce ne vuole un milione e mezzo, per una PET 2 milioni e per una macchina per la risonanza magnetica ben 3 milioni o più.

La Galileo Avionica del Gruppo Finmeccanica ha deciso di non produrre più il dispositivo per ragioni commerciali. E' un suo diritto e non lo discutiamo. Tuttavia il ministro dell'economia è azionista al 33% di Finmeccanica e potrebbe far valere questa posizione per il bene comune. Sempre che il bene comune interessi ancora a qualcuno...

Fonte: Testa di Cavolo (Luigi) / CC BY-NC-ND 3.0

Il Video Clarbruno Vedruccio - La macchina che vede i tumori


Per approfondire consigliamo di leggere questi articoli:

21 agosto 2011

Il nostro latte è sicuro dopo Fukushima?




Latte radioattivo dopo Fukushima: bambini al sicuro? 

Attenti: nessuno ne parla, ma la radioattività diffusa nell’atmosfera dall’incidente nucleare di Fukushima potrebbe essere molto più pericolosa di quanto ci viene raccontato. Il trucco? Abbassare a tavolino la soglia di sicurezza, come ha fatto il Giappone per evitare il crollo della pesca e il business mondiale del pesce. In Italia, a distanza di migliaia di chilometri, solo il Codacons ligure ha denunciato la Tepco per disastro ambientale. Siamo già tutti radioattivi senza saperlo? Stando ai dati ufficiali, il latte italiano è scarsamente contaminato: ma in teoria, secondo gli standard Euratom, potrebbero bastare 10 litri per esporre un bambino piccolo a potenziale rischio radioattivo, sommando semplicemente gli indicatori per litro forniti dall’Ispra in base all’analisi del nostro latte dopo Fukushima.

Possibile che il latte italiano contaminato da Fukushima nasconda il pericolo, per i più piccoli, dell’anticamera del rischio nucleare? Interrogativi sollevati con preoccupazione da Lorenzo La Face, studente di Medicina del Lavoro (tecnica della prevenzione degli ambienti e dei luoghi di lavoro) che per passione personale rileva quotidianamente i valori di radioattività nell’aria. Già a marzo si era reso protagonista di una involontaria polemica con l’Arpa della Liguria, scettica di fronte al “picco” di radioattività da lui registrato a Genova. «Lo studente – scrive Diego Pistacchi sul “Giornale” – non ha cercato né facile pubblicità, né ha inteso creare allarmismo». Si era rivolto all’Arpa proprio perché «consapevole che la sua misurazione era comunque soggetta a possibili errori», ma si è sentito rispondere che il suo rilevatore «potrebbe essere stato colpito in quel momento da un raggio cosmico, cioè una particella radioattiva arrivata dallo spazio».

Più probabile invece che le sue rilevazioni, condotte a terra, dessero risultati diversi da quelle dell’Arpa perché i “sensori” dell’agenzia regionale di protezione dell’ambiente sono dislocati in alto, sui tetti: «Una differenza – continua “Il Giornale” – già potrebbe essere rappresentata dal fatto che la pioggia, portando a terra sostanze raccolte eventualmente dalla nube, creerebbe una maggior radioattività proprio a terra, dove si infrange». Lorenzo La Face ribadisce di non pretendere di fornire certezze con i suoi dati, anche se si augurava che le sue segnalazioni venissero prese in considerazione. Di certo non ha intenzione di arrendersi: e per questo, con un esperto micologo, si prepara a compiere accertamenti sui funghi, ottimi recettori e segnalatori di radioattività. «Uno studio sempre personale e privato, che semmai userò per farci la tesi», spiega Lorenzo, che intanto torna all’attacco denunciando il silenzio generale sull’effetto-Fukushima.

«Dopo la certezza dell’arrivo della contaminazione in Italia – scrive, sul blog “Notizie Genova” – ecco le prove su tutto quello che non sappiamo». Sotto accusa, innanzitutto, la scarsa attenzione per gli standard di sicurezza: che sono ancora quelli fissati dall’Euratom nel 1996. Anche per il Criirad, l’agenzia indipendente francese sulla sicurezza nucleare, si può stare tranquilli se la radioattività non supera i 10 MicroSievert all’anno. «La quantità di iodio-131 capace di rilasciare una dose di 10 MicroSievert varia molto con l’età del consumatore», spiega Lorenzo, «e i bambini fino a due anni sono i più vulnerabili: l’ingestione di 56 Becquerel (Bq) di iodio-131 è sufficiente a rilasciare nel loro corpo una dose di 10 MicroSievert», come conferma una ricerca documentata dal Criirad sulla base della Direttiva Euratom.

Secondo l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i controlli effettuati sul latte italiano il 30 marzo hanno rilevato tracce di iodio-131 con un valore massimo di 5,24 Becquerel per litro, oltre alla presenza di cesio. Mentre il Sievert indica il reale impatto radioattivo sulla salute, il Bequerel si limita invece a rilevare il numero di atomi che, per unità di tempo, si trasformano in elementi radioattivi: «Senza altri dati – precisa Lorenzo La Face – non è pertanto indicativo riguardo ai danni alla salute che possono portare le radiazioni ionizzanti (che invece è quello che interessa al cittadino)». Pur tenendo conto di questa premessa e usando tutte le cautele del caso, forse la situazione non è così rassicurante: sommando infatti la dose di Bequerel per litro, si scopre che basta bere dieci litri e mezzo di latte per raggiungere quota 56 Bequerel, pari a 10 MicroSievert, cioè la soglia europea di rischio. Soggetti più esposti: i bambini piccoli.

«Questo significa che con poco più di 10 litri di latte contaminato il bambino riceve una dose radioattiva che raggiunge il limite massimo di sicurezza imposto dalla direttiva Euratom per un anno», sostiene Lorenzo. «Con un litro di latte contaminato viene pertanto ingurgitata una quantità di iodio-131 che secondo Euratom è da considerare pericolosa, anche se fosse stata assunta in un mese». Comunque, al di là dei numeri, appellandosi alla letteratura scientifica, per Lorenzo si può certamente affermare che «non esiste soglia sotto la quale le radiazioni non possono fare danno, visto che si tratta di una questione probabilistica». I limiti di legge, continua il futuro medico-ecologo, «sono solo valori precauzionali: pertanto, ad ogni seppur minimale aumento dell’esposizione, corrisponde un aumento della possibilità di avere dei danni alla salute (e all’ambiente) perchè i nostri meccanismi di autoriparazione dei danni genetici sono “abituati” a lavorare con livelli di fondo più bassi», senza contare che «non esistono studi ufficiali sugli effetti di “basse” esposizioni prolungate nel tempo».

Per l’Ispra, che dal 12 marzo controlla il livello di radioattività dell’aria e del suolo alla ricerca di iodio-131 e cesio-137, i livelli di radioattività rilevati in Italia non sarebbero dannosi per la salute. Ma i francesi del Criirad rilanciano l’allarme: verdura e latte delle nostre nazioni europee sarebbero contaminati dallo iodio-131, isotopo radioattivo potenzialmente dannoso per la salute, rilasciato proprio dal disastro di Fukushima. Allarme purtroppo confermato anche dall’istituto francese per la protezione radiologica e la sicurezza nucleare. Secondo le ricerche d’oltralpe, non sarebbe semplice stabilire in che modo si raggiungerebbero i 10 MicroSievert. I bambini, in particolare, si è ipotizzato possano superare la soglia in due settimane, perché particolarmente sensibili anche ad esposizioni minime di questi elementi radioattivi. Per questo i francesi hanno consigliato a donne incinte e bambini di non mangiare verdure a foglia larga, dove è più facile si depositino iodio e cesio, e di non bere latte.

In Giappone hanno recentemente triplicato il limite per la radioattività nel pesce. «Triplicato – insiste Lorenzo La Face – senza che venissero fatti studi per verificare se ciò può comportare danni alla salute dei consumatori». Di questo passo, manipolando i limiti solo per proteggere l’economia, non si aprono scenari inquietanti? Eccome: per importare alimenti dal Giappone, la Commissione Europea si accontenta che la radioattività del cibo sia pari al massimo a 500 Bequerel per chilo, «senza tenere minimamente conto di ciò che è espresso nella Direttiva Euratom». Sulla sicurezza, sembra dunque prevalere la ragione commerciale. «Se nel 1996 10 MicroSievert all’anno erano pericolosi secondo studi scientifici, come ora riconferma anche il Criirad, perchè all’alba del 2011 improvvisamente non dovrebbero esserlo più? Forse perché Euratom è troppo anni ’90, mentre ormai siamo nel terzo millennio?»

Fonte Altro Giornale

20 agosto 2011

La calma che precede la tempesta


di Nicolò Migheli |

“In quelle società (calviniste n.d.r.), al povero si dovrebbe chiedere: che cosa hai fatto dunque di male se Dio ti punisce con il sudiciume della povertà, anziché con l'ordinato lindore del benessere?” L’ex socialista Paolo Guzzanti in un articolo sul Giornale del 12 agosto afferma che in Italia è facile professare un’ideologia anti-ricchi. Descrive una società perfetta dove tutti pagano le tasse, la giustizia funziona; chi ha fatto i soldi legalmente può spenderli come meglio crede.

Scomoda Calvino e lo spirito del capitalismo di Max Weber. Più che Calvino, la “teologia” della destra italiana fa riferimento alla Chiesa Riformata Boera e alla teoria del karma secondo l’interpretazione braminica. Lo stesso Berlusconi durante la campagna elettorale del 2008 dichiarò che il figlio di un operaio non doveva avere le stesse chance di quello di un professionista. Guzzanti tradisce la paura dei ceti dominanti e contrattacca definendo ideologia le richieste di giustizia, coesione sociale e territoriale.

Guzzanti rivela l’esistenza di una guerra di classe, prima a bassa intensità, ora dichiarata apertamente. Chistopher Lasch nel 1995 la definì “Ribellione delle èlite”. Il rifiuto dei ricchi di contribuire allo stato sociale, di pagare le tasse per permettere “ai puniti col sudiciume della povertà” di condurre esistenze dignitose. Le èlite fino ad ora hanno avuto vita facile. La loro concezione del mondo ridotta a ideologia del mercato è prevalsa. E’ diventata pensiero unico. La fine della storia. Con un obbiettivo dichiarato: abbattere lo stato sociale individuato come un costo.
I sistemi di protezione sociale, nati nella Germania di Bismarck per tagliare l’erba sotto i piedi al movimento socialista, dopo la II GM si diffondono in tutto l’Occidente.

In Italia la paura del comunismo è un incentivo alle riforme che farà il primo centro sinistra. Quella fu l’unica epoca della storia italiana in cui vi fu vera mobilità sociale verticale. I figli dei contadini e degli operai poterono diventare dottori scandalizzando le contesse. Si capì quanto quelle riforme erano utili alla democrazia e allo sviluppo del Paese. Se i terrorismi neri e rossi di quegli anni, vennero sconfitti lo si deve alla maturità degli italiani, alla loro difesa del benessere appena intravisto, alla coesione sociale che partiti e sindacati riuscirono a mantenere. Ora è cambiato tutto.

La paura del comunismo esiste solo nei discorsi di Arcore. Vent’anni di egemonia culturale della destra hanno scavato nell’immaginario italiano esaltando il privato, la furbizia, l’assenza di regole. La sinistra identificata come statalismo, tasse, spreco burocratico. In questa opera di demolizione si sono distinti i “sinistri” pentiti come Ferrara, Brunetta, Sacconi. Oggi davanti al rischio che l’Italia diventi come l’Argentina tentano di usare la manovra per intaccare gli ultimi diritti di chi lavora. Tentano di abolire le regole residue. Complice Ferragosto l’Italia sembra quieta. E’ la calma che precede la tempesta.

Neanche gli indignados, che in Spagna hanno rappresentato una valvola di sfogo pacifica. In Italia non è avvenuto nulla perché sino ad oggi hanno funzionato le reti di protezione familiare. A settembre sarà diverso. Tutti si guarderanno in tasca e la troveranno vuota. Il risveglio dal sogno berlusconiano sarà drammatico. Interi ceti spinti nella povertà. Ancora di più in Sardegna dove il conflitto capitale-lavoro si sommerà alla mai risolta questione territoriale. I tagli alle finanze regionali e agli enti locali saranno pesanti e incideranno profondamente nella spesa per l’assistenza sanitaria e sociale.

Non sarà come a Londra. Non si assalteranno i negozi di elettronica, ma i forni. Come nel Seicento. Il rischio è Atene. Una rivolta continua, una jacquerie. Ecco perché Guzzanti ha paura. In una situazione simile può succedere di tutto. L’unica speranza è che il centrosinistra nel tornare al governo, abbia consapevolezza dei rischi, distribuisca i sacrifici in proporzione ai redditi. Tagli subito il costo della politica. Le notizie su quanto spenda un senatore per mangiare nel ristorante di Palazzo Madama in altri tempi sarebbero state classificate solo come anti-politica. Oggi è politica. Una provocazione per chi fatica a portare in tavola due pasti al giorno.

18/08/2011

Fonte Sardegna Democratica

19 agosto 2011

Banca cattolica investe in armi, anticoncezionali e tabacco



I dirigenti dell'istituto di credito che predicava investimenti etici ligi al cattolicesimo si sono subito scusati pubblicamente
 La Chiesa cattolica si batte strenuamente da anni contro la guerra, contro l'uso della pillola anticoncezionale e per la salute dei cittadini, eppure il giornale Der Spiegel ha scoperto che la banca tedesca Pax ha investito migliaia di euro in società che vanno contro la sua stessa etica.
In particolare, 580mila euro in azioni della "Bae Systems", società inglese produttrice di armi, 160mila euro nella pillola contraccettiva Wyeth e 870mila euro in partecipazioni in società di tabacco. La banca si è scusata per il comportamento "non conforme a standard etici". La Pax promuoveva gli investimenti in fondi etici, specialmente dichiarando l'esatto contrario ossia di evitare investimenti in società produttrici di armi e tabacco perchè non consoni a una organizzazione la cui azione è ispirata alla fede cattolica. La Chiesa condanna la contraccezione dal 1968 e l'uso della pillola contraccettiva è considerata un "grave peccato".Un rappresentante della Pax Bank ha dichiarato che i loro errori verranno corretti immediatamente senza alcuna conseguenza pregiudizievole per i nostri clienti, in quanto sfortunatamente tali investimenti sono sfuggiti ai controlli interni, e ha ringraziato il giornalista tedesco di Der Spiegel per aver sollevato la questione.

fonte PeaceReporter

18 agosto 2011

Tremila falsi invalidi, INPS truffata di 48 milioni di euro




Truffe Inps per 48 milioni, 3.000 falsi invalidi e finti poveri. 

La Guardia di Finanza ha scoperto nei primi sette mesi dell'anno truffe all'Inps per 48 milioni di euro e ha smascherato 3.000 tra falsi invalidi e finti poveri. Una nota spiega che i controlli delle Fiamme gialle hanno portato alla denuncia di 4.400 persone "che hanno frodato le casse dell'Inps di oltre 48 milioni di euro. Tra questi 270 stranieri che, dopo aver ottenuto il ricongiungimento famigliare con gli anziani genitori, richiedevano l'assegno sociale per garantirne il mantenimento e, dopo averlo ottenuto, li rispedivano nelle terre di origine appropriandosi, complessivamente, di 6,2 milioni di euro, pari ad un importo medio procapite di circa 23.500 euro".

Nel corso di 11.000 controlli su persone che beneficiano di prestazioni sociali agevolate, i finanzieri hanno scoperto "oltre 3.000 truffatori che, avendo falsamente attestato un basso tenore di vita", hanno usufruito dallo Stato e da altri enti pubblici "di agevolazioni non spettanti sotto forma di borse di studio, assegni di maternità, buoni mensa, contributi sugli affitti ed altri sussidi che potevano e dovevano essere destinati ai veramente bisognosi".

La Guardia di Finanza spiega di aver scoperto decine di 'falsi poveri' che in realtà possedevano vari appartamenti e di finti ciechi che guidavano la macchina, andavano in bicicletta ed andavano a fare la spesa. "Sono state, inoltre, scoperte 612 persone - prosegue la nota - che continuavano a percepire la pensione dei parenti congiunti che, però, erano defunti ormai da tempo. La frodi accertate in questi casi ammontano ad oltre 3,7 milioni di euro e 556 dei truffatori sono stati scoperti tra Lecce e Palermo solo nel mese di luglio".

Ci sono poi i falsi braccianti agricoli, che risultano assunti fittiziamente come lavoratori stagionali nelle campagne di raccolta dei prodotto ortofrutticoli e che maturano, nei periodi post-raccolta, il diritto ad indebite indennità di disoccupazione: la Finanza ha denunciato 3.222 persone che hanno frodato le casse dell'Inps per oltre 19 milioni di euro.

La nota spiega che le Fiamme Gialle di Foggia hanno ricollegato "un giro vertiginoso di falsi ricorsi dei braccianti gestito da 14 avvocati che, in circa 5 anni, hanno presentato decine di migliaia di ricorsi fotocopia anche a nome di ignari braccianti, talvolta addirittura deceduti, per ottenere rimborsi previdenziali confidando nell'impossibilità di poter verificare ogni singola posizione a causa dell'eccessivo numero dei contenziosi instaurati. Dopo l'inchiesta, il numero dei ricorsi è calato del 90%".

Fonte milanofinanza

Per approfondire leggi anche
"In arrivo 24 Miliardi di tagli su pensioni invalidi civili"

17 agosto 2011

Pensioni gratis agli stranieri, è boom




Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l'anno. Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all'Inps chiedono il vitalizio. Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni. 

Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d' assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l'Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell'ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all'Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual'è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.

Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?
Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale".
Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) che ha riconosciuto l'assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?
L'extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all'Inps. Qui l'interessato autocertifica l'assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L'Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l'anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all'anno, senza aver mai versato alcun contributo all'Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell'assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.
C'è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l'assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell'assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l'assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall'Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.

da http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pensioni-gratis-agli-stranieri-e-boom/2026432

fonte nocensura

16 agosto 2011

“In arrivo 24 miliardi di tagli su pensioni invalidi civili”


ROMA – ”Ecco la sorpresa che il governo non ha il coraggio di annunciare agli invalidi civili: sulle loro pensioni la manovra di luglio, anticipata di un anno, prevede subito tagli per 24 miliardi, quelli inizialmente spalmati tra il 2013 e il 2014. Per realizzare questo allucinante obiettivo, il Governo ha approvato un progetto di legge-delega per riformare l’assistenza, pubblicato in questi giorni e presto all’esame delle commissioni parlamentari. I contenuti della delega sono presto detti: azzeramento delle esili politiche assistenziali sopravvissute ai tagli effettuati dal 2008 e una controriforma che ci fa tornare indietro, affidando il sistema assistenziale alla beneficenza”. E’ quanto denuncia la capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali della Camera, Margherita Miotto.

Tre sono le categorie prese di mira – aggiunge Miotto – invalidi civili, cioe’ le persone che percepiscono una pensione di 260 euro al mese, pari a 3.300 euro all’anno, la spesa complessiva e’ di circa 3,8 miliardi. La delega prevede riordino dei requisiti reddituali e patrimoniali: il Governo prova a giustificare la riforma a causa dei ‘falsi invalidi’, che ovviamente nessuno vuole proteggere, argomento pretestuoso visto che la mastodontica operazione di verifica messa in atto dal 2009 ha prodotto l’11% di pensioni revocate ma i ricorsi presentati hanno restituito il maltolto nel 70% dei casi, limitando i ‘falsi invalidi’ al 3%; ci sono poi i superstiti che percepiscono la pensione di reversibilita’: mediamente 600 euro al mese, 7.200 euro all’anno, per una spesa complessiva di circa 28 Md. di euro: anche per loro la delega parla di cambiamento dei criteri di accesso, ma quanto si puo’ ancora tagliare dopo la recente approvazione della ‘norma contro i matrimoni di comodo con le badanti’?; infine le persone non-autosufficienti al 100%, incapaci di deambulare, che percepiscono una indennita’ mensile di 487 euro al mese, pari a 5.848 euro all’anno: per loro sara’ creato un fondo da suddividere fra le Regioni che cancella l’assegno individuale, dunque scippando un diritto fondamentale”.

”Gli invalidi civili titolari di pensione ed i percettori dell’assegno di accompagnamento sono 2.700.000 in Italia e la spesa dell’Inps e’ di circa 16,5 md. di euro, mentre i superstiti sono 4.500.000 per una spesa di 28 Md.: con la delega il Governo intende riordinare pensioni di invalidita’, indennita’ di accompagnamento e pensioni di reversibilita’ che ammontano a complessivi 44,5 miliardi garantendo un risparmio di 24 miliardi: praticamente si dimezzano tutte queste provvidenze destinate a 7.200.000 italiani che vivono difficili condizioni esistenziali. Ora il governo dovra’ vedersela con le sacrosante proteste del vasto mondo associativo che fara’ sentire tutta la propria indignazione alle quali si aggiungera’ – conclude Miotto – il contributo del Partito Democratico che fara’ il possibile per impedire questo scempio”.


Fonte Asca

15 agosto 2011

Veleni Chimici: la specie umana sempre più a rischio


COMUNICATO 29/07/11
VELENI CHIMICI: la specie umana sempre più a rischio 
Nel 2004, con la “Dichiarazione internazionale sui Pericoli dell’inquinamento chimico”, presentata all’UNESCO, Luc Montagnier esordiva dichiarando “La specie umana è a rischio”. Oggi lo è assai di più.

Uno studio universitario condotto da Greenpeace e GM freeze, riportato da “The Ecologist”, dimostra che il glifosate, ingrediente primo di vari diserbanti e in particolare del Roundup, (quello di gran lunga più diffuso, sia nelle colture tradizionali che – in dosi 4 volte maggiori – in quelle geneticamente modificate) è causa di cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali e malattie neurologiche quali il Parkinson.

Risultati uguali o simili sono stati ottenuti con numerosi altri studi (un esempio fra tanti: quello dell’Università di Saskatchewan, Canada). Poiché in tutto il mondo viene fatto un uso massiccio di glifosate (non solo in agricoltura, ma anche nei parchi pubblici e luoghi residenziali, come avviene in Italia senza che sia adottata la minima misura di precauzione!) gli studiosi ne hanno chiesto il ritiro dal mercato, denunciando anche l’effetto gravissimo e prolungato che il glifosate ha sull’ambiente, con la creazione di piante “resistenti” ad esso. Più di 20 specie di infestanti naturali, dette “superweeds” (e oggi oggetto di grande allarme) hanno reso incontrollabili, specie in Brasile, Argentina e US, quasi 6 milioni di ettari di coltivazioni, e indotto le aziende chimiche a produrre diserbanti sempre più tossici.

La notizia non è del tutto nuova: studi accademici sul glifosate, di cui uno commissionato dalla stessa Monsanto (che produce il Roundup), avevano, già a partire dal 1980, reso noti gran parte di questi effetti.
La rivista Cancer pubblicava il 15/3/1999, uno studio svedese (Hardell e Eriksonn) sulla connessione tra glifosate e linfoma non-Hodgkin.
Inoltre, già nel 1999 la Charles Benbrook Consultants segnalava, analizzando 8.000 siti sperimentali, che l’impiego di diserbante aumentava, con gli Ogm, di 4 volte in media rispetto alle colture tradizionali (proporzione confermata in numerosi studi recenti, incluso il IAASTD, delle Nazioni Unite). Per non citare i dati allarmanti, mai presi in considerazione, sul livello di inquinamento da glifosate nelle falde acquifere degli USA.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA denuncia oggi all’opinione pubblica l’incalzare allarmante delle notizie sui danni provocati dai veleni chimici, pesticidi in particolare.
Ecco solo alcune di esse (altre sono consultabili sul sito www.equivita.it).

1) Uno studio condotto dell’Università di Berkeley e la Columbia University ha dimostrato, monitorando le popolazioni della California e dello Stato di New York, che le donne esposte ai pesticidi in gravidanza mettono al mondo figli meno intelligenti della media (talvolta con quoziente intellettivo assai ridotto).
Ma la denuncia va ben oltre: In Europa i cancri infantili sono aumentati in modo preoccupante; di questi, il 70% sono dovuti a fattori ambientali. Senza considerare la popolazione adulta: i cancri maschili in Francia sono aumentati del 93% negli ultimi 25 anni (vedi film francese “I nostri figli ci accuseranno”, potente denuncia dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti).
Gli studiosi raccomandano di abolire l’uso dei pesticidi a partire dalle zone abitate: “la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini, possono essere controllati senza di essi”.

2) Uno studio eseguito dall’Università di Sherbrooke Hospital Centre, in Canada, ha dimostrato che le tossine trasferite nel Dna delle piante per attaccare gli insetti predatori (come ad esempio la tossina Bt) si ritrovano nel 93% dei campioni di sangue prelevati dalle donne incinte e dai cordoni ombelicali dei neonati. Si hanno buoni motivi di temere che questo possa essere fonte di allergie, aborti, difetti neonatali e forse anche cancro.

3) In uno studio di alcuni anni fa di G.E. Seralini e altri, “Differential Effects ofGlyphosate and Roundup on Human Placental Cells and Aromatase” (“Environmental Health Perspectives”, 2009) si afferma, attraverso uno studio di biologia cellulare, che il glifosate è tossico per le cellule umane placentarie JEG3 con concentrazioni più basse di quelle utilizzate in agricoltura. L’effetto aumenta con la concentrazione e il tempo, o in presenza di coadiuvanti. Si denuncia infine che il Roundup, oltre ad essere un potenziale distruttore endocrino, può indurre problemi di riproduzione.
Tale studio è particolarmente importante perché effettuato su cellule umane, mentre la maggioranza delle ricerche nella UE vengono ancora effettuate sugli animali.
Ci preme a tal riguardo mettere in evidenza che, anche nel caso di danni provocati da Ogm, i test su animali hanno consentito alle aziende produttrici delle sostanze analizzate di interpretarli a loro piacimento. I risultati dei test sono stati considerati pienamente validi quando si voleva consentire il via libera agli ogm, mentre si è negata ad essi ogni validità quando erano poco funzionali agli interessi economici, affermando in questo caso la scarsa predittività per l’uomo della sperimentazione animale.

La risposta della UE
Ambigua, in questa situazione, la posizione della Commissione Europea, che, contro il volere della grande maggioranza dei cittadini, ha sempre sostenuto la diffusione degli Ogm e, di riflesso, dei pesticidi.
Un’ambiguità che si manifesta in azioni vistosamente contraddittorie.

- Da un lato l’Unione Europea denuncia la pericolosità dei pesticidi, emana regolamenti su di essi (gennaio 2009) per ridurne l’uso e pubblica l’elenco delle sostanze da bandire (che in futuro dovrà via via essere integrato), in quanto più pericolose delle altre. L’elenco comprende 22 sostanze, tra le quali figura il glufosinate.

- Dall’altro lato l’ UE attiva ogni strumento in suo possesso per promuovere l’autorizzazione di nuovi Ogm. Tra questi, il mais Bt 11 e il mais Bt 1507, entrambi contenenti due modifiche: oltre ad esservi  inserita la tossina Bt (modifica che li rende essi stessi pesticidi), sono modificati per resistere proprio al glufosinate. Essi comportano dunque un impiego massiccio del suddetto diserbante (un uso, come abbiamo detto, di 4 volte superiore a quelle delle colture tradizionali).

E’ stato inoltre di recente rivelato (in “Roundup and Birth Defects. Is the Public Being Kept in the Dark?” apparso su GMWatch) che i dati relativi al Roundup sono stati manipolati e censurati (ad esempio per la teratogenicità rilevata sugli animali) per autorizzare la sua immissione sul mercato UE. Non solo: la Commissione ha anche fatto slittare la revisione dell’erbicida, prevista per il 2012, al 2015, quando (è già stato stabilito) non saranno usati i requisiti più stringenti del nuovo Regolamento del 2009, ma i criteri vecchi, molto più permissivi!

Conclusione
La regolamentazione dei pesticidi è fondata attualmente su una classificazione della tossicità derivante principalmente dal test Ld50 (Dose letale 50). I test su animali, tuttavia, non sono in grado di identificare la risposta umana a tali sostanze. E' noto che i roditori reagiscono diversamente ai pesticidi, avendo, ad esempio, maggiore capacità di neutralizzare gli effetti nocivi degli organofosfati (lo dimostra anche il fatto che, in modo opposto, vengono reclamizzati dei rodenticidi “innocui per l’uomo” da chi vende prodotti per la disinfestazione).

Per giungere ad una corretta valutazione di tossicità occorre modificare la classificazione dei pesticidi stilata dall'OMS in base alle reazioni dei roditori considerando esclusivamente i dati umani a disposizione. Questa conclusione ci giunge da un team di ricercatori internazionali, dopo aver monitorato, tra il 2002 e il 2008, la degenza di 9.302 srilankesi che hanno tentato di suicidarsi ingerendo un pesticida. Tale studio ha rilevato il tasso di letalità di molte sostanze di uso comune nonché evidenziato le notevoli difformità tra le classificazioni OMS e gli effetti sull'uomo.

Il Comitato Scientifico Equivita si unisce a tale raccomandazione ricordando l’esistenza di metodi assai più affidabili, esaurienti e predittivi (nonché più rapidi ed economici) della sperimentazione animale, basati principalmente su cellule o tessuti umani. Ad esempio la tossicogenomica, che consente di osservare il modo in cui una determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni all’interno della cellula, e di verificare la risposta biologica, le reazioni di riparazione e anche le modifiche a lungo termine.

EQUIVITA condanna, a fronte delle gravi evidenze riportate, l'uso dei pesticidi e degli Ogm in agricoltura. E’ tempo di ritirare dal mercato il glifosate e ogni sostanza dimostratasi pericolosa senza attendere la scadenza delle autorizzazioni UE!

EQUIVITA condanna infine la visione politica che antepone gli interessi privati delle industrie alla tutela della salute umana e all’equilibrio della biosfera

Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it
Sito internet: www.equivita.it

Fonte www.disinformazione.it

Disabilità in TV



In tv soprattutto storie vere, senza pietismo. Indagine di Censis e Segretariato Sociale.
Se nel rappresentare l’immigrazione la Tv in particolare è stata accusata di esaltare pregiudizi, quasi di esasperare le differenze, quando si parla di disabilità le cose sembrano andare meglio. Lo rivela una ricerca, realizzata dal Segretariato Sociale della Rai e Censis, dal titolo “Oltre il giardino”, che ha analizzato dal 15 febbraio al 15 maggio di quest’anno la programmazione televisiva di Rai e Mediaset, considerando tutti i generi.
Ne è emerso che il taglio utilizzato è quasi sempre quello della “storia vera” (36,4%), del racconto di vita vissuta, spesso anche in prima persona (nel 68,8% dei casi infatti la persona disabile è presente in trasmissione o nel servizio). Si tratta in prevalenza di servizi filmati (47,5%) o di dibattiti (33,8%) ed è una scelta autonoma della trasmissione (piuttosto che una sollecitazione che proviene dall’esterno) affrontare o meno l’argomento disabilità (70,9%). Ma malgrado si privilegi la linea del racconto personale, che potrebbe prestarsi maggiormente ad un approccio pietistico, la ricerca evidenzia come di disabilità si parli prevalentemente in termini positivi: come fonte di arricchimento nel 19% dei casi o all’interno di una cornice di amicizia e generosità. Solo un 12,7% dei casi fa registrare una drammatizzazione del racconto. “La comunicazione complessiva – si legge nel rapporto - cerca di orientarsi verso quella ‘normalità positiva’ che rappresenta per i disabili l’aspirazione di molti”.
Di disabilità si parla in diversi contesti e in relazione a differenti aspetti della vita quotidiana, cercando un “ampliamento del fuoco di analisi al di là della singola vicenda personale”, connaturato alla scelta di privilegiare il caso, la storia. Maggiormente trattati rimangono gli aspetti medici (riabilitazione, percorsi terapeutici, ricerca) che ricorrono nel 18,8% delle trasmissioni analizzate; segue il tema delle barriere architettoniche (12,5%), scarsamente presente invece l’aspetto solidaristico (nel 65% dei casi non se ne parla mai). Il linguaggio privilegiato è quello della “franchezza”, anche se alcuni argomenti in particolare -rivelano gli osservatori- creano motivi di pudore, come quello della sessualità.


La disabilità in tv ha un solo volto: non si parla di donne, bambini, anziani difficili e malati psichici. 
Sono soprattutto uomini (37,7%), in pari grado giovani e adulti, ed affetti prevalentemente da disturbi motori (48,7%), i disabili di cui si parla in Tv, secondo l’indagine realizzatata da Censis e Segretariato Sociale che ha analizzato dal 15 febbraio al 15 maggio di quest’anno (NB. 2003)la programmazione televisiva di Rai e Mediaset.
Scarsa la presenza femminile, come pure quella di anziani e bambini, ma soprattutto colpisce che l’unico genere di disabilità a cui venga data attenzione è quella fisica. Solo nell’8,9% dei casi analizzati infatti si parla in tv di disabilità psichica, che tuttavia tocca, anche in modo gravissimo, moltissime persone e le loro famiglie (l’Istat ha stimato che in Italia tra il ’99 ed il 2000 vi fossero 700mila persone affette da disturbi psichici). Nel 29,1% dei casi poi se ne parla in modo generico. “Sono dati che ‘aprono finestre’ su tre aspetti della comunicazione di grande problematicità: da una parte, quello della ‘questione femminile’ in televisione, dall’altro quello dell’ ‘anziano difficile’, dall’altro ancora quello della grande ‘rimozione’ del disturbo mentale nella nostra società’, sottolineano gli osservatori. Come dire che in tv vince la logica imposta dal mercato: donne perfette e nonni arzilli e sempre più giovani.
Nel complesso, il disabile è presentato come “soggetto positivo-normale” (41,9%) o “soggetto passivo” (35,9%), una tendenza che fa dire ulteriormente agli esperti che esiste una “tendenza virtuosa ad affrontare la disabilità con sguardo concreto e ad evitare i rischi della drammatizzazione da una parte e del ‘superomismo” dall’altra”. Nel 29,4% dei casi infatti il tono utilizzato nel parlare di disabilità è “normale”, mentre in percentuali del tutto minoritarie è “semplificato”, “scientifico” o “affettuoso”. In prevalenza il linguaggio scelto è quello giornalistico.L’indagine ha rilevato che, nel periodo analizzato, la Rai è intervenuta sulla disabilità in 50 occasioni, Mediaset in 8; tra le testate giornalistiche è il Tg1 ad essere intervenuto il maggior numero di volte, seguito da Tg2 e Tg3, ma spiegano gli osservatori se “è la Rai che propone programmi di maggiore qualità, nel caso dei Tg sono i Tg Mediaset a fare eccellenza”.
Le trasmissioni in cui si discute di disabilità sono molto varie tra loro: si va da quelle di tipo religioso (A sua immagine, Le frontiere dello Spirito), a quelle di tipo naturalistico-ambientalista (Alle falde del Kilimangiaro, Ambiente Italia), da quelle di informazione medica (Elisir), a quelle dedicate ai problemi del lavoro (Okkupati), dai talk show (Maurizio Costanzo Show) a quelle di approfondimento sociopolitico (Porta a Porta), da quelle sportive (La Domenica Sportiva) a quelle di divulgazione scientifica (Leonardo). Quanto allo spazio dedicato, una nota positiva: se infatti nel 22,5% dei casi non si supera il 1'30'' di trasmissione, nel 25% e nel 26,3% si arriva rispettivamente fino a 3'30'' e 6'30''. Un buon 26,3% inoltre supera i 6 minuti di tramissione.


Disabili e TV: modalità di rappresentazione della disabilità  - Anno 2003

  • In maniera drammatizzata 12,%7
  • Identificando la diversità come fonte di arricchimento 19,0%
  • In un contesto di amicizia e generosità 30,4%
  • Altro 38,0%

Con quale nome viene indicato il disabile

  • Nome di battesimo 16,5%
  • Cognome 2,5%
  • Nome e cognome 34,2%
  • Non è utilizzato nessun nome 46,8%

Il disabile è rappresentato come

  • Vittima 10,3%
  • Eroe 1,3%
  • Vincente 3,8%
  • Passivo 35,9%
  • Positivo stereotipato 6,4%
  • Positivo "normale" 41,0%
  • Non rappresentato 1,3%

La trasmissione enfatizza

  • Le prospettive e le soluzioni 38,2%
  • L'esclusione sociale 2,6%
  • L'inserimento 13,2%
  • L'assistenza 11,8%
  • L'accettazione 3,9%
  • La solidarietà 9,2%
  • L'indifferenza 2,6%
  • La normalità 7,9%
  • L'eccezionalità 7,9%
  • Altro 1,3%
  • Non rappresentato 1,3%


Disabili e TV: disabili rappresentati per tipo di handicap- Anno 2003

  • Disturbi motori 48,15
  • Disturbi sensoriali 11,45
  • Disturbi  del linguaggio 3,85
  • Disturbi intellettivi 8,9%
  • Disturbi relazionali 5,1%
  • Handicap in genere non specificato 29,1%
  • Non sono presenti disabili e se ne parla 1,3%


Disabili e TV: perché si parla di disabilità e come se ne parla  - Anno 2003 - Perché si parla di disabilità? %

  • Per una scelta autonoma della trasmissione 70,9
  • In risposta alla sollecitazione di una persona disabile 3,8
  • In risposta ad una sollecitazione esterna di altro 2,5
  • A seguito di un evento 21,5
  • n.r. 1,3

Come si parla di disabilità?

  • In termini generali 51,9
  • A partire di casi individuali 12,7
  • Solo attraverso casi specifici, storie di vita ecc. 27,8
  • Altro 7,6

Disabili e TV: soggetti cui sono indirizzate le informazioni di servizio e argomento trattato Anno 2003 - Soggetti cui sono indirizzate le informazioni di servizio 

  • Alla famiglia 10,0%
  • Al disabile 32,5%
  • Alla società 52,5%
  • Alle istituzioni 5,0%

Argomento trattato 

  • Adozione 1,3%
  • Lavoro 13,8%
  • Scuola 1,3%
  • Relazioni interpersonali 3,8%
  • Barriere architettoniche 12,5%
  • Medicina, riabilitazione, ricerca medica 18,8%
  • Politica 1,3%
  • Integrazione e atteggiamenti sociali verso la diversità 5,0%
  • Ausili 2,5%
  • Supporti tecnologici avanzati 6,3%
  • Iniziative e appelli di solidarietà 2,5%
  • Sport, vacanze, tempo libero 8,8%
  • Altro 30,0%



da Scuola e Educazione

vedi anche:Censis "Oltre il giardino" I disabili e la disabilità in televisione 2003
(PDF)

14 agosto 2011

Disabile? Cavoli tuoi.


“Signora, allora le mandiamo la nuova sedia a rotelle.” – “Ma scusi, se non l’ho nemmeno scelta.” – “Noi dobbiamo smaltire queste, quindi o se la prende o se la compra come le piace a lei con i suoi soldi.”
“Come le piace a lei.” Come se essere condannati tutta una vita su una sedia a rotelle fosse un piacere. Non è tanto la violenza e l’arroganza che stupiscono, quanto la pura crudeltà. E non stiamo parlando di una sperduta Asl del meridione.
Accade a Milano. E il sadico impiegato della Asl parla pure con accento meneghino. A dimostrazione che l’indifferenza e la deficienza sono un patrimonio nazionale equamente distribuito su tutta la penisola.
Accade che un disabile in Italia sulla carta viene tutelato, nei fatti è abbandonato a se stesso, perché deve lottare tutti i giorni non solo con la propria disabilità, ma anche con l’ipocrisia altrui: quella dei perbenisti. Al cui confronto il Dottor Mengele, ideatore dei campi di sterminio, era un benefattore: almeno i nazisti lo dicevano nella pubblica piazza che i disabili li consideravano un rifiuto della società. E come tale lo smaltivano senza troppi complimenti.
Nell’Italia ad un passo dal baratro (ma anche prima), i disabili sono diventati una ricca risorsa economica per tanti, a cominciare da chi le sedie a rotelle le produce. E se non si vendono? Vengono smaltite dalle Asl. E se non sono adatte al disabile per cui lo Stato paga quella carrozzina? Cavoli del disabile, se la faccia andare bene. Loro del resto devono “smaltire”.
Così a nulla valgono le visite nei centri medici specializzati, dove viene compilata una scheda tecnica dove sono contenute tutte le esigenze del disabile; o meglio, se ti mandano una carrozzina inidonea, “per smaltirla”, lo stesso centro convenzionato con lo Stato è costretto a comunicare all’Asl che la sedia a rotelle in esame non è adatta. Quindi viene rimandata indietro. E lo Stato paga due volte il trasporto. E il disabile viene umiliato, anche se poi la sedia a rotelle adatta la ottiene. Loro intanto però ci provano.
Non bastano le vie di Milano disastrate, impossibili da percorrere a piedi per un milanese con due gambe, figuriamoci da un disabile con quattro ruote; non bastano nemmeno le metropolitane da terzo mondo accessibili solo in pochi punti o l’indifferenza delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute a Milano. Uno deve anche sentirsi dire che gli piace stare su una sedia a rotelle.
E del resto, quale violenza viene esercitata dalle Asl ogni anno, quando ti chiedono di dimostrare per l’ennesima volta che sei disabile al 100% o quando ti chiedono “Alzati e cammina”, ben sapendo (perché è da quasi 30 anni che sei su una sedia a rotelle) che non puoi farlo. Si difendono queste commissioni mediche dicendo che è la procedura per smascherare i falsi invalidi.
I quali però continuano ad esserci, perché se uno corrompe il presidente di quella commissione, il falso invalido continuerà a guidare anche se è dichiarato non vedente.
Ogni anno devi combattere con l’ipocrisia di gente che ti considera non una persona, ma una macchina per fare soldi; fa niente che tu, disabile, di soldi ne spendi a manetta, a cominciare dalla macchina modificata che diventa la tua unica forma di sopravvivenza in una città come Milano dove ad ogni incrocio un disabile rischia di ribaltarsi a terra per colpa dell’asfalto dissestato.
Qualche tempo fa, prima della “rivoluzione arancione”, quando i disabili erano un buon serbatoio elettorale per destra e sinistra, avevo proposto le “piste per disabili”. Nulla di rivoluzionario: semplicemente percorsi fatti a misura di persona sulla sedia a rotelle per permettergli di arrivare da sola, ad esempio, in Piazza Duomo. Per percorsi intendevo: scivoli, marciapiedi in piano, strisce pedonali, fermate della metro accessibili, come anche quelle dei tram e degli autobus.
Un tale, che oggi sbandiera elettoralmente il suo aiuto ai disabili, mi disse: “Non ci sarebbero i soldi e le priorità sono altre.” I nazisti, a ben vedere, erano cento volte più umani di questa gente.

fonte qualcosa di sinistra