29 giugno 2010

Al Tg1 cancellano le sentenze (e siamo a due)


foto Facebook Informare per Resistere


Ciao a tutti, innanzitutto mi scuso con tutti voi in quanto ultimamente sono un po lontano dalla Rete e in particolare dai Blog. Le belle giornate e un certo schifo, ma dovrei usare un aggettivo ben più forte (sto rischiando un'ulcera ogni volta che leggo di politica interna), mi fa pensare ad altro. Il disgusto mi è salito oggi ai massimi livelli, quando ho ascoltato in Rete come il TG1 di Minzolini, ha commentato la condanna per Mafia del Senatore Marcello dell'Utri a 7 anni di recrusione.




Del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, come potete ascoltare con le vostre orecchie, non c'è traccia e solo quello che si capisce (credo di non essere ancora rimbambito dalla droga informativa di regime) è che i giudici hanno dato ragione a Dell'Utri, il quale ha avuto la pena scontata rispetto alla sentenza di primo grado (si passa da 9 a 7 anni).

Dunque per i più ... anche questa volta passa come un assoluzione ...

In conclusione un chicca che fa ben sperare: Il Senatore Dell'Utri nel commentare la sua sentenza ha definito "Mangano un eroe", Mauro La Mantia, Presidente Regionale della Giovane Italia (un movimento giovanile interno al PDL) la pensa diversamente, e a caldo ha dichiarato: "I nostri eroi sono i magistrati, Mangano è solo un mafioso". C'è seriamente da pensare che questo ragazzotto rischi la vita in futuro ...

Per adesso è tutto, ma state sicuri che a breve ...rispunteranno i cannoli!

ps. ...Baciamo le mani ... tanto prima che condannino definitivamente dell'Utri, i fatti cadranno in prescrizione, o tutt'al più Mister B. lo farà Ministro ... così potrà utilizzare anch'egli il Legittimo Impedimento ... (cosa non si fa per gli amici ...)

26 giugno 2010

No Nucleare Day - 26 Giugno 2010


Si terra' a Cagliari, in contemporanea con altre citta' italiane, il "No nucleare day", previsto sabato 26 giugno. Nel capoluogo sardo, l'evento e' patrocinato dalla Provincia e promosso da Zerogas, Pensiero libero, Meet-up Beppe Grillo, No nuke e Amici di Sardegna.
"Dalle 18, in piazza Costituzione", ha spiegato stamane a Cagliari, durante la conferenza stampa di presentazione, il responsabile dell associazione Amici di Sardegna Roberto Copparoni, "spiegheremo ai cittadini perche' il ritorno al nucleare non e' economico e tantomeno sicuro. Alle 21 partira' un corteo che, dopo aver sfilato in via Manno, Largo Carlo Felice e via Roma, si fermera' sotto le finestre del Consiglio regionale per sensibilizzare i politici e chiedere ai nostri rappresentanti di ribadire la propria contrariet` al nucleare .
Secondo le sigle che hanno promosso l iniziativa, la realizzazione di ogni nuova centrale costera' ai contribuenti non meno di 5 miliardi di euro. "I tempi di costruzione sono lunghi, intorno ai 10 anni , ha aggiunto Copparoni, "e permangono problemi di sicurezza. C'e' poi il problema dello smaltimento delle scorie radioattive e inoltre l'uranio e' in via di esaurimento, visto che secondo le ultime stime degli scienziati scomparira' dalla Terra attorno al 2050. Infine, il funzionamento delle centrali richiede un enorme quantita' di acqua, un bene che sta scarseggiando e diventera' sempre piu' prezioso". (AGI) .

25 giugno 2010

Ecco dove sono finite le scorie nucleari di la Maddalena


Lo aveva ammesso anche lui qualche tempo fa in un intervista al TGCOM: "Alla Maddalena qualcosa è sfuggito. Alla Maddalena è chiaro che abbiamo dovuto correre: quindi non sono stato forse in grado di poter controllare tutto al meglio giorno per giorno. Qualche cosa può essere sfuggita, qualche cosa può essere stata fatta male". Sono parole del Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso che, a distanza di qualche tempo, al sottoscritto sembra una confessione bella e buona. Sono sicuro che Bertolaso fosse certo che qualcuno, più in là, avrebbe scoperto tutto.

Ricordo che qualche tempo fa mi chiesi che fine avessero fatto le scorie nucleari presenti nella dismessa base militare americana di la Maddalena (per la cronaca un posto meraviglioso sottratto per lungo tempo ai sardi e imbrattato per secoli con porcherie radioattive). Se lo chiese in primis Claudia Zuncheddu, Consigliere Regionale dei Rossomori, che con una dettagliatissima mozione in Consiglio Regionale mosse, lei si per prima, le acque in questa a dir poco squallida vicenda.


"Se il G8 si fosse tenuto in Sardegna,
le eliche dei motoscafi avrebbero fatto venire a galla
i rifiuti e il mare sarebbe diventato nero.
Tutti avrebbero saputo la verità.
Infatti il summit è stato spostato a L'Aquila."
(Fabrizio Gatti)




Sono davvero lontani i tempi in cui a Porta a Porta, Bertolaso rassicurò tutti. Garantì lui personalmente sulla riuscita della bonifica, tessendo le lodi delle persone (in primis suo cognato) che si erano occupate di far sparire quella schifezza. La bonifica, quei lavori, costarono al contribuente ben 72 milioni di euro, i quali come abbiamo visto ...sono magicamente spariti in un gioco di prestigio mal riuscito. Credo che questa volta le dimissioni di Bertolaso, siano sacrosante.

24 giugno 2010

La Gelmini, il Berlusconismo nelle Scuole e nella Cultura


Recentemente il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha proposto di contianuare a promuovere "il berlusconismo" nelle scuole e nella cultura ...

"Proporre il berlusconismo, una conquista del Paese che vogliamo difendere non solo all’interno del Pdl ma anche in un ambito culturale in cui vige l’egemonia della sinistra, che pensa che il centrodestra sia privo di identità culturale. Invece il berlusconismo ha cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori. Non è qualcosa da mettere tra parentesi, come vorrebbe la sinistra che propaga la sua retorica del pessimismo. Ma proprio perché è un momento di crisi e di difficoltà non si può diffondere sfiducia ma è necessario puntare sull’ottimismo della volontà." Fonte

"....è un figlio del popolo venuto dalla miseria. E’ l’uomo più grande e più buono del mondo. Egli in un decennio ha fatto diventare l’Italia la prima nazione del mondo"
(“Libro Fascista del Balilla“, Vincenzo Meletti, adottato nelle scuole nel ‘34) Fonte


Sono certo che una persona che conosco .... se dovesse vedere questo video o ascoltare questa "canzone" .... si compiacerà ....



Quelli riportati in questo post sono alcuni esempi, gli ennesimi, di come è radicalmente cambiata la società italiana in questi anni. Un mix di volgarità e ignoranza preoccupante, che purtroppo è ben lontana nell'essere arrestata.

ps. Ogni volta che mi occupo di queste cose c'è il rischio di prendere un ulcera dal nervoso .... ho la certezza che ai più tutto questo entra in un orecchio ... ed esce dall'altro ...


22 giugno 2010

Maturità, gli UFO sbarcano a scuola

Stamattina mi sono sorpreso e non poco quando ho letto che una delle tracce per il tema d'italiano, da svolgere per l'esame della maturità (che coinvolge da oggi oltre 500.000 studenti), riguardava la possibilità che esistano altre forma di vita al di fuori della Terra: i cosiddetti UFO.

foto andromedafree.it

Di per sè non la trovo una scelta sbagliata o solamente creativa (una delle tante di questo governo), ma anzi in questo caso penso che sia stata una scelta azzeccata, visto anche il crescente aumento del numero delle persone che, in Italia e nel Mondo, credono nella possibilità che esistano altre forme di vita intelligente oltre alla nostra, nell'Universo. Le numerose testimonianze e avvistamenti, nonché una montagna di documenti raccolti in tutto il mondo negli ultimi 60 anni, avvalora la scelta di aver proposto quel tema oggi.

La pensa come me, e non poteva essere altrimenti anche Roberto Pinotti (segretario generale del Cun, Centro ufologico nazionale) che all'agenzia di stampa ADNKRONOS qualche tempo fa aveva dichiarato: “Gli scettici? Ormai sono una specie in via d’estinzione!”. E inoltre aveva sottolineato che "Se fosse una religione, l'Ufologia, sarebbe tra le piu’ seguite al mondo”. In quell'occasione Pinotti citò anche un sondaggio del 2009, dove emerse che il 74% degli italiani crede nell’esistenza di forme di vita extraterrestri. "E' naturale pensarla cosi’- disse Pinotti - La vita e’ venuta sulla terra dallo spazio. Se si considera che solo nella nostra galassia ci sono 150.000 copie del nostro pianeta, e’ ovvio pensare che esistano altre forme di vita nello spazio”. In quell'intervista Pinotti sottolineò il fenomeno UFO rapportato all'Italia: "Solo nel nostro Paese le segnalazioni sono state oltre 12.000 negli ultimi sei decenni, il 20% delle quali riguarda casi del tutto inspiegabili”. Allargando il quadro al resto del mondo, il fenomeno assume dimensioni notevoli se si considera che i casi di avvistamenti accertati nel pianeta sono piu’ di un milione, 150.000 dei quali costituirebbero un “database internazionale documentato”.


Il premio Nobel Carlo Rubbia commenta la possibile esistenza
di vita extraterrestre
video di Tapple3873 di youtube


E infine il testo del Ministero della Pubblica Istruzione sul tema UFO ed extraterrestri
ARGOMENTO: Siamo soli?
DOCUMENTI

«Alla fine del Novecento la ricerca dell’origine della vita sulla Terra era pronta a riprendere il cammino, ora pienamente integrata fra gli obiettivi dell’esobiologia [= Studio della comparsa e dell’evoluzione della vita fuori del nostro pianeta], con un piccolo gruppo di biologi che continuavano a perseguire entusiasticamente la ricerca dell’universalità e uno status di pari dignità con le scienze fisiche che una biologia universale avrebbe portato con sé.
In questa ricerca, però, essi si sarebbero dovuti scontrare con i biologi evoluzionisti, molto pessimisti sulla morfologia, se non sulla stessa esistenza degli extraterrestri, che smorzavano, quindi, le aspirazioni di chi cercava di estendere i principi della biologia terrestre, con tanta fatica conquistati, all’universo nel suo complesso o di incorporare tali principi in una biologia più generale.»
Steven J. DICK, Vita nel cosmo. Esistono gli extraterrestri?, Milano 2002 (ed. originale 1998)

«Gli UFO: visitatori non invitati? In conseguenza delle pressioni dell’opinione pubblica, negli anni passati, furono condotte diverse indagini sugli UFO soprattutto da parte dell’aeronautica americana, per appurare la natura del fenomeno. [...] La percentuale, tra i presunti avvistamenti dei casi per i quali non è stato possibile addivenire a una spiegazione, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è molto bassa, esattamente intorno al 1,5 – 2%. Questa piccola percentuale potrebbe essere attribuita in gran parte a suggestioni o visioni, che certamente esistono. [...] Sono numerose le ipotesi che possono spiegare la natura degli UFO. Si potrebbe, per esempio, pensare che all’origine di un certo numero di avvistamenti vi siano, in realtà, fenomeni geofisici ancora poco conosciuti, oppure velivoli sperimentali segreti, senza tuttavia escludere del tutto la natura extraterrestre. La verità è che noi non possiamo spiegare tutto con la razionalità e le conoscenze. [...] A quanto sembra, logica e metodo scientifico non sembrano efficaci nello studio degli UFO per i quali qualsiasi spiegazione è insoddisfacente e/o troppo azzardata.»
Pippo BATTAGLIA -Walter FERRERI, C’è vita nell’Universo? La scienza e la ricerca di altre civiltà, Torino 2008


Online il nuovo sito del Fatto Quotidiano


Finalmente ci siamo. Da oggi è online il nuovo sito del Fatto Quotidiano, raggiungibile all'indirizzo internet http://www.ilfattoquotidiano.it/. Il Fatto Quotidiano è senza ombra di dubbio l'unico giornale italiano che da finalmente risalto a certe notizie, politiche e giudiziarie, che altri quotidiani a volte "dimenticano" di menzionare (censura) e cosa più importante, è l'unico quotidiano che non percepisce soldi di finanziamento pubblico.

Come ci si poteva aspettare il sito è stato preso d'assalto dagli utenti e in pochi minuti il server è andato in tilt. Quello che vedete qua sotto è quello che appare a chi prova a sfogliare virtualmente i contenuti presenti nel sito.


Per garantire una maggior libertà d'informazione e maggiore visibilità, il giornale gestito dal bravo Direttore Antonio Padellaro, ha lanciato nei giorni scorsi un appello alla Rete e in particolare ai Blogger. Alcuni dei più famosi giornalisti che scrivono su Il Fatto, ovvero Peter Gomez e Marco Travaglio, hanno invitato i Blogger a collaborare col giornale, inserendo nei rispettivi Blog in forma gratuita, alcuni banner che faranno la pubblicità a Il Fatto Quotidiano.

Sto pensando di aderire anch'io a questa iniziativa.

Voi che ne pensate?

un saluto

21 giugno 2010

La bufala del Riscaldamento Globale, il progetto HAARP e il cambiamento climatico

Oggi 21 Giugno dovrebbe esser finalmente estate, ma dopo quasi 6 mesi di pioggia, di estate ancora neppure l'ombra. Ed è per questo che dedico questo post a quanti si stanno spendendo per farci credere che quello che stiamo vedendo in questi anni, è tutto normale. Di normale non c'è niente, e le emissioni di CO2 sono solo, secondo me, un pretesto per un progetto ben orchestrato.
L'obiettivo non dichiarato è l'arma più devastante che l'uomo abbia mai posseduto: il controllo a piacimento del clima.





Il progetto H.A.A.R.P.

«La tecnologia è come un paio di scarpe magiche ai piedi di una bambola meccanica dell’umanità. Dopo che la molla è stata caricata dagli interessi commerciali, la gente può solamente danzare, volteggiando vorticosamente al ritmo che le scarpe stesse hanno stabilito». Queste efficaci parole sono tratte dal libro: «Guerra senza limiti», scritto da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui. Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo. Essi accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della Natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge. Tutto ciò sembra fantascienza, ma Qiao e Wang hanno forse ragione nell’includere la «guerra ecologica» tra le 24 forme di conflitto da essi elencate.

Minacce invisibili

Ebbene il 15 gennaio 2003, il sito della «Prava» ha ospitato un inquietante articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program, cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza». In pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana. Solomatin ha voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su un problema già sollevato dai Russi. Quelle antenne sono forse il prototipo di un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità? Il deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP. Anche in Germania, le inondazioni dello scorso anno sono sembrate a qualcuno troppo disastrose. Così due giornalisti tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf, hanno vagheggiato in un loro articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale «Raum und Zeif», che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa Centrale possano essere legati all’HAARP. La Russia aveva dato l’allarme quasi un anno fa. Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America. Parole schiette e scomode: «Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».

La parola agli americani

Il sito ufficiale www.haarp.alaska.edu ci presenta un’innocente stazione scientifica dove gli scienziati sondano via radio quelle regioni dell’alta atmosfera preannuncianti lo spazio esterno, cioè la ionosfera e la magnetosfera. I titoli dei paragrafi esplicativi del sito sono peraltro scritti a mo’ di domande («Cos’è HAARP?», «Perché è coinvolto il Dipartimento della Difesa?», ecc.) Nel paragrafo titolato «HAARP è unico?», ci si affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio EISCAT, anche se le loro apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia, sono dei radar «incoerenti». Ma veniamo ai dettagli. Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell’Air Force e a partire dall’anno seguente venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la «banda bassa» da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la «banda alta» da 7 fino 10 MegaHerz. Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km, grazie alla loro grande potenza. A pieno regime, l’impianto richiede 3.6 MegaWatt (la potenza di 100 automobili), assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l’uno. Scopo ufficiale di queste installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Come si sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne. E’ per questo, ad esempio, che di notte ci è possibile ascoltare alla radio le stazioni AM di molti Paesi stranieri, dato che la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare la curvatura terrestre.

Guerre di radioonde

Secondo lo stesso principio è plausibile che le irradiazioni delle antenne HAARP possano rimbalzare fino a colpire gli strati bassi dell’atmosfera sopra un Paese distante migliaia di chilometri. Ed interferire quindi con i fenomeni meteorologici. Certamente si tratta di mere ipotesi. Comunque, un uso militare dell’HAARP è ammesso dalla Federazione Scienziati Americani. Un uso, tuttavia, non distruttivo, ma solo di ricognizione. Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe «vedere ciò che succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee di Stati avversi. Al di là di ciò, la «guerra ecologica» appare terribilmente possibile da oltre vent’anni. Già nel 1976 l’Enciclopedia Militare Sovietica ventilava il rischio che gli Stati Uniti, per via elettromagnetica o per via astronautica, potessero modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra l’URSS. L’Unione Sovietica si accordò così con gli USA perché fosse proibito l’uso dei cambiamenti climatici ambientali. A livello ONU, ciò fu ribadito con la convenzione ENMOD (Environmental Medifications), entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Ma pochi anni dopo, negli Stati Uniti, lo scienziato considerato il padre dell’HAARP ideava un sistema volto apertamente a controllare i fenomeni meteo. L’11 agosto 1897 il dott. Bernard Eastlund brevettava con numero di «patente» 4,686,605 il suo «Metodo e apparato per l’alterazione di una regione dell’atmosfera, della ionosfera o della magnetosfera».

Il fantasma di Tesla

Si dice che Eastlund, fisico del MIT si sia ispirato ai lavori del grande genio Nikola Tesla (1856-1943), lo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884. A Tesla dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell’elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase (mentre Edison era rimasto arroccato sulla corrente continua). Inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell’energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre. Quando Tesla morì, l’8 gennaio 1943, gli agenti dell’FBI diedero la caccia a tutti i suoi progetti, su cui si favoleggiò a lungo. D’altra parte lo stesso Tesla aveva parlato persino di raggi della morte, efficaci fino a 320 km di distanza.
Non sappiamo esattamente quanto vi sia di Tesla nei progetti del dott. Eastlund e nell’HAARP. Fatto sta che negli anni Novanta Eastlund fondò una sua compagnia, la Eastlund Scientific Enterprise, che fra le attività menzionate sul suo sito web comprende tanto la partecipazione al programma HAARP, quanto l’esplicita ricerca nel campo delle modificazioni meteorologiche. Che dire? Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da rabbrividire alle loro frasi: «Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura e la composizione atmosferica, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico della terra o si crea un’ecologia locale alternativa. Forse, presto, un effetto El Nino creato dall’uomo diverrà una superarma nelle mani di alcune nazioni e/o organizzazioni non-statali».

di Mirko Molteni - tratto da "La Padania" 15 e 16 giugno 2003




Guerre climatiche di Michel Chossudovsky -
professore di Economia dell'università di Ottawa

L'importante dibattito sul riscaldamento globale patrocinato dalle Nazioni Unite fornisce solo una immagine parziale del cambiamento climatico; oltre al devastante impatto delle emissioni di gas-serra nello strato d'ozono, il clima mondiale può ora essere modificato come parte di una nuova generazione di sofisticate "armi non letali" (non-lethal-weapons). Sia gli americani che i russi hanno sviluppato le capacità di manipolare il clima del mondo.
Negli Stati Uniti, la tecnologia è stata perfezionata all'interno del programma "High-frequency Active Aural Research" (HAARP) come parte della Iniziativa di Difesa Strategica. Recenti prove scientifiche suggeriscono che HAARP è pienamente funzionante ed ha la capacità di provocare inondazioni, siccità, uragani e terremoti.

HAARP E' UN'ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA NON SOTTOPOSTA AD ALCUN NEGOZIATO.

Da un punto di vista militare, HAARP è un'arma di distruzione di massa. Potenzialmente costituisce uno strumento di conquista in grado di destabilizzare selettivamente sistemi agricoli ed ecologici di intere regioni.
Anche se non ci sono prove che questa mortale tecnologia sia stata usata, sicuramente le Nazioni Unite dovrebbero affrontare la questione della "guerra ambientale" a fianco del dibattito sugli impatti climatici dei gas-serra.
Nonostante esista un ampio corpo di conoscenze scientifiche, la questione della deliberata manipolazione climatica per uso militare non è mai diventata esplicitamente parte della agenda delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Né le delegazioni ufficiali né i gruppi ambientalisti partecipanti alla Conferenza sul Cambiamento Climatico all'Aia (novembre 2000) hanno sollevato la questione generale della "guerra climatica" o delle "tecniche di modificazione ambientali (ENMOD) come rilevanti per una comprensione del cambiamento climatico.
Lo scontro tra negoziatori ufficiali, ambientalisti e lobbies del business americano si è concentrato sull'aperto rifiuto di ashington di sottostare agli impegni di riduzione dell'emissione di anidride carbonica assunti col Protocollo di Kyoto nel 1997[1]. Gli impatti delle tecnologie militari sul clima mondiale non sono oggetto di discussione ne' ragione di preoccupazione.
Attentamente confinato ai gas-serra, il dibattito corrente sul cambiamento climatico serve agli obiettivi strategici e di difesa di Washington.

"GUERRA CLIMATICA"

La rinomata scienziata dott. Rosalie Bertell conferma che "gli scienziati militari degli Stati Uniti stanno lavorando sui sistemi climatici come potenziale arma. I metodi includono l'accrescimento delle tempeste e la deviazione dei fiumi di vapore dell'atmosfera terrestre per produrre siccità o inondazioni mirate[2]
Già negli anni '70 il vecchio consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski aveva previsto nel suo libro "Tra Due Epoche" che:
"...La tecnologia renderà disponibile, per i leader delle maggiori nazioni, tecniche per condurre una guerra segreta, per la quale sarà necessario considerare solo una minima parte delle forze speciali (...) Tecniche di modificazione del clima potrebbero essere impiegate per causare prolungati periodi di siccità o tempesta..."
Marc Filterman, ex-ufficiale francese, descrive svariati tipi di "armi non convenzionali" che usano frequenze radio. Egli si riferisce alla "guerra climatica", indicando che gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica già "...padroneggiano il know-how necessario per scatenare improvvisi cambiamenti climatici (uragani, siccità) nei primi anni '80..." [3]. Queste tecnologie rendono "...possibile provocare disturbi atmosferici usando onde radar a frequenza estremamente bassa..."[4].
Una simulazione sui futuri scenari di difesa commissionata per l'U.S Air Force (aeronautica militare, ndt) indica la necessità per "...Le forze aerospaziali degli Stati Uniti di `possedere il clima' capitalizzando le emergenti tecnologie e concentrandosi sullo sviluppo di quelle tecnologie per le applicazioni di guerra...". Per mezzo dello sviluppo delle operazioni amiche, di quelle per disturbare le azioni nemiche per mezzo di modificazioni su piccola scala dei modelli climatici e di quelle per completare il dominio delle comunicazioni globali e il controllo dello spazio, la modificazione del clima offre al combattente un'ampia gamma di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un avversario. Negli Stati Uniti, la modificazione del clima diventerà verosimilmente una parte della politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia interne che internazionali. Il nostro governo persegue questa politica, a seconda dei suoi interessi, a vari livelli [5].

IL PROGRAMMA "HIGH-FREQUENCY ACTIVE AURAL RESEARCH" - HAARP

Il HAARP con base a Gokoma (Alaska) - amministrato congiuntamente da Aviazione e Marina - è parte di una nuova generazione di armamenti sotto il controllo della Iniziativa di Difesa Strategica degli Stati Uniti.
Approntato dal Laboratorio di Ricerca dell'Aviazione - Direzione Veicoli Spaziali, HAARP è costituito da un sistema di potenti antenne in grado di creare "modificazioni locali controllate della ionosfera".
Lo scienziato dott. Nicholas Begich - attivista della campagna contro HAARP - descrive tale programma come "...una tecnologia di raggi estremamente potenti di onde radio che raggiungono aree della ionosfera (lo strato più alto dell'atmosfera) si concentrano su di essa e la riscaldano. A quel punto le onde elettromagnetiche rimbalzano sulla terra e penetrano qualsiasi cosa - viva o morta..."[6]
La dottoressa Rosalie Bertell descrive HAARP "...una gigantesca stufa in grado di causare la principale spaccatura della ionosfera, creando non tanto dei buchi quanto delle lunghe incisioni sullo strato protettivo che impedisce alle radiazioni mortali di bombardare il pianeta..."[7].

INGANNANDO L'OPINIONE PUBBLICA

HAARP è stato presentato all'opinione pubblica come un programma di ricerca scientifica ed accademica. Tuttavia, documenti militari degli Stati uniti sembrano suggerire che il principale obiettivo di HAARP è sfruttare la ionosfera per i propositi del Dipartimento della Difesa[8]. Senza fare esplicito riferimento ad HAARP, uno studio dell'Aviazione punta all'uso di "modificazioni indotte nella ionosfera" come un modo per alterare i modelli climatici così come disturbare i radar e le comunicazioni nemiche [9]
Secondo la dottoressa Rosalie Bertell, HAARP fa parte di un sistema integrato di armi che ha conseguenze ambientali potenzialmente devastanti: è in continuità con cinquant'anni di crescenti ed intensi programmi di distruzione rivolti allo studio e controllo della parte alta dell'atmosfera. Sarebbe sconsiderato non associare HAARP alla costruzione del laboratorio spaziale che è stato progettato dagli Stati Uniti.
HAARP appartiene ad una lunga storia di ricerca spaziale di natura deliberatamente militare.
Le implicazioni della combinazione tra questi progetti è allarmante. E' spaventosa la capacità derivante dalla combinazione tra HAARP/Laboratorio Spaziale/Missili di spedire ovunque sulla terra una enorme quantità di energia, comparabile ad una bomba nucleare, attraverso laser o raggi a particelle.
Il progetto viene venduto al pubblico come uno scudo spaziale contro attacchi nemici oppure, ai più ingenui, come un modo per riparare lo strato d'ozono [10].
Oltre alle modificazioni climatiche, HAARP può avere altre funzioni: può contribuire al cambiamento climatico attraverso il bombardamento massiccio dell'atmosfera con raggi ad alta frequenza. Ma le onde di ritorno a bassa frequenza ed alta intensità possino colpire il cervello delle persone e non sono da escludersi anche effetti sui movimenti tettonici [11].
Più in generale HAARP è in grado di modificare il campo elettro-magnetico della terra. Fa parte di un arsenale di armi elettroniche che i ricercatori militari nord-americani considerano come "una guerra gentile e delicata"[12].

LE ARMI DEL NUOVO ORDINE MONDIALE.

HAARP fa parte dell'arsenale d'armi del Nuovo Ordine Mondiale controllato dalla Iniziativa di Difesa Strategica (S.D.I.). Intere economie nazionali potrebbero essere potenzialmente destabilizzate attraverso manipolazioni climatiche attuate dai punti di comando negli Stati Uniti.
Ancora più importante è il fatto che tali operazioni possono essere effettuate senza conoscere il nemico, ad un costo minimo e senza impiegare personale ed equipaggiamento come in una guerra convenzionale.
Appagando gli interessi economici e strategici degli Stati Uniti HAARP potrebbe essere utilizzato per modificare selettivamente il clima in differenti parti del mondo col risultato di destabilizzare sistemi agricoli ed ecologici. Ciò che è peggio è che il Dip. della Difesa USA ha assegnato risorse ingenti per lo sviluppo dei sistemi di intelligence e monitoraggio sui cambiamenti climatici. La N.A.S.A. e la National Imagery and Mapping Agency (N.I.M.A.) del Dip. della Difesa
Stanno lavorando su delle immagini fornite dai satelliti per lo studio di inondazioni, erosioni, frane, terremoti, zone ecologiche, previsioni atmosferiche e cambiamento climatico[13]

L'INERZIA POLITICA DELLE NAZIONI UNITE.

Secondo la convenzione sul Cambiamento Climatico (U.N.F.C.C.C.) firmata nel 1992 al Summit di Rio de Janeiro:
"...In accordo con la Carta delle Nazioni Unite e i principi della legge internazionale, gli stati hanno la responsabilità di assicurare che attività svolte sotto la propria giurisdizione o controllo non causino danni all'ambiente di altri stati o di aree al di fuori della giurisdizione nazionale..."[14]
Inoltre vi è una Convenzione internazionale ratificata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1977 che proibisce "...l'uso militare o altrimenti ostile di tecniche di modificazione ambientale che abbiano effetti molto diffusi, duraturi, gravi..."[15]. Sia gli Stati Uniti che l'Unione Sovietica firmarono la Convenzione. Questa definisce "tecniche di modificazione ambientale" qualsiasi tecnica "...per il cambiamento - attraverso la deliberata manipolazione dei processi naturali - della dinamica, composizione o struttura della terra, inclusi la sua litosfera, idrosfera, atmosfera e lo spazio..."[16].
Perché allora le Nazioni Unite - ignorando la Convenzione ENMOD del 1977 così come la loro Carta - decidono di escludere dalla loro agenda i cambiamenti climatici derivanti dai programmi militari?

IL PARLAMENTO EUROPEO E' A CONOSCENZA DELL'IMPATTO DI HAARP

Nel febbraio 1998, in risposta ad un rapporto della signora Maj Britt Theorin - parlamentare europea e avvocatessa pacifista - il Comitato per gli Affari Esteri, la Sicurezza e la Difesa ha tenuto audizioni pubbliche a Bruxelles sul programma H.A.A.R.P[17]
Il "Motion for Resolution" del Comitato sottoposto al Parlamento Europeo "...In virtù del suo esteso impatto sull'ambiente considera HAARP un problema globale e richiede che le sue implicazioni legali, ecologiche ed etiche siano esaminate da una istituzione internazionale indipendente; il Comitato esprime rammarico per il reiterato rifiuto dell'Amministrazione degli Stati Uniti di fornire pubblicamente informazioni sui rischi pubblici ed ambientali del programma H.A.A.R.P..."[18].
La richiesta del Comitato di definire un "Protocollo Verde" sugli "impatti ambientali delle attività militari", è stata casualmente lasciata cadere nel vuoto con la motivazione che il Parlamento Europeo manca della necessaria giurisdizione per indagare sui "rapporti tra ambiente e difesa"[19].
Bruxelles era ansiosa di evitare uno scontro con Washington.

COMPLETAMENTE OPERATIVO

Mentre non ci sono prove che HAARP sia stato utilizzato, ricerche scientifiche ci confermano che al momento è completamente operativo. Ciò significa che HAARP potrebbe essere utilizzato dai militari degli Stati Uniti per modificare selettivamente il clima di una nazione "non amica" o di uno "stato canaglia" con l'obiettivo di destabilizzarne l'economia nazionale. I sistemi agricoli sia dei paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo sono già in crisi a causa delle politiche del Nuovo Ordine Mondiale come la deregolamentazione del mercato.
E' ampiamente documentato che la "medicina economica" che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno imposto al Terzo Mondo e ai paesi dell'ex blocco sovietico ha largamente contribuito alla destabilizzazione dell'agricoltura nazionale. A loro volta, i provvedimenti dell' Organizzazione Mondiale del Commercio hanno favorito gli interessi di una manciata di multinazionali occidentali bio-tech nel loro tentativo di imporre semi geneticamente modificati ai contadini di tutto il mondo.
E' importante comprendere il rapporto tra i processi economici, strategici e militari del Nuovo Ordine Mondiale. Le manipolazioni climatiche realizzate attraverso il programma HAARP (sia accidentali che deliberate) peggioreranno inevitabilmente questi cambiamenti colpendo le economie nazionali, distruggendo infrastrutture e provocando potenzialmente la bancarotta di contadini in vaste aree. Sicuramente i governi nazionali e le Nazioni Unite dovrebbero affrontare la questione delle possibili conseguenze di HAARP e di altre "armi non letali" sul cambiamento climatico.

NOTES

1. The latter calls for nations to reduce greenhouse gas emissions by an average of 5.2 percent to become effective between 2008 and 2012. See Background of Kyoto Protocol at http://www.globalwarming.net/gw11.html
2. The Times, London, 23 November 2000.
3. Intelligence Newsletter, December 16, 1999.
4. Ibid.
5. Air University of the US Air Force, AF 2025 Final Report, http://www.au.af.mil/au/2025/ (emphasis added).
6. Nicholas Begich and Jeane Manning, The Military's Pandora's Box, Earthpulse Press, http://www.xyz.net/~nohaarp/earthlight.html ; See also the HAARP home page at http://www.haarp.alaska.edu/).
7. See Briarpatch, January, 2000. (emphasis added).
8. Quoted in Begich and Manning, op cit.
9. Air University, op cit.
10. Rosalie Bertell, Background of the HAARP Program, 5 November, 1996, http://www.globalpolicy.org/socecon/envronmt/weapons.htm
11. Begich and Manning, op cit.
12. Don Herskovitz, Killing Them Softly, Journal of Electronic Defense, August 1993. (emphasis added). According to Herskovitz, "electronic warfare" is defined by the US Department of Defense as "military action involving the use of electromagnetic energy..." The Journal of Electronic Defense at http://www.jedefense.com has published a range of articles on the application of electronic and electromagnetic military technologies.
13. Military Space, 6 December, 1999.
14. UN Framework Convention on Climate Change, New York, 1992. See complete text at http://www.unfccc.de/resource/conv/conv_002.html , (emphasis added).
15. See Associated Press, 18 May 1977.
16. Environmental Modification Ban Faithfully Observed, States Parties Declare, UN Chronicle, July, 1984, Vol. 21, p. 27.
17. European Report, 7 February 1998.
18. European Parliament, Committee on Foreign Affairs, Security and Defense Policy, Brussels, doc. no. A4-0005/99, 14 January 1999.
19. EU Lacks Jurisdiction to Trace Links Between Environment and Defense, European Report, 3 February 1999.

(C) Copyright by Michel Chossudovsky, Ottawa, November, 2000.

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E-Mail: chossudovsky@videotron.ca ; (Altern. E-mail: chossudovsky@sprint.ca )


Manipolazione e controllo del clima
da utente FreeMachinez di Youtube







Infine come non dimenticare il documento che ha siglato l'accordo (anno 2002)
della Cooperazione tra Italia-USA su Scienza e Tecnologia dei Cambiamenti Climatici


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Petrolio, bucare e deturpare indiscriminatamente l'Italia

Dopo qualche giorno di "vacanza non vacanza" torno a postare su Niente Barriere. Chiedo scusa a quanti leggono Niente Barriere tutti i giorni ma, dopo 5 mesi intensi, avevo bisogno di staccare qualche giorno da l'immenso schifo a cui sto assistendo quotidianamente.

un saluto



L'Italia nasconde sotto le sue viscere 100 milioni di tonnellate di petrolio, magari scandente, ma pur sempre petrolio. Il dovere di noi poveri cittadini è quello di lasciar fare alle compagnie petrolifere tutto quello che vogliono, a partire dall'Eni o la Saras, per citarne due illustri. In nome del profitto, ai cittadini si chiede di chiudere gli occhi, di tapparci la bocca e le orecchie anche quando assisteremo, magari potrà capitare, a spettacoli apocalittici, come quello che ha causato la marea nera nel Golfo del Messico.

E' questo in sintesi il pensiero scellerato che ricorre nelle menti di chi oggi tiene in scacco l'Italia. L'unica cosa che sanno fare e continuare a spolpare un paese oramai in ginocchio, in attesa che, una volta terminato il saccheggio, questi toglieranno finalmente il disturbo. Li rivedremo in qualche paradiso fiscale, vivranno come nababbi alla faccia nostra. E benediranno il fatto di aver avuto a che fare con la razza italica, che li ha lasciati fare.

Vi faccio sapere di piu:

Dossier: trivellazioni petrolio off-shore
CON BERLUSCONI PIU’ TRIVELLE NEI MARI ITALIANI.
“Escalation impressionante di attività petrolifere in 7 regioni italiane”.

In un futuro non troppo lontano i mari che bagnano il nostro Paese potrebbero assumere una fisionomia del tutto nuova, andando a somigliare sempre più al Mar del Nord, costellato di piattaforme petrolifere.
Questo è la scenario che realisticamente si prospetta alla luce delle attività di ricerca e estrazione petrolifera offshore che l’esecutivo Berlusconi ha autorizzato nei suoi anni di governo.

In particolare il mar Adriatico pare essere avviato ad una pesantissima petrolizzazione: è notizia di pochi settimane fa che il Tar di Lecce ha ordinato la sospensiva del decreto ministeriale su lavori preliminari per la ricerca di idrocarburi nel mare pugliese. La Regione Puglia, insieme col Comune di Fasano (Brindisi), si era associata al ricorso presentato dal Comune di Ostuni (Brindisi) contro un provvedimento del ministero dell’Ambiente sulla compatibilità ambientale di lavori per l’estrazione di idrocarburi in favore della società britannica Northern Petroleum.
Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva emesso pronuncia positiva di compatibilità ambientale nei confronti della multinazionale inglese all’inizio del 2009 ma l’opinione pubblica ne era venuta a conoscenza solo dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale N. 267 del 16 Novembre 2009. La Northern Petroleum era stata quindi autorizzata a svolgere sondaggi in mare per la ricerca di petrolio a 25 km a est di Monopoli, a sud di Bari.
Il numero delle decisioni di compatibilità ambientale dei lavori di estrazione di petrolio come dicevamo ha avuto un’escalation impressionante negli ultimi anni: le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare sottoposti alle procedure di VIA o alla verifica di assoggettabilità a VIA con i governi Berlusconi che hanno avuto esito positivo sono ben 16. Nel frattempo 10 procedure di VIA e 3 verifiche di assoggettabilità a VIA sono in corso.
Proprio guardando le verifiche di assoggettabilità a VIA concluse che, negli ultimi due anni, ovvero da quando è in carica il Governo Berlusconi, si rimane sbalorditi dalla quantità di progetti di ricerca di idrocarburi offshore che interessano i nostri mari. In questi casi, e sono ben nove, non è stato nemmeno necessario appunto attivare la procedura di VIA, perché la verifica di assoggettabilità da il via libera senza la necessità di passare per la Valutazione di impatto ambientale.
A far la parte del leone sono le aziende petrolifere straniere, Norther Petroleum, Petroceltic e la Puma Petroleum. Il mare più battuto è l’Adriatico ma non sono esclusi altri tratti del Mediterraneo: nel mare incantevole della Sardegna, al largo delle spiagge del Sinis, in un angolo di paradiso che dall’isola di Mal di Ventre corre fino alle coste di Bosa, si stanno per mettere in moto le attrezzature della Puma petroleum di alta tecnologia a caccia di gas e petrolio.
Sempre in Sardegna la Saras ha invece un permesso di prospezione nel golfo di Oristano e nelle acqua a sud dell’isola.
Occorre ricordare che la valutazione di impatto ambientale (VIA) è una procedura amministrativa strumento di supporto per l’autorità decisionale finalizzato a individuare, descrivere e valutare gli effetti dell’attuazione o meno di un determinato progetto. Con “impatto ambientale” si intende l’insieme degli effetti causati da un evento, un’azione o un comportamento sull’ambiente nel suo complesso .L’impatto ambientale - da non confondere quindi con inquinamento o degrado - mostra quali effetti può produrre una modifica all’ambiente circostante inteso in senso lato (sociale, economico ecc.). Si cerca cioè di prevedere quali saranno i costi ed i benefici nel caso in cui si verifichino delle modifiche di uno stato di fatto. Una ricerca di idrocarburi inizia sostanzialmente da studi geologici seguiti da indagini geofisiche per individuare, su aree vaste, particolari situazioni nel sottosuolo (trappole), che possono risultare mineralizzate ad olio, a gas o ad olio e gas. Le indagini geofisiche si possono fare, oltre che in regime di permesso di prospezione, anche liberamente, invece la ricerca di nuovi giacimenti, comprendente indagini geofisiche ma soprattutto perforazioni di ricerca, si può fare solo avendo ottenuto un permesso di ricerca. La prospezione geofisica è una tecnica di indagine non distruttiva del sottosuolo, che consiste nella misurazione tramite apparecchi di alcune proprietà fisiche del terreno che possono rivelarne la struttura, così come la presenza di oggetti sepolti.
La produzione petrolifera italiana è attorno ai 130.000 barili al giorno, mentre quella gassifera è di circa 17.5 miliardi di metri cubi. Il picco di produzione petrolifera in Italia è stato raggiunto nel 1997, e la velocità di esaurimento corrente è del 3,1%. La produzione nazionale rappresenta circa il 7% del nostro consumo totale di petrolio, il rimanente 93% è pertanto importato dall’estero; la produzione italiana, infine, corrisponde all’1% della produzione mondiale, con le riserve rimanenti, circa 1 miliardo di barili, che rappresentano lo 0.1% delle riserve mondiali di greggio.
Le procedure di VIA in corso, che hanno tutte per oggetto il permesso di ricerca, hanno,in sette casi su dieci, come azienda proponente, la Petroceltic Elsa, una controllata al 100% dalla società irlandese Petroceltic International PLC, e si concentrano tutte nel basso adriatico, di fronte alle coste abruzzesi e pugliesi, mentre le altre aziende interessate sono la Northern petroleum, con ricerche nelle acque siciliane, Edison (mare di fronte all’Abruzzo e il Molise) e Consul Service(di fronte alle coste della Basilicata).
Tra le sei procedure di Via concluse tre sono di fronte alle coste dell’Emilia Romagna e contemplano la concessione di coltivazione, ovvero la vera e propria estrazione di petrolio.
Sempre la Northern Petroleum, molto interessata invece al petrolio nei fondali antistanti la Puglia, ha in quella zona ottenuto altri tre permessi di ricerca.
Un permesso di ricerca può riguardare un’area molto vasta: ad esempio è inerente ad un’area marina di ben 127 kmq., di fronte alle coste abruzzesi quello da cui Petroceltic conta di estrarre 80 milioni di barili di greggio in 3 anni (2009-2001).
Va premesso che quando si parla di petrolio bisogna pensare alla qualità dello stesso, il petrolio del basso Adriatico è di pessima qualità perché bituminoso con un alto grado di idrocarburi pesanti e ricco di zolfo (praticamente simile a quello albanese che non ha portato nessuna ricchezza sul loro territorio). Il prodotto di scarto più pericoloso è l’idrogeno solforato (H2S) dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm), mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm : ben 6000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti in Italia. Le attività di perforazione e produzione di petrolio dal fondo marino contribuiscono per il 2% all’inquinamento marino. Questo 2% va sommato al 12% dovuto agli incidenti nel trasporto marittimo, si aggiunge il 33% per operazioni sulle navi relative a carico e scarico, bunkeraggio, lavaggio, scarichi di acque di sentina o perdite sistematiche, che porta al 45% l’apporto complessivo di inquinamento dovuto a perdita dalle navi. Un consistente apporto di inquinamento da petrolio, stimato al 37%, è quello che proviene da scarichi urbani e industriali, sistematici o accidentali, e perdite da raffinerie, oleodotti, depositi. Inoltre le ricadute atmosferiche di idrocarburi evaporati o parzialmente incombusti danno un apporto del 9%, sorgenti sottomarine rilasciano per trasudamento naturale un apporto del 7%.Per potere trivellare nel mare, ed altrove, le compagnie petrolifere hanno bisogno di speciali “fluidi e fanghi perforanti”per portare in superficie i detriti perforati (cutting). Quali sono le caratteristiche di tali materiali? Questi fanghi sono tossici e difficili da smaltire. Lasciano, infatti, tracce di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame. Questi elementi pesanti sono nocivi e si bioaccumulano nei corpi del pesce che mangiamo. Date le condizioni di lavoro in mare, con condizioni spesso variabili e difficili, è lecito porsi alcune domande: quanto materiale si disperde? Chi controlla che il suddetto fango, costoso da smaltire, raccolto in vasconi appositi, non strabordi in mare? Diversi studi redatti da agenzie governative dimostrano i livelli di mercurio è molto alto nei pesci pescati vicino le piattaforme petrolifere. L’estrazione del petrolio e la sua raffinazione comportano, inoltre, un notevole dispendio di acqua, che sarà prelevata dall’acquedotto pubblico, già perennemente carente in estate. Queste acque contaminate dallo zolfo e metalli pesanti saranno poi reimmesse nel terreno con un rischio gravissimo di contaminazione delle falde. A tutto questo va aggiunto che con le perforazioni c’è il rischio subsidenza, che è l’abbassamento del terreno a causa delle estrazioni di idrocarburi. Questo fenomeno è qualche volta accompagnato da micro terremoti e dissesti geologici, pericolosi in zone in cui la maggior parte delle abitazioni non sono antisismiche. Il nostro paese, a causa dell’utilizzo delle fonti fossili come gas e petrolio, ha sforato di gran lunga le proprie quote di emissioni. Attualmente noi italiani paghiamo diversi milioni di euro al giorno per lo sforamento delle emissioni di Anidride Carbonica rispetto all’obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto. Invece di pensare ad un aumento dell’offerta e del consumo si dovrebbe pensare di attuare una logica di risparmio energetici e delle risorse. Se si consentirà l’inserimento di piattaforme petrolifere sul mare pugliese, si avvallerà l’ennesima operazione che avvantaggia e arricchisce poche lobby a scapito dell’impoverimento collettivo. Altro aspetto è il rischio incidenti, paragrafo spesso omesso in molti progetti. Si individuano tre tipologie di possibili incidenti:- Blow-out di gas durante la perforazione; -Blow-out con fuoriuscita di petrolio incontrollata; -Collisioni di Navi con la Piattaforma. Il rischio subsidenza del terreno, è così noto nel nord dell’Adriatico da aver portato alla sospensione delle attività di estrazione per lunghissimi periodi.
Il Mediterraneo è già un’immensa pattumiera marina. E’, difatti, il mare più inquinato da idrocarburi, essendo uno dei mari più solcati da petroliere che lavano le cisterne al largo, sporcando le nostre spiagge a svantaggio del turismo locale. Si spera che il governo nazionale e locale tengano conto non solo degli aspetti economici, che sono marginali considerata la bassa qualità del petrolio sabbioso ad alto contenuto di zolfo e la difficoltà di estrazione off-shore, ma anche delle esternalità negative provocate da questi progetti, ossia il costo che la collettività dovrà sostenere per ripagare i danni causati alla salute dell’uomo, all’agricoltura, al turismo, alla pesca, ecc.
Costi e benefici: per un Paese come L’Italia per il quale il mare rappresenta una delle attrattive turistiche fondamentali l’installazione di numerose piattaforme petrolifere, con il conseguente impatto paesaggistico e le ricadute in fatto di inquinamento da idrocarburi è logico considerare come i benefici per la collettività, per il comparto dell’industria turistica siano assolutamente nulli, mentre sarebbero altissimi i costi.

ALCUNE ZONE INTERESSATE
  • EMILIA ROMAGNA: COLTIVAZIONE, ADRIATICO, RIMINI (COMPAGNIA ENI)
  • EMILIA ROMAGNA: COLTIVAZIONE, ADRIATICO, RAVENNA (COMPAGNIA ENI)
  • MARCHE: COLTIVAZIONE, ADRIATICO, ANCONA (COMPAGNIA ENI)
  • MARCHE: COLTIVAZIONE, ADRIATICO, PESARO (COMPAGNIA ENI)
  • ABRUZZO: POZZO ESPLORATIVO, ADRIATICO, FRANCAVILLA AL MARE (COMPAGNIA VEGA)
  • MOLISE : POZZO ESPLORATIVO, ADRIATICO, ISERNIA, CASTEL DEL GIUDICE (COMPAGNIA ENI)
  • PUGLIA: PERMESSO DI RICERCA, ADRIATICO, FOGGIA (COMPAGNIA PETROCELTIC)
  • PUGLIA: PERMESSO DI RICERCA, ADRIATICO (COMPAGNIA NORTHERN PETROLEUM)
  • CALABRIA: PERMESSO DI RICERCA, MAR IONIO-CROTONE (COMPAGNIA PUMA PETR.)
  • SICILIA: PERMESSO DI RICERCA LARGO ISOLA DI LAMPEDUSA (COMPAGNIA PUMA PETR.)
  • SICILIA: POZZO ESPLORATIVO CANALE DI SICILIA - LICATA (COMPAGNIA ENI)
  • SICILIA: PERMESSO DI RICERCA CANALE DI SICILIA - RAGUSA (COMPAGNIA PEAL PETR.)
  • SICILIA: PERMESSO DI RICERCA, CANALE DI SICILIA, POZZALLO-RAGUSA (COMPAGNIA PEAL PETR.)
  • SARDEGNA: PERMESSO DI RICERCA, MAR DI SARDEGNA-CAPO MANNU (OR) (COMPAGNIA PUMA PETR.)
  • SARDEGNA: PERMESSO DI PROSPEZIONE, MAR DI SARDEGNA- CAPO DI SPARTIVENTO (COMPAGNIA SARAS)
  • SARDEGNA: PERMESSO DI PROSPEZIONE, MAR DI SARDEGNA-GOLFO ORISTANO (COMPAGNIA SARAS)
Il Dossier da Francesco Ferrante
Caccia al petrolio: 700 trivelle bucano l'Italia
Riparte la corsa all'oro nero. Il videoreportage di Luigi Carletti
(riprese e montaggio di Marco Modafferi)




16 giugno 2010

PNL, Ipnosi e DDL Intercettazioni



Nel post di oggi mi servirò della splendida video inchiesta effettuata dal bravissimo giornalista e blogger Enzo Di Frenna dal titolo: La tv italiana gestita dagli uomini Delta.

"Gli Italiani cercano disperatamente
qualcosa di decente da vedere in Televisione"
Nanni Moretti, La Repubblica, 2008

"... la progressiva banalizzazione diseducativa
dei programmi televisivi ha modificato
la percezione collettiva dei comportamenti ... "
Daniele Martinelli, Giornalista e Blogger - 2008

"Basta con questa televisione tutta uguale ..."
Fiorello, Corriere della Sera - 2008

" ..è la volta buona che mi libero
definitamente della tivù generalista
e abbandono RaiMediaset al suo trash..."
Alessandro Gilioli, Giornalista e Blogger - 2009

"Ci sono certe sere che uno guarda
i programmi televisivi,
i più brutti, e non riesce a staccarsi ..."
Aldo Grasso, Corriere della Sera - 2009

"La tv attuale è piena di risse
verbali e i giovani sono mortificati
con il velinume ..."
Renzo Arbore, Corriere della Sera - 2009


La tv italiana gestita dagli uomini Delta






Come si evince dal secondo filmato la tecnica che viene utilizzata per ipnotizzare e condizionare il cervello, e dunque qualunque scelta futura degli italiani, si chiama Programmazione Neurolinguistica, meglio nota con il nome di PNL. Il PNL è una tecnica di persuasione molto potente ideata da Richard Bandler e John Grinder, e che viene principalmente utilizzata nel campo della pubblicità e della psichiatria. Questa tecnica nel corso degli anni è sempre più utilizzata dal mondo della politica.



Ma cosa centra la PNL con la politica, la Televisione,
i Giornali, i Blog e il DDL intercettazioni?

Con l'approvazione del DDL Intercettazioni si chiuderà il cerchio sul disegno voluto dal sistema, (dai poteri forti di questo Stato) e si rafforzerà il "Pensiero Unico" che si è andato a creare dalle Elezioni Politiche del 2008, quando sono stati eliminate (democraticamente) molte voci pluraliste sociali e politiche di questa nazione.
Con il controllo totale dei contenuti audiovisivi, ma anche cartacei, sarà estremamente facile per chi ci governa ... governare. Uno degli obbiettivi principali del PNL è infatti quello che alla fine ci insegna a non pensare (!), ovvero ci accontenteremo di quello che passa nel convento e che ci è stato inculcato. Naturalmente la percezione della realtà dei fatti degli italiani ...sarà drogata, è già drogata ....e nel futuro sarà pari a zero.

Prima di concludere questo post non posso non citare i danni enormi creati a questa nazione dalla politica. Non essere intervenuti per tempo sul conflitto d'interesse tra editoria e politica, ci sta portando alla rovina. I pochi elettori che ancora conservano un pò di libero arbitrio, dovrebbero ricordarsi nel segreto dell'urna i nomi dei politici, (e in quale schieramento sono oggi) che hanno permesso tutto questo. Senza alcuna forma di dubbio sono loro i maggiori colpevoli della situazione che stiamo affrontando.

Nota finale: Silvio Berlusconi la PNL la conosce molto bene, esso ha voluto che fosse insegnata ai suoi dipendenti nel 1994, a Pubblitalia e alla Fininvest.

un saluto

Per approfondire leggi anche

15 giugno 2010

Global Wind Day 2010, la Giornata Mondiale del Vento


Oggi 15 giugno si festeggia il Global Wind Day 2010, ovvero la giornata mondiale del vento. Nato nel 2007 con la partecipazione di 18 Paesi, principalmente europei, la manifestazione è diventata d'interesse internazionale, grazie anche al coinvolgimento dell'Associazione Europea dell'Energia Eolica (EWEA) e del Consiglio Globale dell'Energia Eolica (GWEC).

I dati diffusi dall'Ewea ci dicono che l’ l’Italia è sorprendentemente al terzo posto in Europa per quanto riguarda la produzione di energia pulita prodotta attraverso l'eolico, quindi grazie al vento. Sebbene il nostro mercato non abbia ancora raggiunto i livelli della Spagna e della Germania, è considerato tra quelli con la maggiore crescita. In tutto il mondo sono previsti più di 300 eventi tra conferenze, visite guidate, concorsi di disegno e fotografia, eventi sportivi e laboratori per grandi e piccoli. In Italia, come in altri Paesi, la giornata mondiale del vento durerà più giorni. A Roma per esempio a Villa Borghese si terrà un ciclo di conferenze di ben due settimane, nella quale l'ANEV distribuirà la mappa del vento con tutte i parchi eolici presenti sulla penisola.

Per approfondire questo argomento leggi anche il post

14 giugno 2010

Sudafrica, Abahlali BaseMjondolo i mondiali al contrario


Nel giorno in cui nel Campionato del Mondo di calcio entra in scena l'Italia, la mia attenzione si sposta sul primo paese africano che ha avuto l'onore di ospitare questa manifestazione, seguita in tutto il mondo: il Sudafrica. Molti di voi sapranno certamente che in Sudafrica fino al 1994 si compiva il peggior crimine verso l'umanità, crimine noto come apartheid. Da allora in quel paese le cose, apparentemente, sembrano andare per il meglio. Purtroppo non è cosi.


L'Abahlali BaseMjondolo è il più grande movimento che rappresenta la maggioranza della popolazione sudafricana, ed è composto da milioni di poveri che vivono nelle baraccopoli, sparse per tutto il paese. Abahlali BaseMjondolo è presente in più di quaranta città sudafricane (Durban, Pinetown, Pietermaritzburg e Port Shepstone per citarne qualcuna). Negli ultimi mesi Abahlali ha promosso molte manifestazioni e iniziative di protesta che spesso sono state represse con la violenza dalla polizia Sudafricana. Non c’è dubbio: Abahlali BaseMjondolo fa paura. Il Sudafrica ha la più alta percentuale nel mondo di manifestazioni di protesta, solo quest’anno più di cinquemila, per l’assenza totale delle risorse di prima necessità. Nelle terre occupate, i baraccati vivono senza acqua e senza elettricità in condizioni disumane. Per questi motivi è nato il movimento e Philani Zungu, che ne è tra i promotori, così racconta la situazione: «La stampa e le istituzioni tentano di ridurre la nostra causa a una semplice richiesta di servizi. Noi stiamo lottando prima di tutto perché venga riconosciuta la nostra umanità. Io mi rifiuto di essere trattato come spazzatura. La polizia e i potenti credono di poterci trattare come topi, solo perché non possiamo comprarci bei vestiti. La polizia ci picchia perché non ci tratta da esseri umani. Vogliamo dimostrare prima di tutto la nostra dignità e insisteremo su questo. Loro dicono che questo è un comportamento pericoloso. Ma il problema è loro… noi non svenderemo la nostra umanità». Il 28 settembre scorso Abahlali ha promosso una grande manifestazione nel centro di Durban, con migliaia di baraccati provenienti da tutta la provincia del Kwa Zulu Natal. «Quel giorno sono stato umiliato e offeso, come cittadino, come padre di famiglia e come presidente del movimento Abahlali», racconta S’bu Zikode, denunciando la violenza gratuita della polizia. «La repressione si è scatenata intorno alle 12,15, quando si era ancora in un momento di preghiera. Il sindaco di Durban, Obed Mlaba, aveva promesso di presentarsi per ricevere il memorandum di domande preparato dal movimento, ma non ha avuto il coraggio e non si è fatto vedere». Quando lo si è saputo, la folla ha deciso di rimanere e ha cominciato a pregare. La polizia è partita con la consueta macchina da guerra quando sono arrivati anche i rinforzi. A questo punto i religiosi delle differenti chiese, tenendosi per mano, si sono interposti tra la folla e la polizia. E’ stato un gesto di nonviolenza fortissimo e molto simbolico. «Non è nostra intenzione difendere Abahlali – spiega il reverendo Thulani Ndlazi – il movimento è già forte da solo e non ha bisogno della nostra protezione. Con il nostro gesto abbiamo voluto dire che se la polizia decide di picchiare e colpire i baraccati allora deve avere chiaro in testa che colpisce anche le chiese, quindi anche Dio». I religiosi sono stati i primi a essere inondati dagli idranti e a subire le manganellate della polizia: a fine giornata, quindici gli arresti, più di venti i feriti, colpiti da proietti li di gomma. La grande sfida che il movimento dei baraccati lancia in queste settimane alle istituzioni e all’African National Congress (Anc, il partito di Nelson Mandela e Thabo Mbeki) è il suo rifiuto della politica dei potenti, per promuovere quella che viene chiamata «ipolitiki ephilayo», la politica della vita. Abahlali rifiuta categoricamente di partecipare alla politica dei partiti, o forse sarebbe meglio dire «del partito», e di delegare la propria lotta a qualche Ong. Al contrario, il movimento cerca di costruire un potere popolare, il più democratico e partecipato possibile. Mnikelo, uno dei promotori storici del movimento racconta: «Noi, quelli che qualcuno chiama i leaders, siamo gli stupidi. E’ per questo che abbiamo bisogno di ascoltare e consultare le nostre comunità: ogni donna, ogni mamma, ogni padre sanno che cosa vuol dire vivere ogni giorno in una baracca. La comunità è esperta e maestra della sua stessa sofferenza e si autogoverna». La partecipazione democratica è allo stesso tempo l’obiettivo e il metodo di questo grande movimento sociale. La sua prima grande lotta è avviare un processo di vera democratizzazione delle molte terre occupate, troppo spesso gestite da mafiosi locali arroganti e violenti, con il pugno di ferro. Nella «ipolitiki ephilayo» l’esperienza di partecipazione concreta delle persone è la cosa più importante. Non ci sono avanguardie pseudo illuminate a guidare la lotta. Maka Siwe spiega questo concetto con poche parole: «La cosa più importante è l’assemblea che abbiamo ogni settimana. E’ li che si discute e si decide. L’assemblea è l’assemblea, non importa quanto ricco sei». Quella del movimento Abahlali è anche la politica dei poveri. Tutto il movimento è gestito da poveri e per i poveri. Questa scelta di non delegare a nessuno la lotta ha fatto andare su tutte le furie gli amministratori locali, ma anche molte Ong e persino qualche istituzione ecumenica. Mnikelo dice che «la lotta deve essere pensata e trasportata nei luoghi della nostra vera sofferenza. Ecco perchè, in contrapposizione con l’’università degli intellettuali’, che poi sono quelli che organizzano grandi conferenze per parlare dei poveri, noi abbiamo fondato l’università di Abahlali. Ai ricchi e a tutti quelli che parlano dei poveri, noi diciamo semplicemente che devono parlare con noi invece che per noi».

Leggi anche Appello alle autorità sudafricane: giustizia e diritti a partire dai poveri nel Sudafrica dei Mondiali (da Clandestino.Carta.Org)


Mondiali al Contrario
il Reportage di Giusi De Angelis
dall'utente Youtube Nostressilvio2




12 giugno 2010

Disabili: solo il 3,5% ha un lavoro e appena lo 0,9% lo sta cercando

I dati del Rapporto Istat.

Sono poco più di 645mila le persone iscritte nelle liste del collocamento mirato, mentre ammonta a 30, 8 milioni di euro l'importo complessivo erogato a seguito di eventi lesivi o malattie che danno luogo a infermità fisiche e/o mentali

ROMA - In Italia le persone con disabilità di sei anni e più, che nel 2004 vivevano in famiglia, sono due milioni e 600 mila, pari al 4,8 % della popolazione italiana. A queste se ne aggiungono altre 190 mila (0,4% della popolazione) che vivevano in istituto. Lo riferisce l'Istat nello studio "La disabilità in Italia" presentato a Roma. Nel nostro paese la disabilità è un problema che coinvolge soprattutto gli anziani: quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200mila, ha più di ottanta anni. Due disabili su tre (il 66,2 %) sono donne: ce ne sono 1 milione700 mila, cioè il 6,1 % della popolazione femminile. Tra gli uomini la percentuale è pari al 3,3 %, valore quasi dimezzato rispetto all'altro sesso. I tassi di disabilità di uomini e donne sono molto simili fino ai 54 anni di età, mentre a partire dai 55 anni la situazione femminile peggiora sensibilmente.

Disomogeneità a livello territoriale. La disabilità è più diffusa nell'Italia insulare (5,7 %) e nel Sud (5,2 %) mentre al Nord la percentuale di persone con disabilità supera di poco il 4 %. Le regioni presentano diversi livelli di disabilità: da valori molto alti di Sicilia (6,1 %), Umbria (6,0 %), Molise e Basilicata (entrambe 5,8 %) si passa a valori decisamente più bassi di Bolzano (2,5 %), Trento (2,9 %), Lombardia (3,8 %) e Valle d'Aosta (4,1 %). Il livello più elevato si registra per le donne del Mezzogiorno, tra le quali la percentuale di disabilità arriva al 7,3 % nelle Isole e al 6,6 % nel Sud a fronte di una quota del 5,6 % e del 5,4 % nel Nord ovest e nel Nord est rispettivamente.

650 mila disabili nelle liste di collocamento mirato. Erano 645.220 le persone disabili iscritte, nel 2005, alle liste del collocamento mirato, cioè il 19,2% in più rispetto al 2002. Di queste, il 62,2% si dichiara disponibile a lavorare, con un massimo nelle regioni del Nord-ovest (68,%), seguite da quelle del Centro (68,%). Un dato, aggiornato - come tutto il volume - agli anni 2004/05, che secondo i rilevamenti descritti nella relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 68/99 si è ulteriormente accresciuto negli ultimi anni, superando quota 700 mila. Confrontando i dati pubblicati dall'Istat e relativa alla domanda di lavoro in rapporto all'offerta da parte delle aziende, si nota una buona corrispondenza tra il numero di coloro che si iscrivono alle liste del collocamento mirato ed i posti riservati loro dalle aziende.

Solo il 3,5% degli italiani disabili ha un lavoro. Solo il 3,5% degli italiani con disabilità ha un lavoro, ma appena lo 0,9% sta cercando un'occupazione. Il 66% è fuori dal mercato lavorativo, o perché in pensione (43,9% ), o perché inabile al lavoro (21,8%). Guardando ai dati relativi alla popolazione italiana nel suo complesso, la percentuale degli occupati sale al 46,70%, quella di chi cerca un'occupazione al 5,56%, mentre quella di coloro che si sono ritirati dal lavoro scende al 18,77%. Ad avere un lavoro, sono in prevalenza gli uomini con disabilità (6,82%), mentre il tasso di occupazione scende all'1,82% per le donne.

Pensioni di invalidità: quasi 31 milioni di euro in un anno. 30.894 milioni di euro: a tanto ammonta l'importo complessivo erogato nel 2005 in Italia a seguito di eventi lesivi o malattie che danno luogo a infermità fisiche e/o mentali. Vale a dire, il 2,17 % del prodotto interno lordo. Il numero di prestazioni è di 6,1 milioni, l'importo medio annuo è di 5.032 euro, che varia dl minimo di 3.500 euro delle pensioni indennitarie ai 6.658 delle pensioni d'invalidità. La quota maggiore, cioè il 44,8% dell'importo totale, è stata corrisposta in assegni d'invalidità e pensioni d'inabilità: 2,1 milioni di prestazioni, per un totale di 13.830 milioni di euro. A seguire, le pensioni di invalidità civile e le indennità di accompagnamento, che nel 2005 hanno rappresentato il 37,4% del totale: 2,7 milioni di prestazioni, per un totale di 11.565 milioni di euro. E, infine, le rendite per infortunio sul lavoro, con 3.136 milioni di euro di spesa complessiva (10,2 %), ripartita tra 896mila trattamenti.

Buone le leggi, ma restano esclusione e marginalizzazione. Una legislazione in molti ambiti all'avanguardia, ma una vita reale ancora estremamente difficile, caratterizzata da una forte carenza di servizi e assistenza, da grandi problemi nell'inserimento scolastico e lavorativo, da forti elementi di esclusione e marginalizzazione. Da un lato, vengono messi in rilievo i progressi compiuti dalle politiche di inclusione, soprattutto con riguardo agli interventi legislativi che hanno portato negli ultimi vent'anni all'approvazione di leggi "che pongono l'Italia all'avanguardia fra i paesi europei": la 104/92 sull'inclusione, la 68/99 sull'inserimento lavorativo, la 328/00 sull'integrazione socio-sanitaria. Eppure - afferma l'Istat - "permangono numerosi problemi, dovuti probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel recepimento delle norme e alla scarsità di risorse finanziarie a disposizione dei governi locali competenti in materia sociale".
Una delle conseguenze messe in evidenza dall'istituto di statistica è che "nel nostro paese il principale strumento di supporto alle persone con disabilità e alle loro famiglie è rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo pensionistico sia assistenziale". Quanto alle politiche sull'inserimento scolastico e lavorativo, esse - affermano i ricercatori - "non hanno ancora conseguito pienamente gli obiettivi prefissati". Del resto, il basso numero di quanti sono disposti a lavorare indica "una persistente sfiducia verso la reale possibilità di svolgere una vita lavorativa a causa delle limitazioni imposte dalla condizione di salute e delle barriere, culturali e ambientali, che si frappongono tra le persone con disabilità e il mondo del lavoro".

foto Inail

Sono numeri impietosi ma che devono essere letti nel verso giusto. In Italia e in particolare in Sardegna esistono fior di leggi a nostro favore, ma che non vengono applicate e disattese dal mondo del lavoro. Chi le applica si attesta a quelle stesse percentuali, nano percentuali. La soluzione? Deve essere la Pubblica Amministrazione, lo Stato, a farsi da tutore, accompagnare, vigilare e garantire un percorso lavorativo idoneo ad un disabile. Ovvero si deve creare un triangolo funzionale tra Disabile-Azienda-Stato. Solo cosi sia avrà un reale inserimento, e sottolineo produttivo non assistenziale, di un disabile nel mondo del lavoro.